Spett.le
Brianzacque srl
e. p. c. Ufficio d'Ambito di MB
e. p. c. Comuni ATO MB
e. p. c. RSU Brianzacque/Alsi
e. p. c. Signor Prefetto di MB
e. p.c . Lavoratori del settore/Utenti
OGGETTO: “La casta delle case... dell'Acqua
Leggiamo dal sito di Brianzacque della pubblicazione di una gara esplorativa “Affidamento inconcessione della fornitura e gestione di case dell’acqua”. Ci sembra una gara da “aggiustare” come per gli affidamenti pseudo-in house o senza gara già sperimentati per esempio con con Idra Fanghi srl o Costruzion.e srl da parte del socio di maggioranza relativa Idra Patrimonio spa.
Avremmo apprezzato l’indicativo valore della gara (non è stato fatto un minimo di analisi tecnico – economica?) e la pubblicazione in periodi non feriali. Insomma il citato articolo 30 del Codice degli appalti non è che dice “fate le gare sommariamente”, ma richiama i principi di “trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità...”.
Per essere più chiari, aggiungiamo un ulteriore elemento su cui riflettere:
Il citato art. 30 del Codice degli appalti risale al 2006, nel frattempo è accaduto un “terremoto” giuridico istituzionale (referendum del 2011, sentenza della corte costituzionale N°199 del 20 luglio 2012) che ribadisce il concetto di acqua pubblica e quindi il divieto di ogni forma di privatizzazione, globale o parziale del Ciclo Idrico Integrato.
Insomma la gara appare non adeguatamente motivata, priva di adeguata istruttoria e di elementi da permettere una adeguata valutazione al potenziale offerente oltre ad altre essere in contrasto con altre norme di legge come quelle sulla natura pubblica e priva di remunerazione della gestione dell’acqua. Qualcuno ha in mente di fare concorrenza alla Nestlè? Si tratta di un altro regime giuridico.
Diciamo che dal punto di vista economico queste case possono erogare (ragionamento per difetto), 2.500 litri di acqua al giorno che per 5 centesimi significa circa 125 € al dì e quindi circa 45.000 l’anno. I costi sono quello dell’acqua (1 € per 1.000 litri considerando anche la quota di depurazione e fognatura e 0,50 Cent se si considera solo il costo dell’acqua), dell’ammortamento della struttura, del personale per la manutenzione (pulizia, sanificazione) e di integrazione dell’anidride carbonica per coloro che amano l’acqua con le bollicine.
Ammettendo che anche solo la metà prenda acqua con le bollicine e si faccia pagare solo questa 0,05 Cent al litro, è comunque un business interessante. Con la differenza tra il costo del personale 2011 e 2010 della Idra Patrimonio Spa di cui attendiamo risposte circa la sua attribuibilità all’attuale Presidente di Brianzacque srl si possono fare una casetta dell’acqua per ogni comune di Brianzacque. In 20 anni per 30 casette si parla di quasi 30.000.000 € di ricavi. Con un tasso di rendimento dell’investimento che abbiamo calcolato in almeno il 10 / 15 %. E pensare che la giacenza di denaro in cassa di Brianzacque è stata remunerata a meno dell’uno per cento.
Questi dati, ripetiamo, per difetto, in quando la Brianza è costituita da 58 comuni alcuni dei quali molto grandi e quindi il fabbisogno delle case dell'acqua è da quintuplicare per fornire un servizio adeguato ai cittadini; vi lasciamo immaginare il grande giro d'affari che si innescherebbe intorno alle case dell'acqua.
Pare evidente che tutto ciò necessiti di adeguata motivazione e pubblicità per verificare il corretto esercizio dell’azione amministrativa, visto che i precedenti non sono particolarmente rassicuranti.
Assolutamente da contestare il merito e il metodo con il quale si affronta l’argomento delle Case dell’Acqua che rappresentano il punto di contatto e d’immagine con l’utenza e uno straordinario strumento di educazione ecologica ed ambientale. Respingiamo pertanto l’operazione che tende a cedere per 20 anni al privato la costruzione (e quindi la proprietà) e la gestione delle Case (conosciute anche come fontane dell’acqua) con comodato gratuito dell’area e trattenimento del ricavo da parte del concessionario, con un prezzo massimo di 5 centesimi al litro.
Si intravedono solo rischi per l’Ente locale e la Brianzacque e vantaggi per il privato che costruisce su di un suolo in “sub-comodato gratuito” per 20 anni. Praticamente un diritto di obbligazione trasformato in diritto reale. Solitamente poi la PA non concede a titolo gratuito ma al limite ad un prezzo simbolico (non provateci perché denunciamo alla Corte dei Conti il tutto) e poi non sono chiari gli aspetti circa l’accatastamento, i permessi a edificare (su area demaniale a standard?) ecc...
Il tasso di rendimento (economico e sociale) di queste strutture se gestite in modo professionale è veramente elevato. Per esempio applicando sul tetto i pannelli solari, oppure utilizzando come punto di informativo per la smart cities (le città intelligenti del futuro) ove pubblicizzare e rendere disponibili servizi come la condivisione dell’auto e delle bici, la videosorveglianza o un moderno totem per i trasporti collettivi, oltre che ripetitore Wi-fi ecc...
Certo che potranno essere proposte anche altre soluzioni come la distribuzione del latte, del pane, medicinali, profilattici, alcolici e sigarette....insomma una sorta di suq o mercato che sicuramente sarà in linea con il pensiero di una Casta dedita allo sperpero e non alla tutela dell’ambiente e al risparmio delle risorse.
Quindi si ribadisce la contrarietà al progetto, e a voler mantenere le case dell’acqua pubbliche nella proprietà e nell’erogazione del servizio. Queste strutture devono essere il biglietto da visita di un sistema teso a sensibilizzare su di un uso responsabile e sostenibile delle risorse ambientali in ottica di conservazione e non di spreco.
Se proprio vuole essere fatta una gara potrà essere fatta per la mera gestione del servizio e cioè per la pulizia e carica del CO2. Ma anche su questo preferiremmo non venisse affidato ad un privato il servizio, ma ad associazioni ONLUS o a Cooperative di lavoro di disabili, disoccupati, o svantaggiati.
Ma la cosa più seria da fare, sarebbe nella direzione della gestione diretta con le proprie maestranze altrimenti, risulterebbe l'ennesiama esternalizzazione atta a svuotare praticamente le aziende pubbliche che dovrebbero erogare il Bene Comune Acqua.
Insomma vorremmo che le fontane dell’acqua fossero la massima sintesi tra la tutela dei beni comuni e la solidarietà verso i tanti svantaggiati ben lontani dai privilegi che la Casta si concede con le nostre risorse.
Pare invece si voglia in questo modo smentire il risultato del referendum e assecondare quel Far West odioso e sfacciatamente miliardario (per gli irrisori canoni di concessione) delle acque minerali che con tutta la nostra forza combattiamo.
Sarebbe meglio che gli amministratori si ispirassero maggiormente alle azioni di Madre Teresa di Calcutta e non a quelle di Putin e degli altri oligarchi, nazionali e internazionali.
Rimaniamo comunque in attesa di ricevere dall’Amministrazione aggiudicante maggiori dettagli tecnici sull’operazione quali il computo metrico e analisi economica di fattibilità, chiarimenti circa il regime giuridico da applicare alla concessione, il regime autorizzatorio di edificazione e commerciale, il contratto tipo che verrà stipulato con i diritti e gli obblighi delle parti e le responsabilità anche in capo al rispetto della normativa.
Si invita a dare risposta alla richiesta mediante pubblicazione sul sito al fine di garantire pubblicità e parità di informazioni agli offerenti.
Infine ci domandiamo, in cosa consiste il ruolo delle Patrimoniali, se l'erogatore con tanta determinazione e “autonomia”, si appresta a indire affidamenti di questo tipo: oggi le case dell'acqua, domani i depuratori, magari dopodomani anche i pozzi, anzichè esercitare il ruolo che gli spetta per norma?! Ovvero il controllo e la programmazione degli investimenti sul patrimonio del SII.
Il Comitato Beni Comuni Monza e Brianza Monza 01 settembre 2012