A fare un salto indietro di 10 o di 20 anni sembra che dalle parti di Monza e della Brianza non cambi molto.

Da Repubblica del 1° giugno 1988:
QUELLI CHE DICONO: 'TERRONI'
MONZA Il sciur Brambilla è invulnerabile alle provocazioni. Gli si domanda: Se sua figlia sposasse un calabrese?. Ci pensa un attimo, prende tempo. Quesito difficile, dice. Poi, risponde: Anche fra di loro ci sono bravissime persone. Capolista a Monza, Giorgio Brambilla è uno dei tre eletti che la Lega Lombarda catapulta in quel consiglio comunale. Ha sessantadue anni, ma pimpanti. Sa come siamo fatti noi lombardi dice. Andiamo sempre di corsa. Siamo dei pistola. Ha una piccola ditta di detergenti industriali a Caronno Pertusella. Per rimanere sulla linea della provocazione, gli si chiede: Mai avuto dipendenti meridionali?. Questa volta, la risposta è immediata: Sì, due. Uno ottimo. Ho fatto un infarto e lui mi ha mandato avanti l' azienda. Meraviglioso. L' altro, appena l' ho assunto, si è messo in malattia e ha continuato ad ammalarsi. Si vede che era cagionevole. La verità è che c' è del buono e del cattivo anche fra di loro. Ma lei cosa vuole sapere? Se siamo razzisti? E' sempre la solita storia. Noi siamo contro lo Stato centralista e discriminatorio. A casa nostra, non comandiamo più. L' etnia meridionale è egemone, è maggioranza. Ma quale razzismo? Nel nostro programma sta scritto a chiare lettere che chi risiede in Lombardia da almeno cinque anni è da considerarsi lombardo a tutti gli effetti.

Dal Corriere del 28 giugno 1998
Monza, Formigoni scende in pista " Folle demolire la sopraelevata"

MONZA - "Penso che un capolavoro di ingegneria come la pista sopraelevata abbia un valore storico e forse paesaggistico: dovrebbero bastare queste considerazioni per mettere da parte anche il pensiero di abbatterla". All'autodromo per un corso di guida sicura, il presidente della Regione Roberto Formigoni (nella foto) ha risposto cosi' quando gli e' stato chiesto se sara' necessaria una legge regionale per salvaguardare l'autodromo dichiarandolo impianto sportivo di pubblica utilita'. A proposito della demolizione della sopraelevata prevista dalla convenzione tra la societa' che gestisce l'impianto e i Comuni di Monza e Milano, Formigoni ha aggiunto: "Sarebbe folle anche perche' l'autodromo e' un'impresa economica".

Per leggere per intero l'articolo di Guido Vergani per Repubblica, clicca sul titolo.

Da Repubblica del 1° giugno 1988:
QUELLI CHE DICONO: 'TERRONI'
MONZA Il sciur Brambilla è invulnerabile alle provocazioni. Gli si domanda: Se sua figlia sposasse un calabrese?. Ci pensa un attimo, prende tempo. Quesito difficile, dice. Poi, risponde: Anche fra di loro ci sono bravissime persone. Capolista a Monza, Giorgio Brambilla è uno dei tre eletti che la Lega Lombarda catapulta in quel consiglio comunale. Ha sessantadue anni, ma pimpanti. Sa come siamo fatti noi lombardi dice. Andiamo sempre di corsa. Siamo dei pistola. Ha una piccola ditta di detergenti industriali a Caronno Pertusella. Per rimanere sulla linea della provocazione, gli si chiede: Mai avuto dipendenti meridionali?. Questa volta, la risposta è immediata: Sì, due. Uno ottimo. Ho fatto un infarto e lui mi ha mandato avanti l' azienda. Meraviglioso. L' altro, appena l' ho assunto, si è messo in malattia e ha continuato ad ammalarsi. Si vede che era cagionevole. La verità è che c' è del buono e del cattivo anche fra di loro. Ma lei cosa vuole sapere? Se siamo razzisti? E' sempre la solita storia. Noi siamo contro lo Stato centralista e discriminatorio. A casa nostra, non comandiamo più. L' etnia meridionale è egemone, è maggioranza. Ma quale razzismo? Nel nostro programma sta scritto a chiare lettere che chi risiede in Lombardia da almeno cinque anni è da considerarsi lombardo a tutti gli effetti. Il problema, insomma, é che si integrino e che non vogliano sopraffare. Brambilla si considera un antemarcia del movimento. Tre anni fa, é stato folgorato da un manifesto della neonata Lega: il disegno di un uomo imbavagliato e la scritta Lombard tas, Lombardo taci, con la spiega Lavora, mantieni gli altri. Se parli ti accusano di razzismo. Da quel momento, è diventato il proconsole brianzolo di Umberto Bossi, il fondatore della Lega che Brambilla giudica un condottiero armato di una sola convinzione, di un solo ideale: arrivare all' autonomia, a uno Stato federale. Era da qualche tempo che Bossi pestava e ripestava in quel mortaio dai pulpiti del Varesotto. Per farlo, racconta Brambilla con gli accenti dell' agiografo, piantò tutto quando gli mancavano due esami alla laurea in medicina e già lavorava in ospedale: è da ammirare perché non pensava al lucro e anche adesso versa l' intero stipendio da senatore al movimento. Il giovane varesotto, verso la metà degli anni Settanta, era stato convinto alla politica da un ambasciatore dell' Union Valdotaine, un certo Salvadori, approdato in quelle terre per evangelizzarle all' autonomismo. Bossi lo aiutava, gli faceva da segretario, da spalla. Non ambiva al protagonismo, ma racconta Brambilla, fu forzato alla ribalta dall' incidente stradale che privò la Lega del suo vero fondatore, quel Salvadori. Alla ribalta, Bossi si mosse bene. E' un trascinatore, un padre padrone. Parla e si fa capire, dice l' agiografo. C' era davvero poco da capire. Il programma della Lega aveva e ha l' immediatezza della demagogia e tocca corde di basso campanilismo, di pragmatismo che sventola le bandiere della Lombardia, vacca da mungere: autogoverno della Lombardia; riaffermazione della lingua, della cultura contro ogni attentato all' identità nazionale lombarda; precedenza ai lombardi nell' assegnazione del lavoro, delle case, dell' assistenza; sistema pensionistico autonomo contro la minaccia delle innumerevoli, false pensioni di invalidità distribuite nel Meridione; tasse lombarde controllate e gestite dai lombardi; amministrazione pubblica e scuola in mano ai lombardi e non snaturalizzate. Queste parole d' ordine, supportate da ottomila iscritti e da pochi attivisti (A Monza, due anni fa, eravamo in quattro gatti. Ma, in due, abbiamo attaccato I500 manifesti sui muri della Brianza per le elezioni dell' 87), sono state premiate da 480 mila voti alle politiche, hanno aperto palazzo Madama a Umberto Bossi e Montecitorio a Giuseppe Leoni e, oggi, decretano il boom del movimento con percentuali di consensi mediamente attorno al 6 anche là dove la Lega debuttava per la prima volta senza avere potuto svolgere una capillare campagna elettorale per mancanza di sedi e di quadri. Dice Bossi: Adesso, si tratta di amministrare questo risultato come un trampolino di lancio verso le regionali del ' 90, che sono sempre stato il nostro vero traguardo. Il problema è quello dei quattrini perché la legge sul finanziamento pubblico dei partiti ci concede soltanto 150 milioni l' anno. Ma sappiamo autofinanziarci. Siamo in pochi, ma abbiamo lavorato come dannati, dice Corrado Galimberti, eletto a Monza e nel comune di Corbetta. Quando ci sono le idee, non servono migliaia di attivisti. I nostri contenuti hanno vinto. Dall' altro ieri, la Lombardia è un po' meno schiava di Roma. Il federalista Carlo Cattaneo ne sarebbe felice. Quali contenuti? Galimberti, studente di scienze politiche e della scuola di giornalismo, sa essere ancora più popolarescamente immediato del programma e di quelle parole d' ordine. Ci tacciono di razzismo perché non hanno altri argomenti, dice. Ma é lo Stato che agisce razzisticamente nei confronti dei lombardi, discriminandoli. Perché da noi il ticket sui medicinali é al 14,7 per cento, mentre in Calabria è al 6,64? Perche al nord l' Iva sul metano é del 18 per cento, mentre al sud è del 9 per cento? Forse perché a Bari, a Reggio, a Palermo il clima è più inclemente e devono arroventare i caloriferi? Ma posso continuare. Il territorio boschivo della Calabria è un terzo di quello lombardo. Laggiù, hanno 24 mila guardie forestali. La Lombardia ne ha 4 mila. Sono cose che gridano vendetta. Galimberti vive, con la mamma e il papà purissimamente lombardi se non fosse per la nonna materna che è veneta, a Cusano Milanino, in un condominio residenziale a schiera. Il padre ha un' azienda artigianale che lavora metalli. Il lombardismo é stato, per Corrado dall' aria per bene e da yuppie, una vocazione precocissima. Alle elementari, avevo una supplente meridionale, racconta. Un giorno, ci dà un compitino sul Sud Tirolo che lei chiamava Alto Adige. Scrissi che si parlavano tre lingue: tedesco, italiano e ladino. Mi corresse quel ladino in latino. Per me, fu un segnale. Quando, a 17 anni, vidi un manifesto della Lega, avevo già le tasche piene della situazione che si era creata in Lombardia, nella mia terra: la prevaricazione dell' etnia meridionale. Nel movimento, mi ci sono buttato come fosse un sacerdozio. Dicono che siamo fascisti, che il senatore Bossi sarebbe il Le Pen italiano. E, allora, chiedo se Mussolini era un federalista, se quel francese lo è? Solo la vera democrazia è federalista, è per le autonomie. Il centralismo serve a discriminare. Corbetta non ha un cinema, ma Capo Sele, un paese di mille abitanti, ha una piscina olimpionica. Sperpero di miliardi. In parte sono miliardi della Lombardia. Perché, prima del 198O, c' erano nel porto di Salerno solo quattro yacht di avellinesi e, oggi, ce ne sono oltre cento? Sono domande senza risposta. Se quest' onda di consensi alla Lega continuerà alle regionali e alle politiche, noi queste risposte le otterremo. - dal nostro inviato GUIDO VERGANI