"Englaro porti sua figlia altrove in Europa, la sottragga a questo scempio e, al contempo, sveli questa politica in mutande"
Riceviamo e pubblichiamo
Vorrei provare a introdurre un punto di vista diverso sulla vicenda Englaro.
A molti laici non piacerà, ma mi vado convincendo che non esista altra soluzione realistica, praticabile,e sottratta a un conflitto indecente, a meno che intervenga la natura.
Per non esser frainteso, premetto che sono d'accordo con il diritto a che ciascuno decida della propria morte in certe circostanze, in particolare quando si tratti di evitare accanimenti terapeutici, ma credo che ci si sia infilati in un conflitto che non ha concreta via d'uscita.
Al Governo del caso specifico non interessa nulla, se non perché qualcun spera di incassar voti sottraendoli ad altri più tiepidi nella "difesa della vita" e qualcun altro ne fa una leva per squassare gli assetti istituzionali e costituzionali.
Per la Chiesa, il valore simbolico incorporato ormai (letteralmente) a quel che resta di Eluana è incedibile, più delle reliquie dei santi dei quali, com'è noto, si faceva invece ogni tipo di commercio.
Detto questo, è evidente che sul corpo di Eluana si sta combattendo una battaglia che travalica ormai i limiti dell'umano rispetto e sentire.
I genitori, che hanno attraversato una ventennale tragedia, sostengono il proprio buon diritto, dando voce a quelli della figlia silente: ma, ormai, tutto si traduce in una perenne partita a scacchi, nella quale ad ogni mossa corrisponde una contromossa, in una reiterazione infinita.
Parrebbe più che giusto non abbandonare la partita, nel nome dell'affermazione di una laicità dello stato troppe volte messa in discussione, e di una legalità degli equilibri istituzionali costantemente sotto attacco.
Parrebbe...
Perché credo che, ormai, la difesa del diritto a una morte dignitosa - che pure deve appartenere a ciascuno - potrebbe esser interpretata diversamente dal padre, con un gesto d'amore e di civiltà che moltissimi cittadini apprezzerebbero, esclusi forse quei contendenti d'ogni parte che inconsapevolmente condannano Beppino Englaro (comprensibilmente consenziente) a portarsi - come un Cristo sulle spalle - il peso di questo straziante martirologio.
C'è. nella Bibbia, un episodio esemplare al proposito e che corrisponde di fatto alla richiesta ai politici di fare un passo indietro, avanzata da molti, ma che essi si guardano ben dal fare, chi premeditatamente e chi perché provocato.
L'episodio è quello arcinoto di Salomone che, per decidere chi sia la vera madre di un bimbo conteso, minaccia di tagliarlo a mezzo e ripartirlo tra le due donne che lo reclamano.
Astrattamente, non può esservi decisione più equa: non fosse che quella decisione assegna a ciascuna qualcosa che più non esiste, e dunque assevera un principio che sacrifica proprio quel che vorrebbe tutelare.
Solo chi non è vera madre può accettare un simile giudizio, e dunque, con quella ben architettata trappola, il re svela l'inganno, perché è la vera madre a fare il passo indietro che altri non fanno, purché il bimbo si salvi.
Ne potrebbe esser altrimenti.
Ecco, io non penso di esser in grado di dar consigli a chi una tragedia la vive sulla propria pelle per un tempo smisurato, come Beppino Englaro.
Faccia come crede e desidera.
Non posso far a meno di notare, però,come un passo indietro fatto da lui - visto che altri proprio non lo fanno - in nome della civiltà e del rispetto umano mi risulterebbe, a questo punto, più convincente del protrarsi di un conflitto di potere sui corpi mortali, poiché in questo il caso di Eluana ormai si inscrive, e da questo è snaturato e soverchiato aldilà di ogni possibile razionalità.
Cristo morto e tre dolenti
Andrea Mantegna, 1480-1490 ca. tempera su tela , 68 × 81 cm Milano, Pinacoteca di Brera.
Forse, la via d'uscita starebbe proprio nel sottrarre quel corpo alla giurisdizione della repubblica italiana e a uno scontro che ne degrada le implicazioni profonde.
Che ci sarebbe di male ad ammettere che il governo italiano, e non la repubblica o i suo cittadini, non è ora in grado di legiferare civilmente sul tema, nel rispetto delle regole costituzionali cui dovrebbe richiamarsi? E' la pura verità: se ne prenda atto.
Beppino Englaro porti sua figlia altrove in Europa, la sottragga a questo scempio e, al contempo, sveli questa politica in mutande, che per attaccare o difendere i principi costituzionali ha bisogno di crear simboli cui appendersi in quanto conclamati o conclamabili.
Mentre il resto del dramma - ben più doloroso e diffuso e ignorato - si svolge nel silenzio delle corsie, degli ospedali disastrati, degli ospizi per anziani cui nessuno guarda, e dove ciò che a Eluana si nega è quotidianamente applicato senza che nessuno protesti.
La porti altrove, in Europa, a vivere o morire in paesi più civili, dove la privacy è veramente rispettata e le grida del papa integralista risuonerebbero nell'indifferente silenzio, o avrebbero secca, meritata ed inequivocabile risposta: fatti i fatti tuoi.
Lasci questo governo nudo ed esposto al giudizio critico dei cittadini, senza che possa ulteriormente manipolarne le coscienze come stessimo assistendo ad un reality show.
Perché è sul protrarsi di questa manipolazione perversa che il Grande comunicatore conta. Protrae lo spettacolo, ma infine vuol che muoia, per poter gridare agli italiani che Eluana è stata uccisa, magari da suo padre.
Scompaia invece Beppino, con sua figlia: saranno i cittadini a decidere in futuro se non sia da premiare, anzitutto, il passo indietro dell'amore paterno, che rifiuta che si continuino ad infliggere i colpi del degrado delle coscienze ad un corpo amato, persino in nome di principi che, se pur giusti, in questo momento schiacciano anch'essi quel corpo sotto un ammasso di diatribe irriducibili.