Alle 6 di ieri l'Apollo, il cinema monzese dismesso, è stato sgomberato dalle forze dell'ordine. "Con una veemenza maggiore del solito" secondo gli occupanti
Ancora sgombero. Sembra che per Monza l'appuntamento con un centro sociale stabile sia nuovamente da rimandare. Eppure questa volta, a detta dei ragazzi del Boccaccio, che avevano occupato il cinema Apollo sabato scorso, parevano esserci buone prospettive per trattare con la proprietà, la quale aveva sì sporto denuncia, «ma solo per deresponsabilizzarsi legalmente – ha precisato un portavoce del collettivo – dopo questo atto dovuto si sarebbe potuto aprire il tempo delle trattative». La questura, però, è intervenuta prima che tali trattative potessero prendere forma. È verosimile pensare che l'abbia fatto per paura che la proprietà potesse dimostrarsi interessata a dialogare davvero? «Chi lo sa – risponde lo stesso ragazzo – forse è un proprietario scomodo. Lo sottolineo perché non è un segreto che stia vendendo lo stabile, dicendo che le volumetrie del cinema possono essere riconvertite in verticale, mentre in realtà il piano regolatore di quell'area è blindato».
Una delle foto degli scontri scattate da Fabrizio Radaelli per Il Cittadino
Rispetto ai precedenti sgomberi che le forze dell'ordine hanno attuato contro il collettivo del Boccaccio, quello di ieri mattina si è distinto per la violenza che lo ha caratterizzato: alcuni giovani presentavano ecchimosi sulla schiena. Violenza che è proseguita anche dopo lo sgombero, quando i ragazzi si sono raccolti a protestare davanti al comune, nella speranza di poter dialogare con un rappresentante delle istituzioni. Nella calca che si è formata, uno di loro è stato ferito seriamente alla testa, tanto da richiedere l'intervento di un'ambulanza. «Il comportamento della questura segna un punto di discontinuità rispetto al passato – dichiara un giovane del Boccaccio – sono arrivati senza preavviso e con la forza. Come tutti possono aver visto, noi abbiamo esercitato una resistenza passiva: non abbiamo armi, e siamo tutti a volto scoperto. Alcuni di noi, anzi – ha proseguito – hanno assaggiato le manganellate della polizia. In particolare alcuni individui si sono distinti con un comportamento intollerabile, lasciandosi prendere dalla foga, incapaci di mantenere la calma, usando il manganello a sproposito sia qui che in via Lecco. Forse è un segnale arrivato dai piani alti, magari da Roma». Un atteggiamento che stride con quella che sembrava essere un'apertura al dialogo da parte del sindaco Mariani, appena lunedì scorso, come i ragazzi non mancano di sottolineare.
Una foto del ragazzo ferito, tratta da www.monzagiovani.org
Ma come aveva reagito il quartiere all'occupazione? «Direi abbastanza bene – è la risposta – abbiamo contattato i condomini e gli amministratori per esporre il nostro progetto, e abbiamo trovato una buona accoglienza. Non solo – aggiunge – ma i ragazzi del quartiere avevano già cominciato a venire da noi anche quando non c'era nessuna serata organizzata. Quel quartiere ci piace molto – prosegue – e il cinema risponde a molte delle nostre istanze, soprattutto perché è praticamente già a norma, o perlomeno può essere messo a norma molto più velocemente di altri spazi».
Di fronte al comune la tensione non si è smorzata
Adesso l'intenzione del collettivo del Boccaccio sembra essere quella di fermarsi a riflettere, a riorganizzarsi. «Il dato di fatto importante – spiega un altro portavoce – è la determinazione nostra e anche delle tante realtà lombarde venute a Monza per sostenerci. Ripartiamo da questa collaborazione. Le nostre prossime iniziative saranno ben comunicate – aggiunge – il Boccaccio ha sempre voluto agire pubblicamente, e soprattutto non è per nulla intenzionato a rimanere nell'illegalità a tutti i costi, anzi».