Il processo di moralizzazione che dovrebbe investire tutto il Paese, in primis la politica, ma anche la vita civile e quella pubblica: la riforma delle riforme e non costa nulla. Realizzarla, con i tempi che corrono, non sarà certamente facile ma non impossibile, se è vero che anche nel nostro Paese gli onesti ci sono e sono in buona maggioranza.
Il momento che attraversiamo ci offre abbondanti occasioni di riflessione. La situazione economica è al limite del collasso, quella sociale viaggia ormai verso forme di esasperazione del tipo indignados di Spagna, la politica è bloccata attorno ad un premier - che più screditato di così non si può - e a ministri, sottosegretari, parlamentari e faccendieri di ogni genere costantemente sotto inchiesta. Uno spettacolo nel complesso avvilente e mortificante. E all’estero non facciamo certamente una bella figura. Altro che spaghetti e mandolino, ormai siamo diventati quelli del Bunga Bunga.
C’è però una questione che mi sta particolarmente a cuore e che io considero la premessa indispensabile, o come si diceva un tempo non poi lontano, il preambolo, la condizione sine qua non. Parlo della questione morale e di conseguenza del processo di moralizzazione che dovrebbe investire tutto il Paese, in primis la politica, ma anche la vita civile e quella pubblica. Personalmente la considero la riforma delle riforme, e non costa nulla. Realizzarla, con i tempi che corrono, non sarà certamente facile ma non impossibile, se è vero che anche nel nostro Paese gli onesti ci sono e sono in buona maggioranza.
Nei giorni scorsi a Brescia ci ha lasciati Mino Martinazzoli, noto avvocato, senatore, già segretario della Dc, persona limpida. E lo dico io che non mi sono mai trovato dalla sua parte. La politica divide, l’onestà unisce. Enrico Berlinguer ne era convinto. Vedo qualcuno che a questa mia affermazione storce il naso e mi sussurra all’orecchio : attento, con questo metro della intransigenza morale si rischia di finire nell’antipolica, nel qualunquismo, nella dannata ma inevitabile affermazione “ sono tutti uguali “. E allora preciso con forza e con rabbia : la politica è importante, è necessaria, indispensabile ma deve essere una buona politica. Se invece è fatta da squallidi protagonisti, che con la politica si arricchiscono, pensano solo al loro tornaconto personale, alla carriera, al successo, se addirittura la considerano un modo per sfuggire ai Tribunali, non c’è dubbio che diventa essa stessa causa prima dell’antipolitica. E va scardinata nell’interesse della buona politica.
Ci fu un tempo che qualcuno si illuse di cambiare la legge elettorale imputandole la causa del diffusissimo sistema tangentizio. Fu un abbaglio: quella legge fu cambiata e ricambiata ma il risultato è quello che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni. Se un eletto è disonesto, lo sarà sia con il proporzionale che con il maggioritario, a un turno o a doppio turno. E’ al disonesto che va preclusa la strada della elezione, poi potremo anche discutere di come è meglio votare. La questione morale è grave e urgente, non lo dico solo io, lo dicono in tanti. Lo dice persino Angelo Bagnasco che non è un prete qualsiasi, è un cardinale, arcivescovo di Genova, presidente della Cei, vale a dire il capo dei vescovi italiani. E allora sotto con la riforma delle riforme, quella che costa niente, anche se obbliga tutti - alcuni di più altri di meno - ad una svolta radicale.