PAESAGGI TEATRALI 2016
Silence please: in scena l’attore muto
Monza, 9 giugno. Il teatro non è fatto solo di parole. È partendo da questo assunto che La Scuola Delle Arti ha proposto, tra le novità di quest’anno, un laboratorio che mette al centro la gestualità e il movimento. Venerdì 17 giugno, alle 21.00, va in scena al Binario 7 il saggio finale degli allievi condotti da Alessandro Larocca.
La parola, declinata in tutte le sue forme, ha un ruolo predominante nella società moderna, ma abusarne significa trasformarla in un suono indistinto. Rinunciarvi, al contrario, significa rimanere soli con il corpo e con la sua capacità di esprimere, raccontare, emozionarsi ed emozionare. È questa la poetica di Alessandro Larocca, attore, mimo e clown, socio della storica compagnia milanese Quelli di Grock e fondatore della compagnia I Fratelli Caproni, che produce spettacoli per ragazzi tra i più apprezzati nel panorama teatrale italiano. Da anni insegna i trucchi della gestualità corporea, in grado di raccontare ed evocare situazioni ed emozioni più di tante parole, e della tecnica mimica che permette di entrare in contatto con il proprio potenziale espressivo e di approfondire la conoscenza e la consapevolezza dell’utilizzo del corpo. Durante il corso proposto presso La Scuola Delle Arti, i suoi allievi hanno approfondito ogni aspetto della comunicazione non verbale e dell’espressione corporea: il gesto inteso come recupero della memoria, ricerca espressiva, strumento di dialogo fra universo interiore e realtà circostante che consente di indagare, in maniera creativa, i modi attraverso cui socializzare.
«Ai miei allievi», spiega Larocca, «cerco di trasmettere la consapevolezza che anche la più piccola parte del corpo può dire e fare tanto sotto il profilo comunicativo, che un’intenzione può non aver bisogno di parola, che la voce è un muscolo dentro di noi e può rimanere a riposo. Naturalmente è importante saper stare sulla scena: viverla, farsi sorprendere, stupire, insomma esserne coinvolti emotivamente e in maniera attiva».
In un contesto nel quale è necessario essere in sintonia con i propri compagni, diventa fondamentale il lavoro di gruppo. Sentirsi necessari, saper ascoltare, saper servire ed essere serviti. «Cerco di far capire meccanicamente», prosegue Larocca, «cosa possiamo fare con il nostro corpo. Siamo cerniere, rotazioni, inclinazioni, traslazioni, torsioni. Trasmetto sempre un alfabeto che permetta di creare un’illusione mimica: il bastone, il muro, la porta, la fune e qualunque mezzo espressivo per poter raccontare situazioni e narrare storie - la celebre pantomima, il cinema muto e le comiche -. In questo tengo sempre a mente gli insegnamenti dei grandi maestri come Charlie Chaplin, Buster Keaton, Stanlio e Ollio. È un mondo pieno di sguardi, di intenzioni, di gag, di poesia, di corpi al tempo stesso comici e drammatici, abitato da attori muti».
Ma cosa vedremo in scena? «Proporremo un lavoro fatto a quadri, con scene eseguite da due o tre allievi e momenti corali. Abbiamo indagato nel repertorio classico di vecchie entrée clownesche e non, ma l’impegno più grande è stato cercare di mettere gli allievi nella condizione di avere a disposizione pochissimi accessori. Per fare teatro tutto quello che serve siamo noi. Sarà quindi fondamentale per loro affidarsi a se stessi, ai propri corpi, e credere veramente in quello che fanno».
Una sfida interessante anche per un veterano della mimica e della clownerie come Alessandro Larocca, per cui è sempre stimolante insegnare l’arte mimica, «un alfabeto di gesti che ci permette di esprimere un potenziale poetico nascosto dentro di noi e che l’attore può regalare. Non aggiungo altro, se non buon divertimento ai miei ragazzi che sono stati per me una fonte di arricchimento. Aver lavorato con loro è stato un onore e una fortuna».
PAESAGGI TEATRALI 2016
Silence please: in scena l’attore muto
Monza, 9 giugno. Il teatro non è fatto solo di parole. È partendo da questo assunto che La Scuola Delle Arti ha proposto, tra le novità di quest’anno, un laboratorio che mette al centro la gestualità e il movimento. Venerdì 17 giugno, alle 21.00, va in scena al Binario 7 il saggio finale degli allievi condotti da Alessandro Larocca.
La parola, declinata in tutte le sue forme, ha un ruolo predominante nella società moderna, ma abusarne significa trasformarla in un suono indistinto. Rinunciarvi, al contrario, significa rimanere soli con il corpo e con la sua capacità di esprimere, raccontare, emozionarsi ed emozionare. È questa la poetica di Alessandro Larocca, attore, mimo e clown, socio della storica compagnia milanese Quelli di Grock e fondatore della compagnia I Fratelli Caproni, che produce spettacoli per ragazzi tra i più apprezzati nel panorama teatrale italiano. Da anni insegna i trucchi della gestualità corporea, in grado di raccontare ed evocare situazioni ed emozioni più di tante parole, e della tecnica mimica che permette di entrare in contatto con il proprio potenziale espressivo e di approfondire la conoscenza e la consapevolezza dell’utilizzo del corpo. Durante il corso proposto presso La Scuola Delle Arti, i suoi allievi hanno approfondito ogni aspetto della comunicazione non verbale e dell’espressione corporea: il gesto inteso come recupero della memoria, ricerca espressiva, strumento di dialogo fra universo interiore e realtà circostante che consente di indagare, in maniera creativa, i modi attraverso cui socializzare.
«Ai miei allievi», spiega Larocca, «cerco di trasmettere la consapevolezza che anche la più piccola parte del corpo può dire e fare tanto sotto il profilo comunicativo, che un’intenzione può non aver bisogno di parola, che la voce è un muscolo dentro di noi e può rimanere a riposo. Naturalmente è importante saper stare sulla scena: viverla, farsi sorprendere, stupire, insomma esserne coinvolti emotivamente e in maniera attiva».
In un contesto nel quale è necessario essere in sintonia con i propri compagni, diventa fondamentale il lavoro di gruppo. Sentirsi necessari, saper ascoltare, saper servire ed essere serviti. «Cerco di far capire meccanicamente», prosegue Larocca, «cosa possiamo fare con il nostro corpo. Siamo cerniere, rotazioni, inclinazioni, traslazioni, torsioni. Trasmetto sempre un alfabeto che permetta di creare un’illusione mimica: il bastone, il muro, la porta, la fune e qualunque mezzo espressivo per poter raccontare situazioni e narrare storie - la celebre pantomima, il cinema muto e le comiche -. In questo tengo sempre a mente gli insegnamenti dei grandi maestri come Charlie Chaplin, Buster Keaton, Stanlio e Ollio. È un mondo pieno di sguardi, di intenzioni, di gag, di poesia, di corpi al tempo stesso comici e drammatici, abitato da attori muti».
Ma cosa vedremo in scena? «Proporremo un lavoro fatto a quadri, con scene eseguite da due o tre allievi e momenti corali. Abbiamo indagato nel repertorio classico di vecchie entrée clownesche e non, ma l’impegno più grande è stato cercare di mettere gli allievi nella condizione di avere a disposizione pochissimi accessori. Per fare teatro tutto quello che serve siamo noi. Sarà quindi fondamentale per loro affidarsi a se stessi, ai propri corpi, e credere veramente in quello che fanno».
Una sfida interessante anche per un veterano della mimica e della clownerie come Alessandro Larocca, per cui è sempre stimolante insegnare l’arte mimica, «un alfabeto di gesti che ci permette di esprimere un potenziale poetico nascosto dentro di noi e che l’attore può regalare. Non aggiungo altro, se non buon divertimento ai miei ragazzi che sono stati per me una fonte di arricchimento. Aver lavorato con loro è stato un onore e una fortuna».
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