In data 13 luglio è stato indetto il nuovo Bando d’Appalto per i 5 Centri Giovani e per la Biblioteca Cederna che ha come scadenza il 28 Agosto.

Già la scelta di indire un Bando di così rilevanza in pieno periodo estivo e di vacanze la dice lunga sulla serietà, correttezza e trasparenza dell’intera operazione.

Inoltre occorre considerare che, come per altre iniziative discutibili, a pochi mesi dal termine del mandato, questa Giunta vuole ipotecare pesantemente il futuro, condizionando l’azione della nuova Amministrazione che verrà eletta nel 2012.

Alla luce della lettura del Bando, del disciplinare d’incarico e del capitolato della gara, abbiamo rilevato una serie di elementi che portiamo all’attenzione dell’Amministrazione e della cittadinanza.

 

TRE DOMANDE DI CARATTERE POLITICO

  1. Perché la proposta del Bando non è stata sottoposta né al Consiglio né alla Commissione Comunale?

L’importanza che hanno sempre avuto prima i Cag e poi i Centri Giovani, all’interno delle politiche giovanili e l’entità economica dell’Appalto (oltre 1 milione di euro), avrebbe richiesto, prima dell’indizione del Bando , una informazione riguardo alla proposta e un confronto all’interno della Commissione alle Politiche Giovanili.

Questo non è avvenuto: non c’è stata nessuna informativa in Consiglio, né si è ritenuto opportuno portare in Commissione Politiche Giovanili la proposta di Bando, impedendo così alle forze politiche di conoscerne i contenuti e portare il proprio contributo. Continua a rimanere anche senza risposta l’interpellanza presentata del nostro Gruppo come pure le continue sollecitazioni portate in aula.

  1. Perché Un appalto triennale che impedisce a chi governerà di definire un nuovo progetto?

Nel 2011 era stato indetto un appalto di due anni, per sperimentare la scelta di passare dai Centri di Aggregazione Giovanile ai Centri giovani. Questo fatto aveva comportato profonde modifiche, in particolare riguardo ai target di riferimento. Si trattava di una sperimentazione che doveva successivamente essere verificata nei suoi risultati.

Non solo questa verifica non è mai avvenuta, ma ad un anno dalla scadenza della attuale Amministrazione, si è voluto indire un appalto con la validità di 3 anni e 4 mesi condizionando le scelte e le azioni di chi in futuro governerà.

  1. Perché si è scelto un modello di centri giovani che non regge più dal punto di vista economico e sociale?

In questi due anni di sperimentazione, con la creazione dei Centri giovani, si è voluto da parte dell’Assessorato rivolgersi ad una fascia di età che va dagli 11 ai 25 anni, dai preadolescenti ai giovani-adulti. L’Assessore aveva anche esplicitato la volontà che nei successivi anni sarebbe stata superata la fascia dei preadolescenti.

La conferma invece dell’ampia fascia di età individuata, con il taglio del 30% delle risorse economiche ed operative, la riduzione dei monte ore e delle aperture dei centri, dimostrano che il modello sociale ed operativo non regge più. Non regge nè economicamente né nel senso sociale di questa presenza.

Centri giovani quindi, che rischiano di fare “poco e male,” a discapito sia dell’utenza giovanile, sia dalle condizioni operative da parte dei gestori, sia nello spreco delle risorse economiche dei cittadini.

Il gruppo del Pd sta da tempo ragionando sul come dare continuità ad interventi per preadolescenti ed adolescenti con modalità diverse: mettendo in rete e in integrazione sinergica oratori, doposcuola, biblioteche e servizi esistenti.

Riguardo invece alla fascia dei giovani adulti, confermiamo la necessità di individuare una area dismessa adeguata alla realizzazione di un grande centro cittadino “dell’espressività e del protagonismo giovanile” e nel contempo, riguardo alla difficoltà dei giovani nel divenire adulti, vanno pensati servizi ed azioni a sostegno della formazione, dell’occupazione e delle opportunità abitative dei giovani.

 

alcune valutazioni di ordine tecnico

Sono molti gli aspetti sicuramente discutibili contenuti nel Bando, ma due appaiono più evidenti: l'esiguità delle ore messe a disposizione e la questione delle sedi.

  1. Le ore
     L’Amministrazione prevede 13 ore di "funzionamento". Indicando come "funzionamento" tutte le attività previste per la gestione dei centri giovani, quindi le èquipe, la supervisione ed i lavori di gruppo descritti nel capitolato. Di queste 13 ore, 10 devono essere riservate all'apertura.
    10 ore sono pochissime... Significa depotenziare qualsiasi azione educativa. I vecchi standard dei CAG fissati da Regione Lombardia indicavano almeno 15 ore di apertura (il 50% in più).
    Nel bando sono richieste aperture di almeno 3 ore, quindi nessun centro potrà essere aperto più di tre volte la settimana. Questo significa dunque un rapporto saltuario e non continuativo con i giovani e il territorio. Inoltre far rientrare la riunione d'èquipe, la supervisione ed i lavori di gruppo e l'eventuale back office nelle tre ore settimanali, significa togliere capacità di analisi e di pensiero agli operatori. L'amministrazione mette a disposizione poche ore e poi chiede di fare molto (vedi gruppi di lavoro obbligatori ma senza reale copertura economica).

 

  1. Le sedi
    Chiedere al Gestore di reperire e mettere a disposizione la sede per lo svolgimento di un servizio comunale rappresenta un grosso errore metodologico, perché non consente ai servizi di radicarsi su un territorio, ai ragazzi ed alle famiglie di avere dei punti di riferimento.
    Significa che ogni tre anni ( con le gare d'appalto e con il possibile cambio dei gestori) la sede cambia, con inevitabili disguidi per le famiglie ed i ragazzi. Ogni volta si dovrà affrontare una nuova apertura, con le difficoltà connesse all'instaurarsi di relazioni, a partire da quelle con le realtà confinanti ( vicini compresi).
    Oltretutto, nonostante le assicurazioni, molto spesso le sedi non sono adeguate alle normative. Sarebbe sufficiente visitare le sedi attualmente messe a disposizione dai gestori per rendersene conto.

Oltre a questi due punti principali il Bando contiene altri aspetti di forte criticità non meno importanti.

 

  1. La durata

La durata dell’appalto supera, come abbiamo già detto, i tre anni e la sua validità decorre dal 15 di ottobre 2011. Questo ovviamente comporterà la chiusura dei centri per due mesi e mezzo,a discapito della continuità delle attività e dei progetti e penalizzando così i ragazzi e le famiglie durante il periodo estivo e autunnale. E’responsabilità dell’Assessorato se si è creata una condizione di questo genere, ritardando continuamente le decisioni.

 

  1. Un gestore unico

A differenza del passato, ci sarà un unico lotto e un unico soggetto che gestirà l’insieme dei centri. Questo andrà a mortificare la pluralità e diversità dei soggetti che nel territorio hanno permesso una ricchezza di esperienza sociali e professionali importanti andando invece a premiare grandi imprese economiche e sociali. La scelta poi di porre, come una delle condizioni di partecipazione, un congruo fatturato sui servizi bibliotecari rischia di snaturare un appalto centrato sui centri giovani e di privilegiare in maniera “anomala” chi si occupa di un servizio importante ma collaterale e che riguarda solo un centro (quello del Cederna)

 

  1. Il taglio delle risorse

La riduzione drastica delle risorse economiche, oltre che a mettere in forte discussione la qualità e il senso dei servizi, rischia di impedire ai partecipanti al bando, di rispettare i dettami contrattuali e professionali richiesti.

 

  1. Attività discrezionali

Il capitolato indica molti obiettivi sociali e culturali condivisibili, nel contempo chiede ai futuri gestori di scegliere all’interno dei singoli centri di quali fasce occuparsi (tra pre-adolescenti e giovani) penalizzando comunque una parte della domanda presente.

 

  1. Indicazioni fumose

Il capitolato pone obiettivi e modalità ambiziose, nel contempo si riducono risorse, giorni di apertura e ore dedicabili per il back office e si chiede ai gestori di dedicare parte delle ore per aperture serali o nel week end rivolte al mondo giovanili, con margini di attività assolutamente risibili

 

  1. Progetti educativi blindati

Il Comune Così come è già stato sperimentato in questi due anni, il capitolato pone come pregiudiziali alcune indicazioni tematiche prioritarie definite dagli Uffici dell’Assessorato, cosa che impedisce un modello pedagogico che dovrebbe vedere operatori e giovani a scegliere le azioni e i temi che interessano. Questo vale quando si intende “imporre” il dovere fare degli eventi decisi con l’Assessorato e però con i costi previsti dai gestori.

 

  1. Diventa un servizio a pagamento

Avere previsto 10 euro per l’iscrizione di ogni giovane ai Centri contraddice il valore della gratuità del servizio. Prevedere un bonus di 5 mila euro di premialità per i centri con più performance, introduce criteri aziendali in maniera impropria in progetti sociali ed educativi

 

  1. Reperire tre sedi in un mese

Per 3 centri su 5 viene confermato, che chi partecipa alla gara, dovrà essere anche in grado di individuare le sedi e fornire i servizi necessari al loro funzionamento. Al di là della discutibilità di questa scelta, l’aver dato un mese di tempo per reperire soluzioni idonei e ci costi conseguenti pongono seri dubbi sulla reale possibilità di fattibilità

 

 

Partito Democratico, Gruppo consiliare Monza