Spettabile Redazione,
Le città italianenon sono state progettate ad uso del traffico veicolare e subiscono le troppe automobili che le attraversano, diventandomolto pericolose per pedoni e biciclette, la cosiddetta"mobilità dolce" che dovrebbe essere maggiormente tutelata dalleistituzioni che invece, salvo alcune eccezioni, sono sensibili solo alle esigenze dei veicoli a motore. Attualmente, con il numero esorbitante di auto in circolazione, le nostre cittàsono diventate il luogo più insicuro, perchè è proprio nei centri urbani che siverifica il maggior numero di incidenti.
Perchiarire meglio questa realtà evidenziamo i dati forniti dall’ISTAT del 2009, riguardanti i centri urbani:
76%degli incidenti
45%dei morti
72%dei feriti
Le nostre città sono peraltro molto al di sopra della media europea (per incidentimortali) che si ferma al 34%.
Siamo purtroppo al paradosso che per la prima volta gli incidenti mortali riguardantile utenze deboli (pedoni, ciclisti, motociclisti) superano quelli automobilistici.
Infatti su 11.5 persone che muoiono al giorno in Italia, 6 sono utenti deboli.Ogni giorno, in Italia, muore un ciclista
Questa, che potremmo definire una strage, una guerra quotidiana, fa poca notizia. Ilnumero è notevolmente più alto degli incidenti mortali sul lavoro che hannogiustamente la loro evidenza mediatica, ma non viene ben evidenziata, comedovrebbe, l’incidentalità che avviene sulle strade.
Negli ultimi anni i morti fra gli utenti delle quattro ruote sono fortunatamentediminuiti del 52%, mentre solamente del 23% tra le utenze deboli.
Insomma la gestione delle nostre città è lasciata al suo destino e i pochi interventisulla sicurezza sono infinitamente inferiori a quello che sarebbe necessarioper garantire un sensibile abbattimento dell’incidentalità urbana.
Il costo sociale degli incidenti nel loro complesso, sono valutati in29miliardi/anno. Interventi preventivi sull’incidentalità si tradurrebberoin benefici economici, oltre che etici, per le strutture pubbliche.
Questo è lo specchio della capacità/volontà dei nostri amministratori di prendersicura dei propri cittadini.
A questo proposito a Monza riscontriamopurtroppo un’inversione di tendenza, che aveva visto negli ultimi anni,un progressivo abbattimento del numero degli incidenti ma dal 2010riprendono a risalire e, se rimane costante (ma sempre troppo alto) il numerodi incidenti mortali, con una media di 7.4/anno negli ultimi dieci anni,vede un’impennata nel numero dei feriti, il secondo più altodegli ultimi cinque anni.
Qualipolitiche di messa in sicurezza della mobilità sono state messe in pratica nella nostra città?Crediamo che si sia pensato ad altro! E’ la diretta conseguenzadell’inefficienza dell’amministrazione di Monza, di fronte ad unproblema che tocca tutti i cittadini monzesi, che vivono in una cittàinvasa dai veicoli a motore, che inquinano e incidono fortementenella qualità di vita della nostra città.
La classifica stilata da Legambiente nel XVIIIrapporto sull’Ecosistema Urbano, non è proprioincoraggiante per Monza e conferma che la situazione della mobilità ciclistica,in particolare, e rispetto anche ad altri comparti, è desolante, siamo infattiscivolati complessivamente al 38° posto su 43 capoluoghi di provincia analizzati, di media dimensione. Stessa posizione per la presenza di PM10e siamo al 36° posto per piste ciclabili.
La velocità èla principale responsabile della pericolosità delle strade urbane.Naturalmente altri fattori entrano in gioco per causare una tale situazionecosì negativa, come lo stato delle strade, la scarsa segnaletica o visibilitàdegli incroci, la distrazione ecc.. Ma se si volesse ridurre la velocità, moltiincidenti, anche gravi, sarebbero evitati. Anche se la velocità media urbana ècalcolata in 18 chilometri/h , la circolazione motorizzata va a strappi, conlunghe code, alternate da superamenti dei limiti di velocità e sorpassipericolosi.
Esistono fortunatamente gli strumenti per combattere le alte velocità, come lacomunicazione e istruzione degli utenti della strada che vanno accompagnati dainterventi strutturali previsti nella moderazione del traffico. Ovvero integrazioni delle varie modalità dei mezzi circolanti , a basse velocità, conla realizzazione di chicane, restringimenti di carreggiata, rialzidell’asfalto, parcheggi alternati e zone a 20-30/chilometri/h diffuse intutta la città (il Parlamento Europeo ha recentemente adottato una risoluzionein cui si “raccomanda fortemente alle autorità l’introduzione di limiti di velocità di 30 Km/h in tutte le aree residenziali). Questi interventiriducono sensibilmente la prospettiva del viale diritto e inducono, volenti onolenti, a percorrere le strade a velocità ridotte. Nel contempo si verificaanche un abbellimento della città e di conseguenza una città piacevole dovevivere.
Vorremmoche Monza entrasse di diritto nei primi posti delle classifiche per una forteriduzione degli incidenti urbani, evitando possibilmente quelli mortali.Saremmo così una città moderna, più civile e più vicina all’Europae alle città che questi interventi hanno già realizzato. Non smettiamo dichiederlo e sperarlo.
Massimo Benetti – Uff. Stampa FIAB Monzainbici