caro Prof. Mario Monti
Tornare ad essere Noi.
Equità e solidarietà per superare la crisi.
E finalmente il cambiamento è arrivato. Ciò che sta avvenendo in questi giorni in Italia non può essere solo l’avvio di
un “governo tecnico”, di “emergenza nazionale” che affronti la crisi economico-finanziaria internazionale. Deve essere
l’avvio di una fase di ricostruzione insieme sociale, culturale ed etica che investa e coinvolga tutte le forze politiche, la
società civile, le parti sociali e imprenditoriali, tutto il Paese.
Il Capo dello Stato ha avuto la forza di concretizzare questo avvio, prendendo l’iniziativa di fronte a una situazione di
stallo politico e di disastro economico.
L’indicazione da parte del Presidente Napolitano prima e il conferimento poi dell’incarico di Presidente del Consiglio
ad un illustre economista come il prof. Mario Monti, appena nominato Senatore a vita, sono un validissimo tentativo di
rispondere alla crisi economico-finanziaria.
Ma la crisi non è solo economica: riguarda la vita di una moltitudine di persone, sempre più elevata; riguarda milioni e
milioni di giovani, oltre che senza casa e lavoro, senza più speranza. Anche dire “giovani” non è più esaustivo: si è
giovani - precari, flessibili e impotenti -non solo a 20 anni, ma a 30, a 40, a 50 anni. Qualcuno, chi può, emigra in
Europa e nel mondo; tanti semplicemente abbandonano la cittadinanza scomparendo in una terra di nessuno: altro che
riempire i ristoranti, andate a vedere le mense dei poveri della Caritas o dei banchi alimentari. E insieme ai giovani,
emigrano pure i migranti: tolta la tara mass-mediatica, anch’essi pare stiano girando altrove la prua dei barconi: senza
tema di smentite, questo di fronte a un paese sterile e sempre più vecchio, è un pessimo e pericoloso segnale: senza
nuova linfa vitale l’Italia muore.
Le prime parole del neo incaricato Presidente del Consiglio sono incoraggianti: Mario Monti, infatti, descrivendo il suo
mandato ha parlato di "sforzi per risanare la situazione finanziaria e promuovere la crescita, con attenzione all'equità
sociale".
Rinforziamo il concetto, caro Prof. Monti, altro che attenzione: non c’è crescita senza equità sociale e l’unica crescita
possibile è quella che salvaguardi il territorio, l’ambiente e i diritti umani.
Diventa sempre più realistico pensare a forme socioeconomiche come il salario sociale e concrete iniziative atte a
garantire la salute, l’istruzione, la casa quali motori di rilancio economico.
Occorre ridare al nostro Paese quel senso della misura nelle cose, nei comportamenti, negli stili di vita, nei costumi e
nei consumi che sono andati smarriti negli ultimi decenni: questo è il compito di una classe dirigente: dare l’esempio
con sobrietà e responsabilità.
E solidarietà concreta: l’esempio deve diventare programma di governo e misure effettive; vuol dire, per essere espliciti,
che chi ha di più – patrimoni mobiliari e immobiliari, rendite e privilegi, stipendi e pensioni d’oro – contribuisca di più
al risanamento del Paese, garantendo a chi non lo ha più il minimo per una esistenza dignitosa.
Caro prof. Mario Monti, ci perdoni la battuta, non ci attendiamo da Lei “mari e monti” : stiamo pagando a caro prezzo
quel “nuovo miracolo italiano” durato 17 anni e la precedente dissennatezza dell'Italia degli anni '80 e '90. Ci aspettiamo
però equità e solidarietà nell'affrontare e superare la crisi.
Solo così giovani e non giovani, donne e uomini, potranno ritrovare nei diritti e nei doveri il vero senso della
cittadinanza. Solo così possiamo “tornare ad essere Noi”: forse è questa una giusta e semplice definizione di quella
“coesione sociale” alla quale tutti si appellano.
Michele Papagna
direttore responsabile Consumietici.it
Milano, 15/11/2011