COMUNICATO STAMPA
Emergenza umanitaria Nord Africa:quale futuro per i richiedenti asilo accolti nel vimercatese?


Mancano pochi mesi al termine dell’intervento di accoglienza dei cittadini stranieri provenienti dai Paesi nordafricani e si pone, ormai urgentemente, il problema della continuità del progetto, una volta ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiati politici. Ma, in maniera ancora più stringente e drammatica, ci si interroga sulle conseguenze in caso di diniego della domanda di asilo, sollecitando una risposta chiara e puntuale da parte delle istituzioni.

Vimercate, 26 gennaio 2012. Si è svolta oggi la Conferenza stampa “Benvenuti al Nord… e poi?”, organizzata dalla Cooperativa sociale AERIS – soggetto incaricato dalla Prefettura di Monza e Brianza per la gestione operativa degli interventi nel vimercatese – in merito al progetto di accoglienza attuato nel distretto, in risposta allo stato di emergenza umanitaria conseguente all’eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa. L’evento ha visto la presenza di diversi sindaci e assessori alle politiche sociali dei comuni coinvolti e di operatori del terzo settore e del volontariato che nel quotidiano affrontano le problematiche connesse con il fenomeno migratorio.

Nel corso della conferenza, si è voluto richiamare l’attenzione sulle delicate implicazioni connesse all’ottenimento o al rifiuto dell’asilo politico da parte dei migranti provenienti dal Nord Africa, nonché sulla necessità di chiarimenti in tempi rapidi da parte degli organismi governativi e territoriali, al fine di poter dare continuità agli interventi di accoglienza attuati, volti a garantire la protezione e l’integrazione dei rifugiati nelle aree interessate.

Il progetto di accoglienza
Dal giugno del 2011 nel distretto di Vimercate, su mandato della Prefettura di Monza e Brianza e nel quadro delle indicazione del Dipartimento della Protezione Civile, sono ospitati un gruppo di richiedenti asilo provenienti da diverse nazioni africane, ma tutti transitati o residenti in Libia nel periodo della guerra. La gestione di questo intervento è stata affidata alla Cooperativa sociale Aeris che opera per conto del Consorzio CS&L, in stretto accordo con le amministrazioni locali, su mandato della Prefettura. Ad oggi sono ospitati 61 richiedenti asilo. In diversi casi si tratta di nuclei famigliari, in alcuni casi i bambini sono nati in Italia negli ultimi mesi. Queste persone sono alloggiate prevalentemente in appartamenti presi in affitto nel mercato privato: viene loro fornita assistenza sanitaria, un supporto legale per la predisposizione della domanda di asilo politico, vengono proposti corsi di lingua italiana e viene loro assegnata una piccola cifra per le spese quotidiane.

Le criticità
Agli ospiti non è concessa l’opportunità di cercare un lavoro, possono eventualmente svolgere solo attività di volontariato. Possono allontanarsi dalla struttura in cui sono alloggiati per un massimo di tre giorni, pena la perdita della possibilità di ottenere il riconoscimento come rifugiato. La privazione delle normali attività di vita, del lavoro, delle relazioni con i propri parenti e amici, il trovarsi in un territorio che, per quanto accogliente, risulta molto differente per clima, abitudini e lingua da quello nel quale hanno sempre vissuto, stanno man mano generando una sorta di apatia in queste persone. Il garantire l’assistenza di base, vitto e alloggio, il cercare il massimo di coinvolgimento nelle attività del territorio, l’aver procurato ambienti abitativi consoni, a misura di piccoli gruppi, non è tuttavia sufficiente. Sempre più si pone  la necessità di dare una risposta chiara al percorso di queste persone.

Quale futuro?
Il loro destino è sospeso tra il riconoscimento della domanda di asilo politico o il suo respingimento. Nel primo caso otterranno un permesso di soggiorno di cinque anni, potranno cercare un lavoro e godere di tutti i diritti dei cittadini italiani; nel secondo dovranno essere espulsi dal territorio nazionale entro trenta giorni dalla notifica. In entrambi i casi non è chiaro chi si occuperà di loro quando arriverà la risposta. Chi interverrà per quegli ospiti che vedranno riconosciuto il loro diritto all’asilo politico? Chi invece si occuperà dell’allontanamento dal territorio nazionale? Un’ultima annotazione è relativa al fatto che per la legge ciò che consente il riconoscimento dello status di rifugiato politico è la presenza di un oggettivo e comprovato rischio per la propria incolumità, legata al rientro nel paese di origine. Ciò significa che se una persona di nazionalità, per esempio, nigeriana, ha vissuto, lavorato e si è costruita una vita in Libia negli ultimi dieci anni - come in molti dei nostri casi - non deve dimostrare che per lei sia pericoloso tornare in Libia, ma bensì in Nigeria.
Siamo di fronte a una follia legislativa che aumenta il caos e la difficoltà di costruire un valido progetto. 

La Cooperativa AERIS ha chiesto con forza di non essere lasciata sola nel momento in cui giungeranno le risposte alle domande di asilo politico, risposte attese a breve da parte della commissione di esame. Ha sollecitato inoltre le Amministrazioni e il Consiglio territoriale dell’immigrazione a fornire il loro sostegno per ottenere in tempi rapidi chiarimenti sulle modalità di intervento da adottare.