“Let’s Meet!”

Bergamo, GAMEC (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea)

(Via San Tomaso 53, Sala Parola Immagine)

domenica 4 marzo 2012 ore 12.30-14

Presentazione dei risultati del questionario

RISPONDI AL FUTURO

la più grande indagine statistica sullo spettacolo dal vivo mai promossa in Italia

ideato e realizzato da

C.Re.S.Co. e Fondazione Fitzcarraldo in collaborazione con Zeropuntotre

nell’ambito del Festival “Luoghi Comuni”

promosso dall’Antenna Lombardia, in collaborazione con Etre

Il questionario RISPONDI AL FUTURO, la più grande indagine statistica sullo spettacolo dal vivo mai promossa in Italia, ideata e realizzata da C.Re.S.Co. (Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea) e Fondazione Fitzcarraldo in collaborazione con Zeropuntotre, viene presentata, nell’ambito del Festival “Luoghi Comuni”, a Bergamo domenica 4 marzo, dalle ore 12.30 alle 14, presso il GAMEC, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Via San Tomaso 53 (Sala Parola Immagine), promosso dall’Antenna Lombardia, in collaborazione con Etre.

I dati saranno illustrati da Luca Ricci, Presidente di C.Re.S.Co., coordina Michele Losi, vice presidente di Associazione Etre, contraddittorio a cura di Mario Ferrari, presidente di Pandemonium Teatro e rappresentante Agis Lombarda, sarà presente anche Donato Nubile, rappresentante di C.Re.S.Co. Lombardia.

La ricerca RISPONDI AL FUTURO è un progetto che ha delineato il profilo del lavoratore dello spettacolo, con l’obiettivo di medio-termine di vederne riconosciute dal legislatore le specificità e le caratteristiche. È stata realizzata dalla Fondazione Fitzcarraldo, centro indipendente di ricerca e formazione nel management e nelle politiche della cultura.

Sono 1.120 i questionari compilati (949 lavoratori dello spettacolo e 171 imprese - dalle associazioni culturali, ai festival, ai teatri stabili): uno strumento fondamentale per conoscere le specificità professionali dei singoli lavoratori e delle strutture che operano nell’ambito della scena contemporanea, parte vitale e propulsiva del paesaggio culturale e dell’economia del nostro Paese.

Un settore quello dello spettacolo definito per antonomasia “atipico” e per il quale a oggi non esistono studi sistematici che ne offrano una panoramica completa.

Gli obiettivi principali della ricerca, tesa alla ricostruzione complessa di un settore occupazionale, sono stati: definire i profili dei lavoratori dello spettacolo, facendone emergere modalità, tempi e condizioni di lavoro; evidenziare le peculiarità lavorative, contributive, previdenziali e assicurative dei diversi addetti dello spettacolo, rimarcando le peculiarità e differenze a seconda dei settori di impiego, ma anche della tipologia di mansioni; evidenziare gli indotti occupazionali.

L’analisi qualitativa e quantitativa dei dati raccolti permette di impostare un piano di tutela nei confronti dei lavoratori - a partire dallo studio di un meccanismo di ammortizzatori sociali che fotografi la natura intermittente della professione - e delle imprese del settore, per trovare soluzioni che ne garantiscano lo sviluppo e la crescita.

Trattandosi di una ricerca che si prefigge di offrire per la prima volta in Italia un panorama rappresentativo del settore dello spettacolo dal vivo e del teatro in particolare e volendo offrire uno spaccato significativo di una realtà fluida e in continuo movimento, si è ritenuto opportuno avvalersi di un approccio descrittivo di ampio respiro, individuando un campione di indagine esteso, il più possibile rappresentativo e significativo dell’universo di riferimento. Lo strumento utilizzato è stato la CAWI (Computer Assisted Web Interview), per la quale sono stati realizzati due distinti questionari: uno riservato ai singoli operatori/lavoratori dello spettacolo e uno riservato alle imprese.

 

• Le imprese di spettacolo

L’associazione è la forma giuridica utilizzata con maggiore frequenza dalle organizzazioni che operano nello spettacolo. Le imprese di dimensioni economiche superiori ai 300 mila euro utilizzano anche la forma cooperativa e quella della fondazione. Oltre la metà delle imprese del campione ha un’età inferiore ai 10 anni, solo il 4% è nato prima degli anni ’80.

Oltre la metà delle imprese rispondenti ha sede nel nord Italia, il 30,6% al centro e il 18,1% al sud. Lombardia e Lazio sono le regioni maggiormente rappresentate. Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Toscana catalizzano oltre il 56% dei rispondenti.

Le imprese del campione sono impegnate principalmente in attività di produzione di spettacoli: l’incidenza media dell’attività di produzione si attesta al 44,2% per singola impresa, e tale valore sale a quasi il 50% nel momento in cui si includano anche le attività di coproduzione; significativo anche l’impegno destinato per la realizzazione di attività formative, il cui valore medio si attesta al 17,5%. Le attività legate all’organizzazione di festival, rassegne, stagioni e gestione di spazi variano da un minimo del 5% a un massimo del 7%.

Il dimensionamento economico complessivo dei soggetti analizzati è di circa 38 milioni e 450 mila euro, con una crescita di 1 punto e ½ percentuale rispetto al 2008.

Se mediamente il 20% dei rispondenti ha un bilancio compreso tra i 100.000 e i 300.000 euro, circa il 60% presenta un bilancio inferiore ai 100.000 euro. Dall’analisi dell’ultimo triennio si evidenzia una contrazione delle imprese di piccole dimensioni (<100.000 euro), e una crescita di quelle medie (100.000-300.000); pressoché stabili le imprese con un bilancio superiore ai 300.000 euro.

Entrando nel dettaglio della composizione delle entrate, si evidenzia un bilanciamento tra entrate da contributi (49,9%) e i ricavi e entrate proprie (50,1%). L’analisi territoriale pone in risalto la maggiore capacità di reperimento di risorse private e una minore dipendenza rispetto ai finanziamenti pubblici per le imprese del nord; diversamente le imprese del centro evidenziano una maggiore dipendenza dai finanziamenti pubblici.

La dipendenza dai finanziamenti pubblici si presenta direttamente proporzionale alla dimensione economica: sono le imprese di piccole dimensioni ad avere un maggior grado di autonomia rispetto alle fonti di finanziamento pubbliche e una maggiore imprenditorialità. Sono le imprese di maggiori dimensioni a rivelare una maggiore dipendenza nei confronti dei contributi pubblici per attività ordinaria, connessa all’impegno in attività di spettacolo che si svolgono con continuità e ad un consolidato rapporto di lavoro con le amministrazioni pubbliche. Diversamente, le imprese di piccole dimensioni hanno un bilancio costituito per oltre la metà dagli introiti derivanti dalle vendite e dalle prestazioni.

Per quanto attiene i contributi pubblici, pur evidenziandosi una prevalenza dei finanziamenti regionali (63,8%), si riscontrano forti differenze tra le tre macro aree geografiche. Il Nord Italia ha la più forte dipendenza nei confronti dei contributi regionali, il centro una maggiore differenzazione fra i soggetti pubblici, con un peso molto forte dei comuni (tale dato deve tuttavia tenere conto del forte peso relativo dei soggetti del Lazio e quindi dalla città di Roma), il sud un peso relativo importante del Ministero.

L’analisi della composizione delle uscite, pone in evidenza il peso dei costi relativi al personale, che da soli rappresentano il 42,5% del totale, immediatamente seguiti dai costi di produzione (34,2%).

Complessivamente le 171 imprese del campione si avvalgono della collaborazione di 2.982 addetti, che generano 4.106 contratti, 110.394 giornate lavorate che generano oltre 500 full time equivalent. Il personale organizzativo/amministrativo è quello che vede il maggior utilizzo di forme contrattuali a tempo indeterminato, anche se è la forma contrattuale a tempo determinato ad essere la più diffusa, immediatamente seguita dall’occasionale. Per il personale artistico il contratto a tempo determinato è la forma contrattuale maggiormente utilizzata (42,4%).

Le imprese analizzate evidenziano una spiccata vocazione produttiva: con due nuove produzione annue per un totale di 1087 titoli e 1690 repliche. Le imprese presentano anche una capacità ad ottimizzare le proprie attività: 308 sono i titoli complessivi ripresi che generano 2859 repliche. L’attività di coproduzione è più contenuta e riguarda 100 titoli e 423 repliche.

• Gli Operatori

L’età media degli operatori del campione è di 36 anni e il 44% dei rispondenti ha un’età compresa tra i 27 e i 35 anni: si tratta di un campione giovane soprattutto in riferimento ai dati ENPALS. Mediamente gli operatori lavorano nel settore da 10-11 anni e l’anno di inizio attività si attesta attorno ai 24 anni. Interessante segnalare come quasi la metà del campione abbia iniziato a lavorare con meno di 24 anni e solo una quota molta ridotta (intorno al 10%) abbia iniziato dopo i 30 anni.

Il settore teatrale è l’ambito di attività prevalente per i rispondenti: l’incidenza media dell’attività teatrale si attesta al 58%, seguita in modo pressoché paritario da musica, danza e performance. Il campione evidenzia pertanto come i singoli operatori teatrali pur lavorando prevalentemente all’interno del comparto non lesinano partecipazioni e incursioni in ambiti performativi affini e attigui.

Le professioni indicate dai rispondenti sono state ricondotte alle categorizzazioni ENPALS1, ricostruendo l’ambito (amministrativo/organizzativo, artistico e tecnico) e il gruppo. Circa due terzi dei rispondenti ricoprono mansioni di carattere artistico. Fra i gruppi i più rappresentativi quello degli attori, a cui seguono le figure con funzioni amministrative, quindi registi e sceneggiatori.

Per oltre 2/3 dei rispondenti la qualifica ENPALS dichiarata corrisponde alla professione attuale; solo per il 26% dei rispondenti non vi è corrispondenza. Tale dato può essere letto come evidenza del fatto che, da un lato, la qualifica ENPALS fotografa una realtà statica, mentre la professione degli operatori dello spettacolo può portare a evoluzioni e riconversioni, dall’altro, tali categorizzazioni possano necessitare l’introduzione di cambi di posizione rispondenti agli avanzamenti di status professionale e/o alle riconversioni di alcune professioni.

Se si analizzano le forme contrattuali che regolano i rapporti degli operatori dello spettacolo si evince come il contratto a tempo indeterminato sia la modalità meno utilizzata; il contratto a tempo determinato rappresenti per circa la metà dei rispondenti la forma usuale di contratto; molto utilizzata la prestazione occasionale con ritenuta d’acconto.

Per quanto concerne le giornate effettivamente lavorate nel 2010, variano mediamente tra le 131 e le 149 e complessivamente possiamo stimare che il campione indagato abbia lavorato tra le 124.000 e le 141.000 giornate.

Differenze significative emergono tra gli ambiti professionali dove gli amministrativi dichiarano 193 giornate effettive contro le 129 degli artistici. Se le donne dichiarano mediamente 20 giorni di lavoro in più rispetto ai maschi, nel centro Italia le giornate dichiarate sono sensibilmente inferiori rispetto al sud e al nord Italia.

Per le diverse attività lavorative realizzate gli operatori percepiscono mediamente dai 9.650 € ai 11.600 € annui. Complessivamente si stima che l’ammontare delle retribuzioni percepite dagli operatori del campione vari tra i 9.150.000 € e gli 11.400.000 €.

Quasi il 30% dei rispondenti dichiara di percepire retribuzioni comprese tra i 10 e i 20 mila €, mentre il 57% dichiara di guadagnare meno di 10.000 € l’anno; solo il 14% percepisce più di 20.000 € (meno dell’1% dichiara di percepire più di 50.000 €).

Il questionario prevedeva un quesito in cui si chiedeva agli operatori di esprimere un giudizio su “quanto ci si sente felici per il proprio lavoro” su una scala da 1 a 100. Il valore medio è di 56; due persone su dieci esprimono un giudizio inferiore a 30, solo 3 persone su 10 forniscono un punteggio superiore a 70. L’analisi sul campione degli operatori analizzati consente di individuare 4 raggruppamenti significativi che possono essere considerati come “idealtipi” dell’operatore teatrale italiano.

Gruppo 1 (51%) “Precari e scontenti”: è il gruppo più numeroso (riguarda praticamente un operatore su due) ed è costituito da persone tra i 26 e i 40, con livelli medi di retribuzione molto bassi attorno ai 4-5000 €, con già una buona esperienza professionale alle spalle (lavorano in medi da 9 anni, avendo iniziato attorno ai 24 anni).

Si tratta di un gruppo caratterizzato ancora da forti margini di precarietà (meno del 60% lavora esclusivamente nel settore dello spettacolo), con un numero medio di giornate lavorate ai fini Enpals attorno alle 46 (nessuno di loro segnala più di 140 giornate lavorate nel 2010) e con il livello di felicità rispetto al proprio lavoro più basso (43,4/100). Il ricorso al sussidio è in linea con i dati medi.

Gruppo 2 (25%) “Sulla linea di confine”: si tratta di un gruppo che riguarda un operatore su quattro e che rappresenta una sorta di evoluzione del gruppo 1. Sono operatori in una fase più matura sia a livello anagrafico (l’età media è 38 anni e il gruppo varia tra i 30 e i 45 anni) sia a livello professionale (lavorano in media da 14 anni avendo iniziato anche loro attorno ai 24 anni). Le retribuzioni medie si attestano attorno ai 16.000 € (variando mediamente da 12 a 20 mila) e nel 78% dei casi si tratta di persone che lavorano esclusivamente nel settore dello spettacolo. Il numero medio di giornate lavorate si attesta attorno alle 100 annue e il livello di felicità rispetto al proprio lavoro è nella media del campione (58/100). Si tratta di un gruppo che si colloca in una sorta di “terra di mezzo” avendo imboccato la strada di un percorso professionale definito, ma non avendo ancora del tutto risolto elementi di fragilità in particolare per quanto riguarda i livelli di retribuzione e la continuità del lavoro. E’ il gruppo che fa il maggiore ricorso ad ammortizzatori e a sussidi.

Gruppo 3 (13% del campione) – “L’entusiasmo degli esordi”: è il gruppo più giovane (l’età media è attorno ai 29 anni e l’età varia tra i 24 e i 33 anni), numericamente non molto numeroso. Si tratta di persone che pur nella giovane età evidenziano già una presenza lavorativa nel settore di un certo rispetto (lavorano in media da 6 anni e l’età di inizio professionale è attorno ai 22-23 anni). Dal punto di vista retributivo è il gruppo più difficile da analizzare per la grande quantità di “non risposte” che denota una difficoltà a quantificare e collocare il proprio lavoro in una dimensione economica precisa: il numero di giornate lavorate a fini Enpals è, infatti, il più

basso attestandosi attorno alle 25 gg/annue. Per converso è il gruppo che fa registrare i livelli di felicità per il proprio lavoro più alti (82/100).

Gruppo  4 (10% del campione) – “I realizzati”: si tratta del gruppo numericamente più ridotto (un operatore su   dieci) e più anziano (l’età media è attorno ai 46 anni e l’età del gruppo varia tra i 38 e i 60 anni): lavorano nel settore in media da 20 anni e l’età di ingresso è stata attorno ai 26 anni. Sono il gruppo con le retribuzioni più elevate (34.500 € medi, con variazioni tra i 26 e i 53 mila €) e il maggior numero di giornate lavorate Enpals (media attorno ai 183 giorni l’anno, nessuno di questo gruppo lavora meno di 110 giorni l’anno). È il gruppo che ricorre di meno agli ammortizzatori e ai sussidi e fa registrare un grado di felicità per il proprio lavoro elevato (78,8/100) anche se inferiore a quello del gruppo precedente.

Per info: www.progettocresco.it - www.fitzcarraldo.it

 

Ufficio Stampa C.Re.S.Co.| Raffaella Ilari

Cell. +39.333.4301603

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