CONVEGNO

ORTOTERAPIA. Gestione e sviluppo di attività riabilitative nel verde

24 febbraio 2012

Monza, Teatro Villoresi, piazza Carrobiolo 8

                                                                                                                                              REPORT DELL’EVENTO                                                                           

Monza, 1° MARZO 2012

 Offrire un quadro aggiornato sulle attività di ortoterapia, sviluppare la realizzazione di attività sociali in aziende agricole multifunzionali, proporre percorsi in grado di combattere lo stress, l'ansia che la malattia porta con sé, sviluppare le capacità di interazione con gli altri e rafforzare la propria autostima. Questi i temi del Convegno che si è tenuto lo scorso 24 febbraio a Monza presso il teatro Villoresi con il cofinanziamento della Regione Lombardia nell’ambito del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (PSR 2007/2013 anno 2011) e il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Monza e della Provincia di Brescia.

Il convegno si è aperto con i saluti di Massimo Ceruti, presidente della Scuola Agraria del Parco di Monza – organizzatrice dell’evento - e con l’invito dell’assessore regionale all'Agricoltura Giulio De Capitani a considerare l’ortoterapia 'uno degli esempi della multifunzionalità agricola che consentono oggi di diversificare l'economia rurale, con benefici e ricadute positive sul benessere collettivo'. La Regione Lombardia segue con interesse lo sviluppo che sta affrontando l’agricoltura negli ultimi anni, per trasformarsi da produttrice di materie prime a scopo alimentare a contesto in grado di offrire servizi alla collettività. Pierfranco Maffè, assessore alla Famiglia e alle Politiche Sociali del Comune di Monza, ha ringraziato la Scuola Agraria per il ruolo attivo sul territorio per i soggetti svantaggiati.

Moderato da Alessandro Castellani, psichiatra e psicoterapeuta attivo da anni nell’ambito della ri/abilitazione della disabilità intellettiva, il convegno ha visto la partecipazione di oltre 250 operatori di fattorie e cooperative sociali, personale sanitario, responsabili di strutture sanitarie interessate ad utilizzare l’ortoterapia per realizzare progetti di riabilitazione del disagio e della disabilità.

Nel suo intervento, l’agronomo Carla Schiaffelli, coordinatrice presso la Scuola Agraria di progetti di didattica ambientale e agricola, ha approfondito gli sviluppi che l’ortoterapia sta contribuendo a realizzare nel mondo agricolo. Sono sempre di più le aziende che si aprono al sociale, affrontando percorsi di formazione e destinando parte dei propri spazi al fine di ospitare attività come la terapia orticolturale (o ortoterapia), l’ippoterapia, l’onoterapia, la pet therapy, collaborando con i servizi sociali del territorio, integrando il proprio reddito.

Cristina Borghi, medico e farmacologo clinico, ha portato la testimonianza delle ricerche svolte nei campi della neurologia, della sociologia ambientale e della psicologia, a sostegno del ruolo curativo del giardino. Dalla riduzione delle malattie legate alla sedentarietà (cardiovascolari, ictus, fratture da osteoporosi) per chi pratica attività all’aria aperta come il giardinaggio, al recupero della socialità, della motivazione dell’autostima nei casi di disagio mentale, disabilità mentale o fisica, la terapia orticolturale non ha controindicazioni e comporta vantaggi tangibili.

Gli interventi riabilitativi effettuati con l’ausilio dell’ortoterapia vanno calibrati caso per caso, al punto da configurarsi come un vero e proprio “progetto”. Maria Caterina Vetrò, consulente per numerose ONG, temporaneamente in Cambogia per i progetti di ortoterapia che segue e promuove tramite la sua associazione Rainbow Belize project, ha affidato il proprio intervento a Roberta Ottolini.

Roberta Ottolini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, ha pertanto illustrato i differenti destinatari delle attività ortoterapiche - disabili fisici, psichici e sensoriali, anziani, ex degenti psichiatrici, tossicodipendenti, alcolisti, adolescenti con situazioni familiari difficili, soggetti sottoposti a tutela giudiziaria ammessi a misure alternative di detenzione, etc -, proseguendo con l’analisi dei metodi, degli strumenti, dei tempi e delle modalità di verifica da attuare al fine di costruire il progetto riabilitativo mantenendo l’utente al centro del processo.

Maurizio Ferrandina, terapista della riabilitazione psichiatrica e psicosociale, ha approfondito la gestione dei rapporti che l’operatore qualificato in ortoterapia deve necessariamente intrattenere con le strutture del territorio, l’equipe inviante e l’utente, portando ad esempio le attività e i risultati ottenuti dal suo lavoro svolto presso le varie strutture, in particolar modo presso la Scuola Agraria, attiva da oltre vent’anni nel campo dell’ortoterapia.

Alessandro Castellani ha trattato della validità dell’approccio orticolturale per la Disabilità Intellettiva nelle sue valenze terapeutico-abilitative e nei suoi risvolti psicopedagogici, sottolineando come esso rappresenti, fra i vari strumenti complementari di cura, quello che apre maggiormente a successivi inserimenti lavorativi. 

Introdotta da Gabriella Ba, ordinario della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, la ricercatrice Caterina Vigano ha portato i risultati dei progetti di trattamento terapeutico riabilitativo individualizzato e monitorato nel tempo presso la Comunità Riabilitativa ad alta Assistenza (CRA) e il Centro Diurno dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano.

Nel corso della giornata si è affrontato anche il tema della progettazione di uno spazio verde dedicato ad attività di ortoterapia con l’architetto Monica Botta, che nel corso del suo intervento ha fornito numerosi spunti di riflessione sulla differenza di prospettive fra la realizzazione di uno spazio verde semplicemente bello da guardare rispetto ad uno in cui realizzare concrete attività terapeutiche.

Tina Ponzellini, esperta di ortoterapia, ha ampliato ulteriormente il tema, presentando le differenti modalità di applicazione possibili dell’ortoterapia. Non tutti gli utenti possono eseguire lavori manuali, ma tutti possono, con la guida attenta dell’operatore, svolgere attività in grado, a seconda dei casi, di sviluppare equilibrio, coordinamento, iniziativa, costanza, socialità. Il verde offre un’estrema varietà di temi e spunti, modulabili in base alle necessità terapeutiche. Semina, preparazione del terreno, raccolta, divisione piante per specie, rinvasi, etc., fino alla provocatoria “ortoterapia senza terra”, che consente di mantenere il legame con l’ortoterapia in inverno o quando mancano le strutture.

In chiusura, a conferma che l’adozione dell’ortoterapia da parte di cooperative e fattorie sociali rappresenta un’importante strumento di coesione ed integrazione sociale, nonché una risorsa utile per differenziare le attività e le fonti di reddito nel contesto dell’agricoltura multifunzionale, sono intervenuti Marco Zonca, agronomo esperto in cooperazione sociale che da anni svolge la sua attività di agronomo presso la cooperativa sociale “Biplano” e Mariangela Lamagni, responsabile della comunità “L’Alternativa” di Quinzano d’Oglio (BS).