A.N.P.I. Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
con il contributo ed il Patrocinio del Comune di Limbiate
organizza
Visita-Pellegrinaggio a BOVES (CN)
Medaglia d'oro al Valor Civile
Medaglia d'oro al Valor Militare
Domenica 13 Maggio
Programma:
ore 6,15 Partenza in pullman da Piazza Tobagi;
ore 9,30 Arrivo e incontro con i Rappresentanti dell'Amministrazione comunale e l'A.N.P.I. di Boves;
ore 11,00 Visita al SACRARIO dei CADUTI, alla SCUOLA di PACE
e alla MOSTRA di ADRIANA FILIPPI, pittrice Partigiana;
ore 13,00 Pranzo presso il Ristorante BISALTA;
ore 15,30 Partenza per CUNEO e omaggio a PIERO CALAMANDREI
nella “Lapide ad ignominia” del generale Kesserling.
La cittadina aveva, durante il Novecento, una popolazione, specie nelle frazioni montane, di grande povertà, dedita perlopiù alla coltivazione di fazzoletti di terra ed ad un allevamento di modestissime dimensioni.
Le due guerre mondiali mietono centinaia di vittime, solo nella seconda i morti furono 149, la guerra di Liberazione conta 86 vittime fra i civili e 58 fra i partigiani.
Boves è il simbolo della prima strage tedesca in Italia dopo l'armistizio: il 19 settembre sono 24 i morti lasciati sul terreno dalla rappresaglia della divisione SS Leibstandarte "Adolf Hitler" e 350 le case bruciate. Un secondo eccidio avviene durante il rastrellamento per debellare gli attivissimi partigiani della zona tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944: un'altra volta il paese bruciato e 59 vittime tra civili e partigiani.
La Resistenza sarà poi condotta - a partire dall'estate 1944 - da una Brigata garibaldina (la 177a) e da una di “Giustizia e Libertà”, la Brigata "Bisalta" portando Boves ad una elevatissima partecipazione della sua popolazione alla guerra di Liberazione e, di conseguenza, ad altri lutti.
Per i non invidiabili primati nel numero delle vittime e nelle distruzioni la cittadina sarà insignita prima della Medaglia d'oro al valor civile (consegnata nel 1961) e, poi, della Medaglia d'oro al valor militare (consegnata nel 1963).
Oggi queste memorie sono conservate sul territorio bovesano e della sua valle Colla, sparsi di lapidi e di monumenti, nonché sotto il porticato del municipio (ricostruito dopo l'incendio) ove sono custoditi lunghi elenchi di morti nelle "due guerre", le motivazioni delle medaglie d'oro assegnate al paese, la topografia delle morti e delle distruzioni durante le due rappresaglie.
A tutto questo va aggiunta una istituzione di cui Boves ha voluto dotarsi nel 1984 per conservare il ricordo del recente passato, ripudiando per sempre la guerra: una Scuola di pace che ha sede nei locali del vecchio municipio, ove, assieme a tanti cimeli è conservata una straordinaria testimonianza - unica nel suo genere - una mostra dei dipinti e dei disegni della maestra di allora di San Giacomo di Boves, Adriana Filippi, che visse tra i partigiani durante i "venti mesi". Tra le 150 opere (oli, pastelli, disegni) si trovano i ritratti di tutti - si può dire - gli uomini più significativi della Guerra di Liberazione in valle Colla e interessantissime scene di vita guerrigliera.
Il generale Kesserling che durante il secondo conflitto mondiale fu il comandante delle forze armate tedeschein Italia, a fine conflitto (1947) fu processato e condannato a morte per i numerosi eccidi che l'esercito nazista aveva commesso ai suoi ordini (Fosse Ardeatine, Marzabotto e molte altre). Successivamente la condanna fu tramutata in ergastolo ma egli venne rilasciato nel 1952 per le sue presunte gravi condizioni di salute. Tale gravità fu smentita dal fatto che Kesselring visse altri dieci anni libero nel suo Paese, ove divenne quasi oggetto di culto negli ambienti neonazisti della BavieraTornato libero, Kesselring sostenne di non essere affatto pentito di ciò che aveva fatto durante i 18 mesi nei quali tenne il comando in Italia ed anzi dichiarò che gli italiani, per il bene che secondo lui aveva loro fatto, avrebbero dovuto erigergli un monumento. In risposta a queste affermazioni Piero Calamandrei scrisse la celebre epigrafe "Lo avrai, camerata Kesselring...", il cui testo venne posto sotto una “lapide ad ignominia” di Kesselring stesso, deposta dal comune di Cuneo sull'antico palazzo del Podestà.