UN GRANDE TESORO MINACCIATO: L'ABBAZIA DI SAN PIETRO IN MONTE

SOPRA CIVATE, SINTESI PERFETTA DI ARCHITETTURA E PAESAGGIO

Claudio Longo, già professore all'Università degli Studi di Milano

 

Prima descriverò con un certo dettaglio le caratteristiche che rendono unico questo luogo, poi più brevemente le minacce.

Farò l'opposto dei media che spesso si diffondono largamente sulle minacce (e fanno bene), ma liquidano con poche parole i caratteri che rendono speciale il bene minacciato (e fanno male)

Il perché di questa scelta. Le minacce sono gravi, anzi gravissime (la prospettata apertura di una cava) ma rappresentano una situazione d'attualità che può continuamente cambiare e sulla quale è molto meglio essere aggiornati attraverso internet o altro.

Invece la bellezza del luogo (artistica, naturale) è un valore più stabile che non ha bisogno di continui aggiornamenti.

1. L’ABBAZIA MEDIEVALE DI SAN PIETRO IN MONTE:

 

L’abbazia di San Pietro in Monte, una costruzione dell' undicesimo secolo, sta a 600 metri di altezza, ai margini di un grande prato panoramico, in un luogo isolato, a mezza costa sulla montagna che sorge alle spalle dell’abitato di Civate. L’abbazia comprende l’imponente basilica romanica di San Pietro e il piccolo oratorio di San Benedetto; è rimasta inoltre qualche rovina dell’antico monastero.

Ci si arriva a piedi attraverso una stradina rusticamente selciata che si snoda nel bosco e diventa discretamente ripida nell’ultimo tratto. L’abbazia appare solo all’ultimo momento: si vede per primo il grande prato a sinistra, si varca un cancelletto e improvvisamente si ha davanti la grande chiesa romanica col suo atrio semicircolare. Viene istintivo salire come pellegrini in religioso silenzio su per la grandiosa scalinata che i secoli hanno lavorato e resa viva. Non occorre assolutamente essere credenti per questo.

San Pietro in Monte è una mia passione. Ci sono andato la prima volta più di cinquant’anni fa (ormai ne ho 73) e ci torno ogni anno con mia moglie. Ogni volta restiamo incantati dalla bellezza mistica del luogo.

Uscendo dall’abitato di Civate ti lasci alle spalle un ambiente rumoroso, fortemente industrializzato, ed entri in un paesaggio di grande silenzio in cui si sentono solo le voci del torrente e del vento. È veramente incredibile quanto sia subitaneo questo passaggio. Anche l’impressione visiva suggerisce un luogo fuori dal mondo: il fitto bosco e di fronte la montagna incombente – ripida, con fasce di rocce chiare - che sembra ben più alta di quanto sia in realtà. E nel cielo i silenziosi giri di un rapace (o di un altrettanto silenzioso parapendio...)

La sacralità del luogo è data dalla posizione isolata dei solenni edifici (incredibile trovarli lì, a mezza costa di una montagna selvatica), dal bosco, dalla montagna, dal torrente che non si vede ma si sente. Ogni componente è ugualmente importante. Questo “tutto unico” non tollera manomissioni: un intervento qualunque e la sacralità è perduta. Non parliamo poi della cava, l’intervento più devastante che si possa immaginare. La montagna deturpata per sempre, polvere, rumori. E quali rumori! Esplosioni, grandi macchinari, forse anche viavai di camion...

Per immaginare quali potrebbero essere i danni basta guardare da San Pietro il monte Barro che sta di fronte oppure, dalla statale 36 il monte Cornizzolo, il cui pendio Sud è in buona parte smangiato da una cava gigantesca.

Ho parlato di “sacralità”. È una parola forte, lo so. Avrei potuto dire “fascino”, ma mi sembra una parola troppo debole. Qui, appena ti sei lasciato alle spalle l’abitato e ti addentri nella piccola Valle dell’Oro, ti accorgi di aver oltrepassato una soglia misteriosa.

Mi sembra che questo carattere sacrale del luogo venga percepito dalla maggioranza dei visitatori. Infatti, tra le tantissime persone che salgono a San Pietro durante i weekeend e che poi riposano o picniccano sul pratone davanti alla basilica non ho mai visto individui volgari, non ho mai sentito schiamazzi e radioline a tutto volume, non ho mai incontrato rifiuti abbandonati. Ho spesso constatato che quando le persone arrivano davanti a San Pietro, sopratutto se è la prima volta, restano per un istante  in stupefatto silenzio.

2. RAPPORTO TRA BENE CULTURALE E AMBIENTE CIRCOSTANTE

L'esistenza di questo rapporto è (o è stato?) un elemento fondamentale della nostra cultura in fatto di protezione dei beni artistici e ambientali. Esso è particolarmente evidente nel caso di un edificio isolato, e non importa se è un castello su un colle fra campi coltivati o un tempio in un aspro paesaggio solitario (tipico caso, Segesta). San Pietro sopra Civate è un caso veramente tipico per la sua posizione isolata, in un ambiente piuttosto ruvido e selvatico, in forte contrasto con l’imponenza della costruzione che ti immagineresti piuttosto all'interno di una città.  Non la cappelletta che così spesso si può vedere in posizione solitaria in montagna, ma la grande basilica che se ne sta in splendido isolamento, solenne e suggestiva quanto è solenne e suggestivo il suo ambiente naturale.

3. LA MINACCIA DELLA CAVA

Protagonista è la Holcim, multinazionale svizzera del cemento, la più grande del mondo. Un cementificio Holcim è a Merone vicino a Erba. Si è mangiata mezzo Cornizzolo, la montagna che sovrasta a est San Pietro, e precisamente nel versante sud che guarda verso il piano d'Erba.

Una decina di anni fa l'azienda cominciò a comprare terreni sulle pendici del Cornizzolo per interposte persone senza che ne venisse dichiarato l'uso per una futura cava. Il progetto della cava venne fuori dopo. Questa nuova cava a 950 metri di altezza devasterebbe il crinale fra il rifugio Marisa Consigliere e la Basilica di San Pietro al Monte

Per molti anni questa restò solo una minaccia sospesa. Ma quest'anno la Holcim si è risvegliata data la prossima riapertura del Piano Cave della Provincia di Lecco. La Holcim sta agitando il consueto ricatto occupazionale, ma in modo pesantissimo coinvolgendo direttamente il personale come attivisti pro-cava nelle località vicine.

4. LA REAZIONE

Gli abitanti dei comuni vicini continuano a organizzare manifestazioni di lotta (per esempio, ogni anno il Cornizzolo-day)

È nato un Coordinamento Cornizzolo che coinvolge ben 57 associazioni localizzate in gran parte nel triangolo lariano, ma anche fuori dai suoi confini, per esempio a Lecco, Como, Varenna, Mandello...

5.COINVOLGERE ALTRE PERSONE

Gli abitanti della zona si stanno muovendo bene e stanno coinvolgendo molti nuovi soggetti nella loro battaglia. Ma, considerata la forza dell'avversario, bisogna allargarla il più possibile, anche al di fuori della zona interessata cercando di coinvolgere in particolar modo persone sensibili allo stretto legame fra un bene culturale e l'ambiente circostante. Per queste

persone non residenti nei dintorni il rapporto "bene culturale/ambiente" dovrebbe essere il punto focale, ancor più che la salvaguardia della montagna. Bisognerebbe far circolare l'idea che dar via libera alla cava è come distruggere San Pietro sopra Civate.

L'obiettivo  è che questa battaglia si estenda oltre il livello locale sino a diventar nazionale (o addirittura internazionale???)

Nell'azione di propaganda dovrebbe essere anche compreso l'"andate a vedere" Bisognerebbe convincere le persone che abitano in città non troppo lontane di andare a vedere sul posto. Altro è ragionare astrattamente di "insicindibile unità fra opera d'arte e paesaggio", altro è vedere con i propri occhi. E di questo viaggio esplorativo dovrebbe far parte anche l'enorme cava che già c'è sul Cornizzolo ("ecco, immaginate che diventerà così").

Evidentemente bisognerà coinvolgere la Soprintendenza i cui funzionari probabilmente sono a conoscenza del fatto ma forse non si rendono del tutto conto della sua gravità. Almeno non nei termini che ho prospettato.

E anche altre associazioni quali Italia Nostra, FAI, Legambiente...

Mi rendo conto che questa è una battaglia difficile. Avrebbe avuto più probabilità di successo 30-40 anni fa quando c'era ancora un minimo di legalità diffusa. Eppure mi sembra una battaglia che si deve fare, indipendentemente da un possibile risultato. Perché è una battaglia emblematica, simbolica che ne riassume innumerevoli altre.

Infatti:

-Da una parte: il cemento. Il cemento è il massimo simbolo del degrado del paesaggio. Pensate quante volte in articoli di urbanisti o ambientalisti ricorrono le espressioni "cementificazione" o "colata di cemento" Cemento è la base del consumo del territorio in tutte le sue forme, dalle villette a schiera alle grandi opere. L'Italia ne è la massima produttrice e consumatrice in Europa.

-Dall'altra parte: un luogo con un'atmosfera di straordinaria spiritualità. Sacralità dicevo prima. Un valore non esprimibile come dato oggettivo, difficilmente dimostrabile, che non coincide con la somma:

"valore paesaggistico-naturalistico + valore storico-artistico"

È semplicemente un'altra cosa. Ma chi l'ha sperimentato (qui o in un luogo di simili caratteristiche) sa benissimo di cosa si tratta.

Possiamo quindi sintetizzare: cemento contro spiritualità

Non è una battaglia che val la pena di tentare?

PER INFORMARSI:

siti: cerca in Google sotto:

-Basilica di San Pietro al Monte

-Holcim Civate

-Cornizzolo day 2012

-"2009, l'anno del cemento" WWF Italia

www.cornizzolonocava.com

www.patrimonioSOS.it (è anche possibile far delle segnalazioni)

http://www.blogdem.it/carlo-spreafico/

indirizzi email: coordinamentocornizzolo@gmail.com

                 info@nonsoloturismo.net

un libro fondamentale:

Salvatore Settis "Paesaggio, costituzione, cemento. La battaglia per l'ambiente contro il degrado civile" Einaudi

una citazione da Norberto Bobbio:

Qualche volta è accaduto che un granello di sabbia sollevato dal vento abbia fermato una macchina. Anche se ci fosse un miliardesimo di miliardesimo di probabilità che il granello sollevato dal vento vada a finire negli ingranaggi e ne arresti il movimento, la macchina che stiamo costruendo è troppo mostruosa perché non valga la pena di sfidare il destino