Comunicato stampa
LA CRUDA SPIRITUALITÀ DI FLANNERY O’CONNOR
parte prima: BRAVA GENTE DI CAMPAGNA
da Flannery O’Connor
drammaturgia e regia di Elisabetta Raimondi
con Gaia Caimi, Andrea Monguzzi, Elisabetta Raimondi, Davide Roberto, Camilla Rossi
musica Matteo Redaelli
produzione SENZASPAZIO
GIARDINI di AUCHAN MONZA
VENERDÌ 29 GIUGNO 2012ore 21.30
Per la seconda estate consecutiva il gruppo culturale Senzaspazio ha accolto l’invito di Auchan Monza e venerdì 29 giugno 2012 alle ore 21.30 presenterà, sul palco deisuoi Giardini di via Lario 17, lasua ultima produzione intitolata Brava gente di campagna, una letturascenica con musica dal vivo, tratta dal racconto Good country people della scrittriceamericana Flannery O’Connor, pubblicato per la prima volta nel 1955. L’elaborazione drammaturgica e la regia sono curate da Elisabetta Raimondi che, come sempreinsieme al gruppo Senzaspazio, continua il percorso di esplorazione di grandiautori statunitensi, dopo gli spettacoli incentrati su John Steinbeck e su PaulAuster realizzati rispettivamente nel 2010 e nel 2011.
Questa volta lostudio si è focalizzato su un’originalissimaautrice del sud degli Stati Uniti, nata nel 1925 e morta a soli 39 anni perle conseguenze del lupus eritematoso, l’implacabile malattia che l’afflisse percirca vent’anni. Lo spettacolo, molto più di una semplice lettura ma non ancorauna messinscena vera e propria, da un lato permette agli attori di saggiare lacredibilità dell’interpretazione che hanno scelto di dare ai vari personaggi, edall’altro permette al pubblico di accostarsi ad una scrittrice potente egeniale, ancora poco conosciuta in Italia nonostante sia ritenuta una dellevoci più influenti della letteratura americana del secolo scorso.
La lettura scenicache Senzaspazio presenta ai Giardini di Auchan rientra peraltro in un lavoropiù ampio, intitolato La cruda spiritualità di Flannery O’Connor,di cui lo spettacolo del 29 giugno costituisce il primo stadio. Oltre ad unallestimento più completo di questa lettura scenica, cui Senzaspaizo sidedicherà in futuro, è infatti già in fase di lavorazione avanzata un progettomultimediale tratto da uno degli ultimi racconti dell’autrice americana, Revelation,pubblicato postumo nel 1965, che Senzaspazio porterà in scena la prossimastagione.
In entrambi i lavori Camilla Rossi interpreta la stessaFlannery O’Connor, che, compatibilmente con i vari stadi della malattia, tennespesso conferenze e reading in giro per gli Stati Uniti. Per quanto riguardainvece esclusivamente Brava gente dicampagna, i personaggi del racconto sono interpretati da Gaia Caimi, Andrea Monguzzi, ElisabettaRaimondi e Davide Roberto. Allachitarra di Matteo Redaelli è ancorauna volta affidato il compito di sottolineare le atmosfere delle varie scenecon brani musicali da lui stesso composti. Alle luci Davide Mosca.
L’ingresso è gratuito.
Il posteggio auto si trova nelle zone arancione e blu del piano -3,raggiungibile direttamente dal primo ingresso di via Lario (dopo il Rondò deiPini a destra)
A proposito di Flannery O’Connor
Capita a volte adalcuni artisti di venire incasellati in definizioni molto riduttive, se non addirittura fuorvianti. Così è successo a Flannery O’Connor denominata a seconda dei casi scrittrice “cattolica”, “grottesca”, “gotica”, “del sud”,oppure “gotica del sud” che nell’espressione originale “southern gothic” suonaalmeno un po’ meglio. Tutte etichette che esprimono indiscutibilmente alcuniaspetti della sua narrativa, ma nessuna delle quali ne restituisce ladimensione universale e simbolica, che invece attiene tanto al suo lavoroquanto alla consapevolezza che del suo lavoro lei stessa aveva. Che FlanneryO’Connor fosse una donna del “profondo sud” è testimoniato non solo dalla suabreve vita vissuta quasi interamente in una fattoria di Milledgeville inGeorgia insieme alla madre e ad un allevamento di pavoni, ma anchedall’ambientazione dei due romanzi e della trentina di racconti che costituiscono la sua produzionenarrativa e che si svolgono per lo più nella cosiddetta “Bible belt”, lacintura della Bibbia di quel sud prevalentemente rurale, protestante erazzista, che l’autrice ha descritto con tanta concretezza ed efficacia. Quantoal suo essere “gotica”, è altrettanto indiscutibile che gli elementi tipici diquel genere letterario quali il mistero, il male, le deformazioni, la morte, l’horrorinsomma, siano una costante della sua narrativa. Così come lo è l’improntagrottesca che caratterizza molti dei suoi personaggi, in cui la frattura traciò che credono di essere e ciò che in realtà sono crea situazioniparadossalmente comiche. Quanto poi alla incrollabile e profonda fedecattolica, che non la abbandonò mai nemmeno nei momenti peggiori dellamalattia, essa risuona costantemente nelle sue storie. Storieanticonvenzionali, per nulla conformi ai buoni sentimenti e al moralismo facileche generalmente si associano all’idea di letteratura cristiana. Storie allacui lettura un certo tipo di cattolici, quelli che Flannery non esita a definire “vittimedi concezione estetica provinciale e di isolamento culturale”,inorridirebbero. Storie dove il male e il peccato non sono ipocritamentenascosti come se non esistessero, perché Flannery O’Connor sa che esistono, eli mette in scena continuamente. E lo fa in una maniera talmente cruda chepersino Quentin Tarantino ha assunto la scrittrice come modello letterario diriferimento per i suoi film, così come hanno fatto Bruce Springsteen o NickCave, che di storie di “maledette” ne hanno composte e cantate tante. Flannerynon sente di sporcarsi le mani o la coscienza nel presentare la violenza, e non solo perché la violenza fa parte dellavita, ma anche perché è convinta che spesso la grazia divina si manifestiproprio attraverso di essa. Ma è altresì convinta che stia sempre e comunquealla scelta individuale degli esseri umani la decisione di come reagire aglisconvolgimenti che il violento intervento della grazia porta con sé.
Oggi FlanneryO’Connor è considerata una scrittrice di culto da tutti coloro che sanno vederequanto le sue storie sorprendenti trascendano la limitatezza geografica, socialee religiosa della loro ambientazione. E se riescono a farlo è grazie allaconcretezza con cui “quegli” ambienti e “quei” personaggi vengono presentati,permettendo al reale di assumere un significato simbolico che va al di là degliapparenti confini temporali, spaziali, sociali e religiosi delle storie. È unpo’ come per i quadri di Edward Hopper, il grande pittore del “realismoamericano”, quello dei bar notturni e diurni, delle vertine dei negozi nellestrade deserte, delle pompe di benzina su strade che portano chissà dove, delledonne alle finestre di stanze anonime, degli interni di uffici e di vagoniferroviari e di stanze di alberghi o di appartamenti sbirciati dall’esternoattraverso una finestra, di case solitarie forse abitate forse abbandonate.Immagini tipicamente americane, ma talmente sospese, enigmatiche e misterioseda apparire simboli universali della condizione umana. È probabilmente per viadi questa analogia tra i due artisti, così abili nel trascendere il realeattraverso il reale, che parecchie edizioni italiane dei racconti di FlanneryO’Connor hanno in copertina alcuni quadri di Hopper. È sicuramente per questaanalogia che nella realizzazione della locandina del progetto di SENZASPAZIO suFlannery O’Connor è stata fortissima la tentazione di utilizzare un dipinto diHopper. Poi però il gioco e il divertimento hanno avuto la meglio sulleriflessioni serie ed esistenziali, e così l’immagine di questo altro marchionazionale della pittura americana che è “American Gothic” di Grant Wood, ci èparso ideale per sottolineare il taglio gotico-grottesco, e anche un po’postmoderno, con il quale abbiamo impostato il nostro lavoro, nella convinzioneche la grande ironia di Flannery saprebbe perdonare le libertà che ci siamopermessi di prenderci.