Il convegno della CGIL di Monza e Brianza di lunedì 15 sul futuro della provincia ha registrato un dibattito importante: senza indulgenze alla propaganda politica gli intervenuti hanno dato un contributo decisamente serio e approfondito alla riflessione sul senso e sul futuro delle autonomie territoriali nel loro complesso. Sono stati sviluppati ragionamenti importanti sul valore dei governi territoriali, poggiando su argomenti legati ai temi della democrazia, del federalismo, della sussidiarietà pure in un contesto di grave crisi economica e di credibilità della politica e delle istituzioni stesse. Lo sforzo degli organizzatori è stato quello di richiamare i responsabili della governance del territorio brianzolo alle ricadute che la soppressione delle province avrà sull’accessibilità, la qualità, l’organizzazione dei servizi rivolti ai cittadini, già oggi “vittime” del patto di stabilità e dei tagli in materia di finanza locale e in futuro destinatari di ulteriori “razionalizzazioni” nell’organizzazione di servizi quali le politiche attive per il lavoro, la tutela ambientale, il trasporto pubblico locale, le prestazioni assistenziali e sanitarie. Materie queste coinvolte a diverso titolo nelle disposizioni relative alla “spending review” del Governo in materia di ridisegno dell’intervento pubblico sul welfare e di ridisegno degli ambiti provinciali.
Già nella lunga e articolata relazione di Maurizio Laini, segretario generale della CGIL Brianza, le preoccupazioni del sindacato sono emerse con tutta evidenza, a partire dalle considerazioni negative sul ridimensionamento delle funzioni delle province che verranno: “Tutte le province sono “morte”, non solo quelle soppresse o accorpate. Anche quelle che festeggiano la propria “salvezza” sulla base dei criteri del decreto sono province declassate; saranno luoghi di confronto, di discussione (nel migliore dei casi), impotenti però di fronte a scelte che pure riguarderanno il governo territoriale.Anche se (voglio dire) Monza e Brianza fosse conservata dopo il dibattito di domani in Regione e dopo l’atto risolutivo del Governo a fine ottobre o giù di lì (e dubito fortemente che ciò si verifichi) la nuova provincia di monza e Brianza sarebbe un’altra cosa. Mortificata. Pressoché svuotata. Così le “salve” Brescia, Bergamo e Pavia.”
Il segretario della CGIL ha rincarato:”La sensazione è che il combinato disposto della Spending Review – dei tagli, in volgare – alla sanità, alla scuola, alla finanza locale accompagni un progressivo ritrarsi del pubblico, al progressivo contrarsi dello stato sociale lasciando al mercato tout court e ai suoi costi la soluzione di bisogni anche primari dei cittadini.Per quanto ci riguarda era meglio che Regioni, Province, Comuni fossero rivisti sulla base di funzioni individuate in modo razionale, di indicatori di efficacia attesa e di efficienza nei confronti dei cittadini”.
Sulle scelte che la provincia Monza e Brianza attende Laini ha espresso con chiarezza le opzioni della CGIL:”La CGIL di Monza e Brianza preferisce il mantenimento della provincia. Ma in subordine pensa ad un accorpamento con territori con un’analoga vocazione economica e sociale, primo fra tutti Lecco. Per noi il sistema produttivo e il lavoro hanno un rilievo ovvio. Vista da questo punto di vista la strada dell’accorpamento con Lecco potrebbe persino rivelarsi per Monza una buona prospettiva: per questo occorrerà presidiare il percorso facendo attenzione che la proposta della Regione Lombardia sia coerente con la situazione che abbiamo descritto e possa essere assunta realisticamente dal Governo e dal Parlamento”.
Più cauto e istituzionale il giudizio del Prefetto della provincia di Monza e Brianza Giovanna Vilasi, che ha aperto gli interventi. Ha difeso il valore delle province e la necessità di ambiti di governo territoriale intermedio tra Regione e Comuni, dichiarandosi d’accordo con la necessità, però, di rivedere gli ambiti provinciali e il numero delle province. “Dal punto di vista delle funzioni, però – ha sostenuto la dottoressa Vilasi – il percorso da chiarire e da compiere è ancora lungo. Niente vieta che funzioni restituite alle Regioni o allo Stato possano essere redistribuite attraverso deleghe. E per quanto riguarda il Ministero degli Interni da cui le Prefetture dipendono – ha concluso il Prefetto – è certo che la riorganizzazione non penalizzerà i cittadini e le funzioni e le attività che oggi vengono garantite sul territorio”.
Deciso e come sempre moderatamente aggressivo, il Presidente della Provincia Dario Allevi ha ripetuto la propria posizione, peraltro rappresentata più volte in regione e presso il Cal (Comitato delle Autonomie Locali) della Lombardia: “La densità di popolazione e in particolare la densità di imprese, di attività economiche della provincia di Monza e Brianza giustificano la richiesta di deroga. Non solo: dimostrano come siano sbagliati e insufficienti i criteri individuati per la riduzione del numero delle province”. Anzi, ha ribadito Allevi:”Ci sono decine di province “salve” meno popolose di monza e intere regioni meno significative dal punto di vista del prodotto interno lordo: perché questo accanimento con le province? Solo perché sono l’anello più debole della catena delle autonomie locali? Perché non rivedere il numero dei Comuni e quello delle Regioni, insieme a quello delle Province? Del resto lo spettacolo indecente dei costi gonfiati della politica riguarda senz’altro più le Regioni, lo vediamo in questi giorni, piuttosto che le province”.
Molto netta anche la posizione del presidente della Camera di Commercio Carlo Edoardo Valli, che ha sostenuto la necessità di mantenere la provincia “per la quale ci siamo battuti con determinazione e convinzione” di Monza e Brianza così com’è. “Mai con Milano e nessun accorpamento– ha sostenuto Valli – a maggior ragione ora che le cose cominciano a funzionare e si possono apprezzare gli effetti di politiche territoriali di sostegno alle imprese e al lavoro”.
E’ convinto della necessità di tutelare la provincia anche il Sindaco di Monza Roberto Scanagatti: “Siamo convinti della necessità di razionalizzare e di spendere bene il denaro pubblico – ha affermato –ma siamo anche convinti delle potenzialità di questo territorio e dell’utilità un ente intermedio funzionale alle esigenze territoriali. E siamo convinti –ha detto Scanagatti – che le regole fissate nel decreto debbano valere per tutti, qualora la discussione sul futuro delle province lombarde non si concludesse con una condivisione unanime: Monza deve rimanere città capoluogo così come previsto, al di là degli accorpamenti che si realizzeranno”.
L’approccio di Renato Mattioni, segretario generale della Camera di Commercio di MB è stato diverso e originale: “E’ una questione di democrazia, di partecipazione, di abitudine del paese a costruire le scelte che lo riguardano. Si tratta di conservare la dimensione territoriale insieme al profilo economico, produttivo, sociale dei sistemi che nel tempo hanno dimostrato di possedere una loro identità. L’offerta che il Governo mette sul tavolo è quella di un nuovo centralismo, inutile nell’era della globalizzazione: non sono gli stati nazionali a governare il rapporto con l’economia globale, ma i territori con i loro sistemi. E’ paradossale cancellare il rispecchiamento istituzionale a questo valore dell’impresa e del lavoro radicato nei territori”.
Nella seconda parte del seminario sono invece emerse altre valutazioni, centrate sulle ragioni della “spending review” e sull’urgenza di intervenire sulla qualità della spesa nonchè sulla razionalità dell’attuale organizzazione dei servizi territoriali. A diverso titolo si iscrivono a questa corrente di pensiero (“non necessariamente ridimensionare ruolo e numero delle province provocherà una riduzione dei servizi ai cittadini: anzi, si tratta di compiere una straordinaria operazione di innovazione organizzativa a beneficio dei cittadini stessi, efficientizzando la macchina pubblica e coordinandola con il privato” secondo il Direttore Regionale dell’Agenzia per l’Ambiente Umberto Benezzoli, Mauro Boati, consulente di Italia Lavoro, Fulvia Colombini,della Segreteria Regionale della CGIL, Benezzoli, appunto, e, in parte, Florindo Oliverio, segretario generale della Funzione Pubblica CGIL della Lombardia. Per questi relatori “la sfida è a governare questo ridisegno delle autonomie locali lavorando sulla riprogettazione dei servizi e badando all’efficacia dei loro interventi. In fondo, le province, titolari di importanti responsabilità di governo, fin qui come hanno assolto al loro ruolo? Come la pensano i cittadini rispetto all’efficacia del rapporto tra Provincia e utenti?”.
Del resto, su una valutazione tutti, nessuno escluso, i relatori si sono trovati concordi: la credibilità della politica e delle istituzioni è vicina allo zero. La sfiducia dei cittadini, il loro livore nei confronti del malcostume conclamato e degli scandali di questi ultimi tempi costituisce un ambiente non cartamente favorevole ad una pacata riflessione di merito sul disegno istituzionale del nostro paese: se il Governo ha deciso di virare ad “U” sui temi dell’autonomia territoriale, di invertire il percorso di valorizzazione del livelli di governo intermedi lo fa con il consenso della gran parte della popolazione.
Rimane la sconsolata dichiarazione, in chiusura, della delegata della RSU dell’ASL di monza e BrianzaMaria Grazia Frigerio:”Questa è l’ennesima rivoluzione organizzativa. Senza cambiare fisicamente posto di lavoro e mansioni, ho attraversato progetti di riorganizzazione, obiettivi di innovazione, cambi di nome delle strutture e cambi della governance; cambi di confini del territorio da servire e trasformazioni della struttura dei servizi. Siamo sicuri che i cittadini abbiano apprezzato le curve e i ribaltamenti? E noi lavoratori, che da dentro vediamo le difficoltà e le fatiche quotidiane a tenere in piedi i servizi nonostante i tagli, noi, chi ci ascolta?”.
Monza, 16 ottobre 2012
Ufficio Segreteria e Comunicazione
CGIL Monza e Brianza
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