Che fine ha fatto il “bus a chiamata” a Monza? Non si è mai visto, eppure ha avuto fondi europei. Sarebbe più che mai l’ideale per la nostra città Che fine ha fatto il “bus a chiamata” a Monza? Nel gennaio 2009 la TPM era pronta a sperimentarlo e per questo aveva investito 60mila euro nella tecnologia necessaria. Ma con il passaggio a NET, proprio nel luglio di quell’anno, la sperimentazione non è mai stata fatta e il sistema acquistato è stato rottamato prima ancora di essere utilizzato. C'è di più. Questa sperimentazione faceva parte originariamente del programma “Civitas-Archimedes” finanziato dall'Unione Europea a Monza con quasi un milione di euro. Non è semplice ricostruire quale parte sia stata assegnata al “bus a chiamata” e se tale parte, poiché inutilizzata, sia mai stata restituita. Diciamo che risulta poco chiaro il destino di almeno 30mila euro dei fondi comunitari.
Il “bus a domanda” (o taxibus) era stato inizialmente proposto dalla nostra Associazione nel 2002. Si tratta di un sistema di trasporto ideale per le aree a bassa domanda, come la nostra, e all’estero ha risolto positivamente il problema in diverse città, diventando tra l’altro un mezzo apprezzato e “di moda”. Autobus piccoli con percorsi molto flessibili raccolgono i passeggeri che prenotano telefonicamente. Un gestionale software-GPS ottimizza i tragitti e li comunica ai mezzi a seconda delle necessità. A seguito di una nostra campagna pressante, mirata a sottilineare i pregi del “bus a chiamata” anche nelle ore diurne e la possibilità di sperimentarlo con fondi europei, nel 2007 il Comune aveva presentato domanda all’Unione per aderire al programma “Civitas-Archimedes III (2008-2012)” con una serie di mini-progetti per la mobilità sostenibile, tra i quali il più significativo era appunto quello del “taxibus”. Monza si era aggiudicata i fondi insieme ad altre cinque città europee.
Dice Isabella Tavazzi, portavoce del Comitato San Fruttuoso 2000: “Se quella sperimentazione fosse stata avviata, oggi Monza avrebbe un servizio di trasporto pubblico molto avanzato e in grado di offrire la flessibilità che il momento di crisi richiede. Non sarebbe neanche stato necessaria, e comunque non avrebbe avuto un impatto tanto negativo sugli utenti, la soppressione di linee tradizionali come la Z266 e come le corse serali. Ci piacerebbe sapere perché il taxibus è stato abbandonato e che fine hanno fatto i
fondi europei ad esso destinati”.