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La buona terra di Lombardia
Proposte di legge e impegno dei candidati: a quando una legge per la tutela dei suoli e il rilancio delle città?
Venerdì, 8 febbraio 2013, ore 9.30 – Sala Stecca degli Artigiani, via De Castillia 26, M2 Gioia
La tutela del territorio è presente nei programmi e nelle proposte di chi si candida a governare?
L'ultimo ventennio ha lasciato un forte segno su una delle terre più generose del continente: la terra lombarda, la sua pianura coltivata, i paesaggi montani, i grandi laghi, i paesaggi urbani hanno subito una trasformazione senza precedenti. Le forze di un mercato altamente speculativo hanno agito in modo sregolato, infliggendo vaste ferite al paesaggio ed erodendo le superfici agricole per lasciarsi alle spalle spazi urbani destrutturati.
Abbiamo perso, in modo irreversibile, porzioni rilevanti delle superfici produttive e forestali, dimenticando che il suolo è la risorsa naturale più strategica per il benessere dell'intera comunità. E le città si sono smembrate in uno sconfinato e irrazionale sparpagliamento.
Da alcuni anni il problema è stato colto nella sua gravità divenendo oggetto di proposte legislative, nazionali e regionali, per fermare il consumo di suolo. Tutte proposte scivolate in fondo alle priorità. Eppure la cura del territorio e delle città rappresenta una grande sfida contemporanea, che chiede poche regole chiare e un forte indirizzo qualitativo per il settore delle costruzioni.
Il rinnovo delle assemblee legislative porterà con sé anche un efficace impegno alla tutela e alla valorizzazione del territorio, o rivedremo il teatrino del 'vorrei ma non ora'? La Lombardia ha già ceduto molto spazio alla tristezza di paesaggi senz'anima, non c'è altro tempo da perdere.
Interventi di:
Damiano Di Simine, Legambiente Lombardia, Claudio De Albertis, presidente ANCE Assimpredil, Ettore Prandini, presidente Coldiretti Lombardia
Le proposte di legge nazionali per difendere il suolo e la bellezza:
Monica Frassoni – candidata SEL al Senato, Ermete Realacci – candidato PD alla Camera, Ilaria Borletti Buitoni – candidata Lista Monti alla Camera
Nuove regole per difendere il suolo di Lombardia: invitati al confronto i candidati consiglieri regionali
Luca Agnelli – Lega Nord, Andrea Boitani - Lombardia con Ambrosoli, Roberta Capotosti - Fratelli d'Italia, Chiara Cremonesi – SEL, Edoardo Croci – Lombardia Civica, Bruno Dapei – PDL, Diana De Marchi - PD, Andrea Di Stefano – Etico a Sinistra, Renato Plati – M5S, Stefano Zamponi - Italia dei Valori
Conclusione ore 13.00
NEWS:
Parco dello Stelvio, Legambiente: “No ad accordi elettorali ai danni della natura, occorre una gestione che superi le frontiere”
Legambiente, CAI e Federparchi non ci stanno a infilare le grandi aree protette alpine nel tritacarne degli accordi pre elettorali: è il caso dello Stelvio, il più grande parco nazionale delle Alpi, da due anni privo di una governance in seguito al colpo di mano tentato da Berlusconi e Durnwalder per ottenerne lo smembramento in tre aree protette provinciali, 'imbarcando' i parlamentari autonomisti dell'Alto Adige nel sostegno al governo di allora e tagliando fuori la Lombardia. A farne le spese è stato il Parco Nazionale, da tempo privo di organi dirigenti e paralizzato nello sviluppo di nuovi progetti. Adesso la corsa a 'reclutare' il voto autonomista si ripete, a parti invertite, ed è il PD che promette di sacrificare il parco sull'altare delle convenienze elettorali, nonostante le parole definitive pronunciate dal Presidente della Repubblica che ha impedito che la divisione del parco andasse in porto. “Il parco dello Stelvio è un patrimonio ecologicamente unitario, e l'ultima cosa di cui hanno bisogno stambecchi e galli cedroni sono gli steccati di confine - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - Sicuramente c'è bisogno di un rilancio delle politiche di conservazione della natura, e di una riforma dell'organismo di gestione che permetta di superare gli ostacoli burocratici che da decenni paralizzano l'operatività dell'ente”. Di seguito, la nota congiunta di CAI, Legambiente e Federparchi:
“Il Parco Nazionale dello Stelvio è in una situazione indefinita dalla fine del 2010, da quando un decreto del Consiglio dei Ministri ne propose lo spacchettamento con la tripartizione tra le Province autonome di Trento e Bolzano e la Regione Lombardia, chiedendo la soppressione del Consorzio del Parco e azzerandone subito il Consiglio Direttivo e ottenendo di fatto un declassamento dell’area protetta da Parco Nazionale a una entità ancora indefinita. E’ vero che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha poi firmato il decreto in questione (per la mancanza d’intesa con la Regione Lombardia e per l’evidente contrasto con la Legge Nazionale sulle Aree Protette), salvaguardando l’unitarietà del Parco Nazionale e impedendone così l’entrata in vigore, ma oggi il caso Stelvio torna di attualità e sarà sicuramente affrontato dal nuovo governo nei prossimi mesi. In che modo? Si parla di dare seguito all'accordo del dicembre 2010. Infatti si parla di un accordo elettorale già raggiunto tra il PD di Bersani e la Südtiroler Volkspartei (Bolzano) su quanto avviato dal Governo Berlusconi per la provincializzazione del Parco Nazionale dello Stelvio. Senza entrare in polemica con nessuno, Federparchi, Legambiente e Club Alpino Italiano ritengono che lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio non abbia ragione di essere compiuto e non vedono ricadute positive da questo passaggio, oltre a essere, per il PD, un passo indietro rispetto all’azione di suoi due Senatori Ferrante e Della Seta che con le loro prese di posizione e denunce in Senato, evitarono proprio lo smembramento del Parco. L’assetto unitario del Parco, istituito quasi 80 anni fa (per il 70 per cento ricadente nel territorio lombardo) non può essere messo in discussione ed è un segnale che dimostra incompetenza nelle politiche di conservazione. Agli enti locali, che hanno il ruolo più importante nella gestione delle aree protette nazionali a partire dalla composizione degli organi (e in questa direzione le nostre associazioni stanno da tempo lavorando, per esempio nel portare contributi ‘local’ alla stesura della nuova 394) compete l'impegno per rilanciare, a livello europeo, transnazionale, la prospettiva di un Parco con il prestigio e la storia dello Stelvio. Smembrare, rimarcare confini che la natura non riconosce, piegarsi a logiche politiche in cui valori affermati e tutelati, di territori e tradizioni, passano in secondo piano, creerebbe gravi danni all'ambiente. Oggi è prioritario riavviare la piena funzionalità dell'Ente Parco con il rinnovo degli organi collegiali, compito che compete al Ministro dell'Ambiente. L'efficace e rispondente gestione del territorio ha bisogno di confronti tra gli interlocutori interessati: provinciali, regionali, nazionali e oltre. L’impegno futuro va profuso nel fissare nuovi obiettivi di conservazione, aperti al territorio e lungimiranti, magari insieme al Parco svizzero dell’Engadina o agli altri parchi vicini”. (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 25 gennaio)
Autostrade? ben venga una revisione critica dei mega programmi del recente passato
Ci sono voluti 10 anni di continue denunce ambientaliste per arrivare, finalmente, alla riflessione di cui si è fatto portatore il candidato presidente Ambrosoli: la Lombardia deve sottoporre a una revisione critica i progetti di investimenti per gigantesche nuove autostrade che ne erodono il territorio, operando un severo confronto tra costi e benefici anche di quelle opere per le quali sono stati aperti improvvidamente cantieri privi di qualsivoglia garanzia di copertura economica, come nel caso della TEM.
E' vero quanto afferma Andrea Boitani, candidato alle elezioni regionali lombarde nella lista civica a sostegno di Umberto Ambrosoli, su Pedemontana, opera per cui si è arrivati all'irrazionale: disponendo di 1,2 miliardi di finanziamento statale, li si è sprecati per realizzare il tratto in assoluto meno utile, quello che devasta i boschi insubrici per duplicare il collegamento già esistente (ma gratuito) delle autostrade dei laghi per Malpensa, invece di fare gli interventi davvero necessari per decongestionare il nodo brianzolo. Si sono buttati all'aria soldi pubblici per assecondare interessi di lobby finanziarie, invece di farsi carico dei problemi concreti delle imprese e dei cittadini alle prese con i problemi di traffico. Problemi che avrebbero potuto essere risolti con interventi più 'soft' e mirati, su viabilità e logistica intermodale, sicuramente meno costosi e di minore impatto ambientale rispetto a una gigantesca autostrada nell'area più densamente popolata d'Italia. Non è davvero il caso di ripetere quel grave errore.
“Ai candidati al governo della Lombardia chiediamo un approfondimento sulla grande avventura autostradale montata per anni da Formigoni e da alcune banche, che hanno dimenticato imprese e famiglie per sostenere una scommessa esauritasi nell'attuale evidente collasso finanziario – dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - purtroppo molti danni sono già stati fatti ed è impossibile ora azzerare la inutile devastazione ambientale di BreBeMi, ma molti cantieri inutili possono ancora essere evitati, nel Parco Sud e in Brianza, per salvaguardare il suolo agricolo e investire le risorse disponibili sugli interventi davvero prioritari per il tessuto produttivo della Lombardia”.
Da Legambiente anche un sostegno esplicito ai punti qualificanti della proposta dei costruttori di ANCE, in particolare quelli che riguardano il grande programma di piccole opere, per la manutenzione diffusa del territorio e delle città, dalle opere di collettamento fognario alle sistemazioni della viabilità. “Si tratta di opere da troppo tempo rinviate – insiste Di Simine - ma che sono fondamentali per i cittadini e per l'ambiente, come nel caso degli investimenti plurimiliardari nel settore delle fognature, e che possono garantire la tenuta del sistema di imprese di un settore, quello delle costruzioni, che non può vivere solo di grandi appalti pubblici, per di più mascherati con velleitari project financing”. (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 30 gennaio)
Grandi opere inutili: Legambiente va sulla 'Corda Molle', appena inaugurata, semi deserta
Solo 4500 veicoli al giorno nei due sensi di marcia: la tangenziale sud di Brescia è praticamente deserta ed entra di diritto nel lungo e triste elenco delle opere inutili del profondo nord. A 10 mesi dalla inaugurazione della “corda molle”, così come viene chiamata questa strada, Legambiente è andata direttamente a fare i conti in tasca alla tangenziale e ha contato, uno per uno, il numero dei veicoli giornalieri da cui viene percorsa. E dati alla mano, emerge che la strada ha un coefficiente di utilizzazione solo del 5,6%, visto che la sua capacità giornaliera è di 80mila veicoli.
“I risultati sono avvilenti – dichiara Dario Balotta, responsabile trasporti Legambiente Lombardia - se si pensa all’enorme spesa di 206 milioni per 17 km di lingua d’asfalto, realizzati sulla vecchia provinciale n.16, tra Azzano-Mella e Montichiari. Una spesa da capogiro, che non ha nessun riscontro in Europa”.
Trascorsi 10 mesi dalla “trionfale” inaugurazione, le promesse dell’ex assessore Raffaele Cattaneo non si sono avverate. La corda Molle non ha assorbito il traffico della A4, non ha decongestionato il nodo di Brescia e non ha velocizzato i flussi di lunga percorrenza est-ovest, visto che il traffico è prevalentemente locale. L’unica novità è stata quella che chi percorre la bretella, entrando o uscendo dal Casello di BS sud, deve pure pagare il pedaggio per il tratto locale.
“Invitiamo tutti i candidati alle prossime elezioni a dire basta alle opere inutili, che consumano grandi quantità di terreno agricolo e ingenti risorse pubbliche, che potrebbero essere meglio spese – insiste Balotta - Gli investimenti pubblici, prima di essere avviati, devono essere sottoposti ad una attenta analisi costi-benefici e non alle sensibilità elettorali del momento e alle pressioni dei costruttori. Comunque la ripresa economica non passa da un aumento della velocità commerciale di qualche chilometro orario, ma dall’adozione di nuove tecnologie da parte delle imprese e da un maggiore accesso al credito. Dopo il fallimento di Montichiari, questa è la seconda figuraccia di politici e amministratori locali, e potrebbe anche essercene un’altra in arrivo: quella del Metrobus di Brescia”. (Ufficio Stampa Legambiente Lombardia, 31 gennaio)
La catastrofe autostradale lombarda: anche la TEM in via di decomposizione
TEM sta seguendo velocemente Pedemontana verso la liquidazione e così i grandi progetti autostradali lombardi si liquefano uno ad uno, e le banche si ritirano da investimenti che, più che a rischio, sono chiaramente fallimentari. La TEM dunque sembra essere la prossima vittima del rinsavimento dei suoi principali azionisti - la soc. Serravalle, Banca Intesa e Aspi (gruppo Benetton) - che al momento dell'aumento di capitale hanno chiuso la borsa. A proposito della TEM il commento di Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia, è implacabile: “Evidentemente le cose sono cambiate e questo progetto non più è in grado di garantire ai soci un adeguato rendimento del capitale investito (1,8 mld). Sempre che lo sia mai stato. Pesano senza dubbio l'aumento dei costi, l'insostenibilità ambientale, l'opposizione delle popolazioni interessate. Ma anche fantasiose previsioni di traffico che hanno addirittura portato Banca intesa alla creazione di speciali settori per il finanziamento di opere improbabili”. Soldi dei risparmiatori sparsi nei campi, mentre giovani e imprese faticano a ottenere credito per fare investimenti produttivi? L'auspicio di Balotta è per un cambiamento di rotta: “D'ora in avanti le banche ritornino a fare il loro mestiere e concedano alle imprese e alle famiglie finanziamenti e mutui e la Provincia di Milano si dedichi alla manutenzione delle strade già esistenti. Senza più avventure insensate con il conto a carico della collettività lombarda”.
Ma il conto che la collettività lombarda dovrà pagare non sarà solo quello di una stretta alla liquidità degli istituti di credito, ma anche quella che ormai si profila come una pesante eredità di grandi cantieri aperti improvvidamente in mezzo a zone agricole e parchi naturali, con pesanti danni ambientali e perdite di produzioni agricole. “La Lombardia deve avere il coraggio di voltare pagina e di farlo in fretta, per evitare nuove inutili e costose colate di cemento - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - già oggi sono aperti decine di grandi cantieri per opere il cui futuro è quanto di più incerto, tra TEM, Pedemontana e opere connesse a Expo. A chi competerà il costo per la bonifica e il ripristino di quei terreni, che devono tornare ad essere agricoli?” (ufficio stampa Legambiente Lombardia, 1 febbraio)
Expo: Formigoni non più commissario se perde le elezioni? meglio se esce subito, sennò si assuma le sue responsabilità fino in fondo
“Non possiamo evitare il sarcasmo di fronte all'annuncio di Formigoni, che intende legare all'esito elettorale la sua permanenza nell'ufficio di Commissario Straordinario per Expo. Un ruolo che fino ad oggi è stato utilizzato solo per eludere le necessarie valutazioni ambientali e le opportune valutazioni di utilità delle opere finanziate con soldi dello Stato”. E' questo il commento di Legambiente Lombardia in merito alle dichiarazioni dell'ex presidente regionale. “Il commissario Formigoni decida: o resta in carica e si assume tutte le responsabilità, oppure meglio che esca subito, senza troppi annunci e senza neanche attendere l'esito delle elezioni - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - A lui devono essere attribuiti conflitti istituzionali e situazioni di prolungato stallo delle progettazioni per Expo, il cui risultato sarà inevitabilmente un evento sottotono e un corollario di errori e di progetti mal fatti e ambientalmente devastanti”. L'associazione non fa sconti a nessuno, neanche alle amministrazioni succedutesi al Comune di Milano, sulle responsabilità istituzionali che hanno portato alla situazione attuale. “Come cittadini -insiste Di Simine - prima che come ambientalisti, non possiamo fare a meno di indignarci per le opere pagate con i soldi di tutti, finanziate come indispensabili per Expo, e rivelatesi tutt'altro: come il gigantesco raccordo autostradale da 150 milioni in costruzione tra Pero e l'autostrada dei Laghi, che è un inutile doppione della nuova, e sottoutilizzata, viabilità del polo fieristico, e che non prevede nemmeno la possibilità di accesso all'esposizione”. (Ufficio Stampa Legambiente Lombardia, 5 febbraio)
Rapporto ISPRA sul consumo di suolo: Adesso nessuno può dire 'non lo sapevo', subito una legge per difendere il territorio
“Da parte di chi oggi si candida a governare la regione ci aspettiamo un impegno forte e chiaro a portare avanti provvedimenti che introducano una legge per la tutela del suolo, come ad esempio la proposta di iniziativa popolare che avevamo consegnato alla precedente amministrazione regionale, insieme a 13mila firme di cittadini lombardi, ma che non è mai approdata alla discussione del Consiglio” - dichiara il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine a commento dei dati divulgati oggi da ISPRA sul consumo di suolo che indicano la Lombardia tristemente in testa nella classifica delle regioni che erodono territorio per far posto a nuovo cemento. Numeri, quelli del rapporto ISPRA, che confermano il quadro di conoscenze su una materia che fino a pochi anni fa non era nemmeno considerata un problema, prima che Legambiente lo denunciasse come grave emergenza ambientale documentandola grazie al lavoro del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo costituito con INU e Politecnico di Milano. Il consumo di suolo è entrato anche nel vocabolario della politica, ma finora alle parole non hanno fatto seguito fatti concreti. E le analisi scientifiche su area vasta devono ora fare spazio a rilievi su una scala più adeguata a incidere sulle cause del degrado, che avviene a livello di decisioni urbanistiche prese da migliaia di comuni che non rinunciano ad utilizzare un bene comune qual è il suolo come generatore di rendite private e di entrate improprie attraverso l'uso perverso delle entrate da oneri. A ciò si aggiunge il fatto che continua a mancare in Italia, come in gran parte degli altri Paesi europei, una legislazione che tuteli il suolo, riconoscendone il carattere di bene comune, come tale risorsa fondamentale per il benessere dell'intera comunità nazionale.
“L'Italia e l'Europa dal dopoguerra a oggi hanno consumato suolo svuotando le città di residenze e servizi per spargerli nella campagna - aggiunge Damiano Di Simine - un paradosso, reso possibile dall'accesso generalizzato all'auto di proprietà, che però oggi si rivela con tutti i limiti e i costi ambientali, energetici ed economici dello sprawl insediativo e della congestione da traffico. Per fermare il consumo di suolo dobbiamo tornare ad investire sulle città, anziché assecondare, come si è fatto per decenni, la rendita speculativa delle espansioni urbane. E' questo il nuovo e positivo paradosso contemporaneo: per fermare il consumo di suolo dobbiamo riscoprire la nostra passione per la bellezza delle città come luogo di vita, oltre che di relazione, di lavoro e di produzione culturale. Ma ciò non sarà possibile fino a che non disporremo di norme che scoraggino efficacemente le speculazioni su terreni liberi”.
E proprio il tema del suolo sarà al centro dell'incontro di venerdì 8 febbraio, alla Stecca degli Artigiani di Milano, quando Legambiente metterà i candidati “alla prova dell'ambiente” nell'ambito del progetto Lombardia Sostenibile 2.0 (www.lombardiaduepuntozero.it). Sono stati invitati a parlare i candidati dei diversi schieramenti che si presentano per le elezioni regionali. A loro l'associazione chiederà quali saranno le nuove norme per difendere il suolo della Lombardia nel caso fossero eletti a governare la nostra regione e molti altri impegni per la tutela della nostra terra. (Ufficio Stampa Legambiente Lombardia, 5 febbraio)