UN PTCP GIÀ CON DEROGHE PEGGIORATIVE?
CASO CARTONSTRONG:
L'INTERESSE DEI LAVORATORI E IL BENE COMUNE NON DEVONO ESSERE IN CONTRAPPOSIZIONE
La causa degli operai della Cartonstrong è anche la nostra causa: siamo donne e uomini che si danno da fare sul territorio in un coordinamento ambientalista e che investe sul bene comune e mette in secondo piano l'interesse privato.
Abbiamo da tempo fatto un salto di cultura e di mentalità e fra le nostre aspirazioni c’è l’idea di una finanza non cannibale perché utilizza il credito senza interesse, un commercio che passa da forme di mutualità attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale, il voler un territorio ferito dalla fine di un sistema economico-finanziario devastante recuperato per tornare a essere contesto di vita associativa e di radicamento.
Da questa prospettiva guardiamo a quello che sta succedendo agli operai della Cartonstrong e chiediamo al Sindacato di coniugare l’azione di supporto ai lavoratori, giustamente preoccupati per il loro posto di lavoro, con la necessità di tutelare una Brianza massacrata e impoverita dal cemento e dalle logiche speculative che stanno dietro di esso.
Per questo, chiediamo al Sindacato di incontrarsi con noi e di misurarsi anche con chi propone un’impostazione che, insieme alla tutela dei posti di lavoro, tiene in considerazione anche la difesa ambientale del territorio, perché solo da qui può ripartire l'economia del futuro, un'economia che rispetta i bisogni primari degli umani che qui vivono.
Non va nemmeno nascosto che la migrazione dell'azienda da Monza a Cavenago potrebbe non cambiare la sorte delle maestranze.
Questa fuga da Monza della Cartonstrong è conseguenza di mancate scelte che avrebbero potuto essere compiute anni fa quando la Giunta Mariani del Comune di Monza aveva dato la possibilità all'azienda di ampliamento su aree prossime alla sua attuale sede: in quell'occasione la famiglia Zago, titolare dell'azienda, con preventiva concertazione con parti sociali, Amministrazione Comunale e, in seconda battuta, Provincia avrebbe potuto chiedere la conversione in produttivo di un ambito di trasformazione.
In questione, non è la sorte dell'azienda - che potrà scegliere di andare in altri contesti territoriali, ma il bene comune di molte famiglie di questo territorio. Solo ora Cartonstrong se ne ricorda?
Rispetto al ruolo delle amministrazioni e, nella fattispecie in particolare, del Comune di Cavenago, non possiamo esimerci dal far notare che ancora una volta, un’amministrazione che vorremmo dalla parte dei temi ambientali e dello stop al consumo di suolo - un'amministrazione di Centro Sinistra - sceglie di percorrere la strada più semplice del consentire nuove edificazioni (in questo caso ad uso produttivo), in aree definite come agricole strategiche (AAS), sacrificando al cemento una delle poche zone libere rimaste. Un’area che, peraltro, da informazioni sommarie, dovrebbe essere in prossimità di un monumento storico: la Chiesa in stile gotico lombardo risalente al 1200 di S. Maria in Campo che sarebbe soffocata da capannoni industriali e traffico pesante.
Con i ricatti occupazionali e con l’ambiente, che è strettamente legato alla salute e alla qualità della vita di tutti i cittadini, non si scherza.
Per questo, per evitare che dietro logiche di compatibilità e di espansione industriale possano celarsi interessi puramente speculativi, in primis, l’acquisto di terreni a costi bassissimi (le aree agricole) per poi modificarne la destinazione d’uso e abbandonare aree produttive che diventano dismesse e appetibili per una pianificazione urbanistica ad uso terziario e commerciale, abbiamo avanzato in Provincia delle proposte.
Se serve una nuova area per la riallocazione industriale, la si cerchi tra le aree dismesse del Comune, del territorio limitrofo, della Provincia.
Quest’operazione non sia delegata alla sola proprietà, ma sia guidata con mano ferma dalla Provincia, che - se non l’ha già fatto ancora - deve approntare velocemente un catasto delle aree dismesse, utile a prevenire e non a curare le emergenze.
Questa nostra richiesta è in linea con gli indirizzi di Regione Lombardia che prescrive il “soddisfacimento della domanda prioritariamente mediante il recupero di aree dismesse o sottoutilizzate prima di prevedere nuove espansioni dell’urbanizzato che comportino sottrazione di suolo fertile e permeabile”.
La Provincia, inoltre, chieda alla proprietà di consegnarle un planivolumetrico che identifichi in maniera puntuale le necessità dell’impresa.
Se questo passaggio non avrà dato frutti, si apra la partita sulla verifica di disponibilità nei PGT dei comuni degli ATR (Ambiti di Trasformazione) non utilizzati anche a causa della crisi economica, passaggio anche questo da effettuare con i soggetti istituzionali cioè la Provincia e i Sindaci dei Comuni del territorio brianzolo.
Con queste semplici e logiche proposte, pensiamo si possa rompere contemporaneamente sia il “ricatto occupazionale” sia l’immobilismo opportunista di chi è sempre pronto a svendere pezzi di ambiente, sottraendosi a un lavoro certo non facile ma certamente non impossibile di tutela del residuo verde che rimane in Brianza.
Nel 2009 ci era stata promessa una Provincia verde e pulita. Subito dopo questa Provincia è stata interessata anche da inchieste giudiziarie legate alla corruzione che hanno coinvolto alcuni dei sui ex-amministratori. Non abbiamo però perso fiducia nella possibilità di collaborare a questo progetto e con queste premesse, nella Valutazione Ambientale Strategica del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP), come gruppi ambientalisti abbiamo formulato contributi e idee sotto forma di osservazioni.
Queste osservazioni sono in attesa ormai da mesi di essere discussi in Consiglio Provinciale ove – forse – si approverà il PTCP.
Questo lavoro ci ha già permesso di constatare come la Provincia intenda tutelare l’ambiente più a parole che con i fatti.
Ancora una volta il nostro giudizio coincide con quello di Regione Lombardia che segnala che questo Piano non rileva “né criteri né specifiche misure finalizzate alla reale modifica del trend di consumo di suolo” e nemmeno “strategie efficaci di riuso e recupero delle aree dismesse o sottoutilizzate”.
Ora, mentre un siffatto PTCP non è ancora nemmeno stato adottato, la Provincia progetta addirittura una deroga - quella che permetterebbe a Cartonstrong di spostarsi nell'area agricola di Cavenago - che, se approvata, darebbe il via ad uno scenario urbanistico ingovernabile perché guidato esclusivamente da situazioni emergenziali e quindi potenzialmente sempre ricattabile e negoziabile.
La deroga, infatti, non varrà solo per questo caso specifico, ma rimarrà per tutte le emergenze prossime possibili.
Questa situazione evidenzia purtroppo, molti default di questa amministrazione provinciale.
Il primo e più grosso default è che la situazione del consumo di suolo della Provincia di Monza e della Brianza è in emergenza reale da tempo. E' la prima in Italia per questo triste primato con più della metà del territorio cementificato e l’amministrazione provinciale non ha fatto ancora niente di concreto per invertire la tendenza, anzi continua imperterrita a consentire che questo fenomeno prosegua in maniera sregolata.
Il secondo grosso default è la totale inconsistenza del tanto sbandierato “censimento provinciale delle aree dismesse” che non è stato in grado di rispondere alle esigenze dell'azienda e che, se sarà spostata, creerà una nuova area abbandonata il cui destino rimarrà incerto.
Una soluzione alternativa esiste.
Chiediamo che la nostra voce, che si unisce a quella degli operai giustamente preoccupati, sia ascoltata e che le amministrazioni locali e provinciali assumano fino in fondo il ruolo di guida onesta e leale che loro compete.
L’amministrazione provinciale sta rimandando sine die l’approvazione di un vero PTCP serio ed efficace cui le nostre osservazioni che attendono di essere discusse puntano. Se quindi la Provincia di Monza e Brianza non è in grado di mettere un freno al consumo di suolo e di gestire in maniera logica e programmata questi grossi problemi, dovremo dare ragione a coloro che affermano che le Provincie è bene abolirle dato che non servono a nulla, probabilmente nemmeno a salvare la Cartonstrong. Sicuramente, se queste sono le premesse, la nostra Provincia non serve a salvare l’ambiente, il paesaggio e la qualità della vita dei suoi abitanti.
Il coordinamento ambientalista de L’OSSERVATORIO PTCP