Si è svolto ieri, martedì 28 gennaio, nella sede del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), l’incontro richiesto dai funzionari dello stesso Ministero a seguito dell’annuncio di procedimento di mobilità per 419 dipendenti di Micron Italia.
Alla presenza dei funzionari del MISE, delle parti sociali e dei rappresentanti delle istituzioni politiche, i rappresentanti della dirigenza dell’azienda hanno confermato la loro posizione presa il 20 gennaio scorso quando annunciarono il procedimento di mobilità per 419 dipendenti, iniziato il 21 gennaio, nei 4 stabilimenti italiani.
Va stigmatizzato il contraddittorio comportamento dei dirigenti di Micron che, per voce di Gabriele Bellini, si appellano all’imprevedibilità di un mercato, quello della microelettronica, che può avere flessioni delle richieste anche dell’85% e che, per questo motivo, ha portato alla decisione della mobilità del personale. Una sorta di “licenziamento preventivo”, insomma, dato che l’azienda ha chiuso il bilancio del 2013 con un più 120% di fatturato su scala globale.
Continuando con la classifica degli infelici interventi dei rappresentanti la dirigenza Micron, l’affermazione che l’azienda non sarebbe arrivata ad essere ciò che è oggi se non avesse avuto del personale altamente qualificato. Personale che però, ora, la stessa azienda decide di mettere in mobilità.
Nonostante questi inaccettabili perché falsi attestati di stima, alla domanda se l’azienda fosse disponibile a ridiscutere l’annunciata messa in mobilità dei dipendenti, la risposta affermativa della dirigenza, che immediatamente dopo ha smentito precisando di discutere con chi lo volesse, ma solo dei piani industriali e non dei dipendenti messi da loro in mobilità.
Nel corso della seduta, è stato chiesto più volte di poter portare al tavolo la dirigenza americana, vera proprietaria dell’azienda, coinvolgendo anche le amministrazioni delle regioni sui quali territori sorgono le aziende, insieme all’altra domanda che non ha avuto risposta, ovvero quella del perché la dirigenza di Micron non sia ricorsa, come è logico fare in questi casi, all’utilizzo degli ammortizzatori sociali.
Il Movimento 5 Stelle ritiene inqualificabile il comportamento dei dirigenti di Micron, multinazionale americana che nel 2010 ha acquisto parte di ST, azienda partecipata dello Stato italiano, smantellandone le capacità umane e procedendo con immotivati tagli del personale che getterà nel disagio economico e sociale 419 famiglie.