"Basta con le fabbriche di poltrone a Monza. Si passi dalla logica delle partecipate e degli enti zavorra alla logica del progetto"
"Un cadavere resuscitato.
"Partecipate, consorzi e affini, con i relativi consigli di amministrazione: spesso e volentieri inutili e dannose zavorre per la comunità. Un male che ci affligge e che sembra difficile da estirpare.", così esordisce l'intervento dei rappresentanti del 5Stelle al consiglio comunale monzese. La Giunta, con una clamorosa marcia indietro, vorrebbe rimettere in vita Monza CreaValore, ente la cui liquidazione era stata richiesta dalla Giunta e approvata dal Consiglio Comunale nell'aprile 2013. All'epoca, la decisione era stata salutata con molto favore dalla segreteria del PD locale, che così commentava; "Un altro passo nella realizzazione del Programma Amministrativo del Sindaco, che prevede appunto, nel capitolo dedicato alle risorse, quella “approfondita riflessione sul ruolo espresso dall’Amministrazione nelle società partecipate”." Dopo meno di un anno, ci troviamo di fronte non già al passo definitivo che chiuda la questione Monza CreaValore. Nossignori: in Commissione Bilancio il 6 febbraio viene presentata la riesumazione del cadavere, per usare le parole della stessa Donvito, ovvero la rimessa in funzione di Monza CreaValore. Come attuare l'operazione? Occorrono capitali, che verranno versati dalla Camera di Commercio, che acquisirebbe il 50% delle quote. Alla riesumata struttura andranno - così riporta la delibera di giunta - 100mila euro annui per il 2014 e il 2015 a carico dei due soci, ovvero il Comune di Monza e la Camera di Commercio. La somma sarebbe pari a 50mila nel 2016.In buona sostanza, un ente che si è dimostrato inutile peso per la comunità non solo non viene eliminato ma addirittura rinforzato. In nome di quale principio? Non certo della saggezza e del buon senso amministrativo. "Siamo completamente contrari all'operazione" - hanno dichiarato Fuggetta e Novi - e manifestiamo il nostro totale dissenso per un'operazione di scorretta e impropria amministrazione della cosa pubblica. Pochi giri di parole, siamo di fronte ad una logica che non verrà mai superata nel Bel Paese, ovvero il ricorso a carrozzoni e poltronifici con poco costrutto." Come recita lo statuto "I soci (Comune e Camera di Commercio n.d.r.) potranno sopperire all’eventuale fabbisogno finanziario della società effettuando finanziamenti alla società medesima, a titolo oneroso o gratuito, con o senza obbligo di rimborso, nel rispetto delle normative vigenti." Insomma, paga sempre Pantalone.Gli importi derivati dalla vendita delle quote alla Camera di Commercio serviranno all'acquisto di quote di Brianzacque già detenute da AGAM. Come si colleghino le due cose - Brianzacque e la promozione del territorio - è mistero insondabile.
E la Pro Monza?
La delibera di Giunta segnala anche che "il contratto di servizio (di Monza CreaValore n.d.r.) potrà prevedere l'affidamento alla società dei servizi e delle funzioni oggi assegnati all'associazione Pro-Monza, previa definizione del corrispettivo che, in nessun caso, potrà essere superiore all'ammontare già assicurato alla predetta...". La parola "potrà" fa pensare che rischieremmo di trovarci di fronte a due enti deputati alla stessa funzione: una sovrapposizione di compiti poco funzionale. Quale futuro quindi per Pro-Monza? Di più: quale ruolo vogliamo dare a questa organizzazione? Non è il caso di far ricorso, in vista di Expo, a questa risorsa già attiva, e da tempo, sul territorio?"Per dirla con l'inossidabile uomo della strada o con l'immortale casalinga di Voghera" - chiosano i portavoce e gli attivisti del 5Stelle - "non facevano prima a investire quei soldi in qualche progetto specifico, magari utilizzando il più possibile personale interno, e affidando la cosa ad un appalto esterno, qualora le risorse comunali non fossero sufficienti? Tanto più che l'obbiettivo dichiarato è soprattutto avere a disposizione capacità umane e tecniche in vista dell'expo."
Una fondazione, un CDA raddoppiato
Alla possibile riproposizione di Monza CreaValore – data per quasi defunta un anno fa – si aggiunge l’imminente arrivo di una fondazione che vede tra i suoi membri anche il Comune di Monza.MGM, ovvero fondazione per il miglioramento della giustizia a Monza: la questione, sbarcata recentemente in Commissione Bilancio, suscita più di una perplessità. La struttura sarebbe concepita – così recita lo statuto di MGM – quale servizio di consulenza per cittadini, imprese e istituzioni locali. Nelle parti relative agli obbiettivi della nuova fondazione, lo statuto appare peraltro alquanto generico: promuovere la “cultura della legalità”, attraverso, tra gli altri, “l’ascolto di esigenze e bisogni del territorio”, “la diffusione e valorizzazione della mediazione” e “ogni altro ambito vada ad incidere su… efficienza della Giustizia”. Forse le finalità generiche sono condivisibili. "Ma davvero serve creare organismi di questo tipo?" - si interrogano Novi e Fuggetta - " Conosciamo da tempo le difficoltà della Giustizia nel nostro paese, a cominciare dalla scarsità di fondi a disposizione di chi è tutti giorni attivo direttamente sul territorio. La comunità richiede interventi – in primis la sistemazione del manto stradale – negli ambiti che classicamente spettano al quotidiano di sindaco e assessori."
Qualcuno potrebbe facilmente ribattere che l’investimento per l’Amministrazione Monzese è davvero esiguo, pari a 5000 euro. A parte la questione di principio, vale la pena sottolineare come l’organigramma previsto per MGM sia un gioiello di poltronismo. Al posto di un forse troppo scontato consiglio di amministrazione, avremmo infatti ben due consessi: un consiglio di gestione e uno di indirizzo. È vero che non sono previsti compensi, ma tra rimborsi spese ed eventuali onorari per prevedibili consulenze esterne ci saranno comunque esborsi per la nostra città. Tutto questo tacendo dell’impiego di energie e risorse, umane e materiali, che si potrebbero indirizzare verso altri compiti utili per la popolazione.
Logiche da reimpostare
Siamo quindi di fronte all’ennesimo carrozzone. È ora, ne siamo convinti, di superare la logica del poltronificio. Sostituendola con il principio del progetto. Nella fattispecie, se occorre dotare il cittadino di strumenti utili a migliorare l’interfaccia con il mondo della giustizia ovvero ad apportare perfezionamenti alla testé citata macchina, si ricorra ad uno o più progetti in tema. Magari stesi da dipendenti comunali. L’eventuale esigenza di aiuti esterni sia soddisfatta non già da fondazioni e società partecipate ma da consulenti esterni individuati attraverso bandi di concorso e magari invitati ad agire su un piano intercomunale, consorziando più città e paesi. Il tutto con evidenti ricadute positive per le casse pubbliche.