TESTIMONIANZA DI GILBERTO SALMONI
Il Consorzio Brianteo Villa Greppi, all’interno del programma dei Percorsi nella Memoria 2016 propone la testimonianza di Gilberto Salmoni, genovese, sopravvissuto alla deportazione nei lager nazisti. Gilberto Salmoni racconterà la sua storia in due occasioni, a Besana Brianza e Sirtori, accompagnato dal ricercatore Puccy Paleari:
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giovedì 21 gennaio alle 21.00 presso la sala consiliare Villa Borrella, via Roma 1 a Besana in Brianza
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venerdì 22 gennaio alle 19.00 presso l’aula magna Niso Fumagalli a Sirtori
Gilberto Salmoni è nato a Genova nel 1928, il 17 aprile del 1944, all’età di 16 anni, viene arrestato dalla Milizia della guardia della Repubblica di Salò alla frontiera Svizzera dove era arrivato con la famiglia: papà, mamma, il fratello, la sorella e il cognato grazie a due guide che cercavano di portarli oltre il confine.
Dopo l’arresto vengono portati al carcere di Bormio per gli interrogatori, in seguito a Tirano dove vengono consegnati alla gendarmeria tedesca che li scorta in treno fino a Como, dove vengono presi in carico dalle SS. Un nuovo spostamento a Milano a San Vittore e poi a Fossoli.
Dopo un breve periodo un nuovo viaggio, quello verso la Germania, quello della separazione della famiglia, Gilberto e il fratello vengono mandati a Buchenwald, i genitori e la sorella ad Auschwitz.
A Buchenwald, ormai era il mese di agosto, dopo le procedure di ingresso, la spoliazione, la doccia e la depilazione, Gilberto e il fratello, di 15 anni più grande, vengono mandati in quarantena e gli viene assegnato il numero di matricola, il 44573 e il 44529. Iniziano i lavori forzati, la scarsissima alimentazione del campo, le privazioni, l’ostinazione dei due fratelli a restare insieme che li porta a rischiare la vita, fino alla liberazione nell’aprile del 1945 da parte delle truppe americane. La vicenda di Gilberto non termina però con la liberazione, perché i prigionieri italiani vengono abbandonati a se stessi e lui e il fratello devono trovare il modo di rientrare in Italia. Soli, senza aiuto, riescono a rientrare a Genova dopo due mesi di viaggio, scoprendo al loro ritorno che il resto della famiglia aveva perso la vita ad Auschwitz.