Il sito della società Bea Brianza Ambiente Energia informa che la “gara a procedura aperta per la selezione del/i socio/i privato/i di minoranza della società Bea Gestioni S.p.A.” è andata deserta per il lotto 3 relativo ai lavori direvamping del forno inceneritore (20 milioni di euro). Stessa sorte per il lotto 1 (7 milioni di euro) per la realizzazione di un impianto di compostaggio, mentre è in corso di definizione il lotto 2 (6 milioni di euro) relativo alla fornitura di una nuova turbina per la produzione di energia.

“Si tratta di un’ottima notizia per tutti coloro che hanno a cuore la corretta gestione dei rifiuti, il rispetto dell’ambiente e la tutela della salute umana”, dichiara Gianmarco Corbetta, consigliere regionale di M5S.

“La dirigenza di Bea e i sindaci avevano fatto orecchie da mercante a chi li avvisava che il mondo della gestione dei rifiuti attorno a loro era cambiato; che in Lombardia i rifiuti sono e saranno sempre di meno; che la Regione sta per finalizzare un piano per la graduale dismissione degli impianti più vecchi e meno efficienti. Come gli ultimi soldati giapponesi hanno continuato a combattere una guerra già persa, difendendo il progetto di rifacimento e potenziamento del forno di Desio (vecchio di 40 anni) che prevede di allungarne la vita ancora per altri 18 anni”, aggiunge il portavoce del movimento.

“Laddove non è arrivata la politica brianzola, ci è arrivato il mercato, che ha bocciato sonoramente i ‘sogni di gloriainceneritoristi’ di Bea e dei sindaci soci (di centro-sinistra) che avevano approvato il suo piano industriale. Ora è il mercato a decretare il fallimento di questo progetto senza senso.”

Il MoVimento 5 Stelle chiede le dimissioni immediate dei vertici di Bea e Bea Gestione. Non esistono uomini per tutte le stagioni, chi ha fallito vada a casa. E ora si spera che i sindaci finalmente capiscano di esserci cacciati in un vicolo cieco, rimettano mano al piano industriale e facciano partire un tavolo di lavoro, composto di esperti indipendenti, che studi la fattibilità tecnica, economica e ambientale di scenari alternativi al revamping. Proprio come stanno facendo i sindaci soci dell’inceneritore Accam di Busto Arsizio. E’ così difficile seguire la loro strada?”, conclude Corbetta.