PROGETTO DI SISTEMAZIONE IDRAULICA DEL FIUME LAMBRO

NEL CENTRO ABITATO DI MONZA

Prime osservazioni

Introduzione

Facciamo riferimento al progetto di sistemazione idraulica del Lambro presentato il 15 Aprile 2015. In primo luogo vogliamo far presente che non siamo affetti dalla “sindrome Nimby”. Siamo molto attenti alle problematiche della messa in sicurezza della città di Monza, rispetto alle piene del fiume Lambro e del Lambretto, ma riteniamo che dovrebbero essere fornite proposte alternative e valutazioni costi-benefici relativi a tutto il progetto che, per il momento, non esistono. Non esiste neppure l’opzione “rischio zero” e quindi bisogna fare i conti anche per quale livello di rischio si vuole operare, tenendo conto della necessità delle componenti storico-ambientali.

Ambito storico e urbanistico

Il fiume Lambro ha svolto un ruolo molto importante nello sviluppo urbano e economico della città di Monza.  Ancora oggi è ben visibile come la città si sia adattata, e abbia adattato, il fiume alle proprie esigenze, dall’epoca preromana alla rivoluzione industriale.  Oggi, nel centro storico, sono ancora ben visibili i segni di questo sviluppo. Mulino Colombo, Piazza Anita Garibaldi, Spalto Isolino, Spalto Santa Maddalena, piazza Castello sono così perché li scorreva il Lambro e vi scorreva perché c’erano le traverse da cui partivano i canali per i mulini. Nessuno pensa di riurbanizzare questi luoghi perché i mulini non servono più. Inoltre le opere idrauliche ancora esistenti sono sottoposte a vincolo storico e architettonico e, nel progetto, non vi si fa alcun riferimento.

Ambito idraulico

Sulle giustificazioni idrauliche avremmo qualche dubbio, anche se, in generale, è evidente che scavare dappertutto, almeno per un po’, farà passare più acqua; ma i conti e i disegni non li abbiamo e certe scelte locali sono incomprensibili. Su questi interventi di modifica alveo (approfondimento) ed eliminazione di tutte le traverse, con ripartizione diversa delle portate e forte riduzione sul Lambretto, forse bisognerebbe effettuare valutazioni più complete e, in ogni caso, far capire bene ai monzesi di cosa si tratta. E’ già stato detto che la realizzazione di questo progetto aumenterebbe solo la portata del fiume ma non metterebbe completamente al sicuro la città. Comunque la domanda di fondo rimane: dopo tutti gli interventi in Brianza, e con una città di Monza comunque disponibile a fare del suo sia nel Parco, ma anche a valle, per dare il suo contributo ai problemi di tutti, è proprio necessario procedere all’abbassamento così sensibile dell’alveo con tutti i rischi connessi e con la distruzione totale di 4 opere storiche di grande valore, anche simbolico; ma anche, non ultimo, ecologico ?. Non si comprende se, a fine lavori, si intende cementare ancora il fondo del Lambro o se diventerà tutto naturale. Inoltre, l’Autorità di Bacino sta valutando come modificare tutta la rete delle fognature al fine di ridurre gli apporti di quest’ultime, all’interno del Lambro. Da quando il Lambro entra nel Parco di Monza a quando esce dai confini comunali la sua portata, a causa degli scolmatori di massima piena, raddoppia.

Il “Nodo idraulico di piazza Castello” a Monza

Come mostra la mappa dell’ingegner Orighetti del 1830, (allegata) l’area era regolata e gestita tramite molti manufatti idraulici. Particolarmente importanti erano, e sono: l’ampia traversa (o chiusone vecchio), costituita da blocchi in ceppo lombardo, che consentiva il locale innalzamento del livello delle acque fluviali. Da questa quota poi partivano le derivazioni nelle “bocche” che incanalavano le acque verso i mulini sia in sponda destra che sinistra. Questo progetto rappresenta una grossa modifica del nodo Lambro‐Lambretto e dell’avvio di una operazione che sembra strettamente legata agli interventi previsti nei lotti successivi per la modificazione sostanziale dell’alveo; se questi non saranno realizzati renderebbero inefficaci, se non dannose, le opere previste per questo primo lotto. Ma di questi finanziamenti non si ha nessuna sicurezza.

Ma quest’area ha anche un’importante valenza ambientale.

Nel documento proposto le valenze ambientali sono completamente trascurate. Come fosse offensivo parlare di ecologia a fronte di un rischio di allagamento. Non è così; sono cose richieste da precise norme ed esigenze importanti per tutti noi e per una prospettiva di città migliore. Essa oggi è un’area residuale verde importante perché posta in prossimità del centro storico e all’interno di un comune molto urbanizzato. Fa parte, a pieno titolo, del Corridoio Ecologico voluto dalla Regione Lombardia. A tale riguardo, il Comune di Monza e il nostro circolo hanno aderito al progetto CONNUBI, finanziato dalle Fondazione Cariplo, per analizzare come migliorare e potenziare questa fascia fluviale, e questo progetto ne condizione molto l’applicabilità. Tutta l’area è diventata un habitat complesso, ricco di ambienti diversi che favoriscono la biodiversità sia vegetale sia animale. I salti d’acqua, realizzati grazie alle traverse, favoriscono l’ossigenazione delle acque e la presenza di buche in cui molti pesci si rifugiano durante i periodi di magra del fiume.

Trasformare quest’area in un grande collettore, fatto di cemento e di massi, per circa 200 mc/sec. di acqua sarebbe un vero scempio ambientaleMa quest’ambito può ancora svolgere una valida azione per la sicurezza idraulica della città.

Pensiamo che una puntuale serie di interventi idraulici possa migliorare, rispetto all’attuale, la valenza idraulica dell’ambito. Per concludere vorremmo sottolineare l’assoluta esigenza di assicurare la massima attenzione alla conservazione delle opere idrauliche e dei canali auspicando l’adozione di soluzioni migliorative dell’attuale funzionalità idraulica, senza alcuna definitiva e sostanziale alterazione dei manufatti esistenti. E’ indubbio, e confermabile, che le opere idrauliche esistenti abbiano un elevato valore storico-testimoniale, culturale e didattico, oltre che idraulico. Tutto ciò considerando anche i possibili effetti positivi della definitiva, e ancora non completata, sistemazione del bacino del fiume a monte di Monza. Riteniamo anche importante che si elimini la previsione del canale scolmatore dagli atti ufficiali e che si espliciti che bisogna affrontare il tema urbanistico di riqualificazione naturale e storica del fiume. Ci vorrà tempo, ma se non lo si affronta atti singoli possono contraddire la sistemazione territoriale generale.

Monza, 21.04.2015

                                                                                                         LEGAMBIENTE MONZA

                                                                                                                    Il presidente