Chiusura della Villa a tempo indeterminato: di chi sono le colpe
A soli sei anni dalla sua sbandierata riapertura dopo il restauro pagato dai cittadini, la parte nobile della Villa Reale è chiusa alla fruizione pubblica da 6 mesi, ben oltre le restrizioni imposte dalla pandemia.
La ragione vera della chiusura a tempo indeterminato dei cancelli del bene monumentale - che non solo impedisce di visitarla, ma mette anche a rischio la continuità lavorativa del personale - è la decisione di recedere unilateralmente dal contratto da parte del concessionario, il gruppo Navarra, che ha chiesto un risarcimento di oltre 8 milioni al Consorzio, l’ente concedente, accusandolo di essere responsabile dei mancati introiti prefigurati.
Si prospetta una intesa di ben 4 milioni di euro che il Consorzio penserebbe di corrispondere al gruppo Navarra per evitare strascichi giudiziari, senza neppure avere, comunque, alcuna certezza sul destino della Villa Reale, se sarà riaperta e chi la gestirà nei prossimi anni.
Osserviamo:
1- se il Consorzio ritiene di non avere responsabilità, non si comprende perché debba assumere un atteggiamento tanto remissivo riconoscendo, nella sostanza, le ragioni del concessionario e addirittura ponendo a carico della collettività oneri per ben 4 milioni, per responsabilità che ritiene di non avere;
2. se vi sono responsabilità del Consorzio nel fallimento del rapporto contrattuale non possono che essere riconducibili alle condotte degli amministratori del Consorzio medesimo, che, pertanto, dovrebbero fare la scelta coerente di dimettersi collettivamente;
3- se, viceversa, non sussiste responsabilità del Consiglio di Gestione del Consorzio, quest’ultimo ha l’obbligo nei confronti di tutta la collettività di difendere il proprio operato e di impedire speculazioni e iniziative arbitrarie che puntano a sottrarre alle casse pubbliche consortili una cifra molto rilevante e ai cittadini il sacrosanto diritto alla fruizione del bene monumentale. Se il Consorzio non ha commesso errori, è evidente che il concessionario dovrà risarcire la collettività.
4- A fronte della vicenda vi è l’amara conferma della previsione da noi fatta, purtroppo inascoltati, che il modello adottato di concessione a un privato con condizioni a suo vantaggio e a scapito del pubblico, avrebbe vanificato l’obiettivo del restauro: la garanzia dell’apertura al pubblico della Villa Reale.
Il modello adottato, fondato solo ed esclusivamente su parametri di profitto, non può costituire una soluzione valida per la gestione di beni culturali di tale importanza perché tiene conto solamente di regole di mercato che antepongono l’interesse economico del privato a quelli culturali dei cittadini.
Pertanto chiediamo
- che il Consorzio assuma una posizione pubblica sulle pretese formulate dal concessionario e agisca anche nelle sedi giudiziarie per tutelare i diritti dei cittadini;
- che il Consorzio assuma la gestione temporanea del bene e promuova nel caso tutte le iniziative anche giudiziarie perché sia assicurata l’apertura della Villa Reale al pubblico;
- che, con atto formalizzato dal Consorzio stesso e dal suo Presidente, della vicenda venga investita la Corte dei Conti, non per sapere se il fatto di accettare una transazione che concede a Navarra la metà di quanto richiesto costituisca un danno erariale, ma per verificare, se sotto il profilo economico, esistono e quali siano le responsabilità nella gestione della Villa che hanno portato a una situazione tanto grave.
Dal canto nostro, ci riserviamo, da cittadini, di esporre in quella sede le nostre osservazioni.
I portavoce:
Bianca Montrasio e Roberto D’Achille