Gentile lettrice, gentile lettore, sono passati quasi tre mesi da quando ti ho scritto la prima volta, per raccontarti il caso Asfalti Brianza.
Oggi possiamo registrare alcuni passi in avanti, che vorrei illustrare brevemente. Basta solo qualche minuto del tuo tempo: farò del mio meglio per darti un quadro d'insieme, sintetico e con qualche dettaglio utile.
La scorsa estate, quando abbiamo iniziato ad occuparci di Asfalti Brianza, eravamo nei fatti isolati. I cittadini colpiti dalle emissioni dell'azienda, in larga parte rappresentati dal Comitato di S. Albino, lamentavano l'assenza e l'inerzia delle autorità. Le posizioni che il mio gruppo politico, La Rondine Concorezzo, portava nelle sedi istituzionali venivano apostrofate come "irresponsabili", "talebane", "volte ad ottenere visibilità e farsi pubblicità".
Da tempo, un'ampia parte della politica preferiva un racconto confortante e autoassolutorio: si proponeva ai cittadini l'assurda retorica delle "armi spuntate". In altri termini, si affermava l'impossibilità, in linea di principio, di adottare provvedimenti amministrativi decisi e risolutivi. La risposta non poteva venire dalla politica. Questo era il messaggio che molti amministratori del territorio continuavano a proporre, con insopportabile monotonia.
Dopo nove mesi di decise insistenze, sempre appoggiandoci alla documentazione disponibile, abbiamo ottenuto che il Comune di Concorezzo si attivasse per commissionare una perizia tecnica sullo stato dello stabilimento. Questa perizia, acquisita agli atti il 15 giugno, ci ha consegnato uno spettro ampissimo di inadempienze, con conseguenti rischi sanitari e ambientali, prefigurando reati sanzionabili penalmente. Nonostante questo, la retorica delle armi spuntate continuava a resistere. Le autorità competenti, prime tra tutte il Comune di Concorezzo e la Provincia di Monza e Brianza, non sembravano disposte a riconoscere le proprie responsabilità. Si preferiva aspettare, esercitandosi nel consueto gioco dello scaricabarile.
Il 5 luglio, dopo notti durissime e centinaia di denunce, il Sindaco di Concorezzo decide di firmare un'ordinanza per fermare temporaneamente la produzione, cosa che si diceva impraticabile fino a qualche ora prima. Un primo risultato, destinato a sfumare rapidamente. Già la settimana successiva, l'azienda riprendeva a lavorare, chiedendo nuove autorizzazioni per aumentare la produzione e per utilizzare materiale fresato nel ciclo produttivo.
L'8 luglio, nonostante i seri rischi, il Comune di Concorezzo non esita a rilasciare un parere positivo nelle sedi ufficiali, a fronte delle richieste dell'azienda, parere ritirato a seguito delle proteste montate in quelle stesse ore. Abbiamo pubblicato i documenti che testimoniano questo passaggio vergognoso, mettendo un punto al curioso tentativo di screditare la nostra azione politica e di informazione.
Pochi giorni dopo, il mio gruppo decide di presentare un nuovo esposto in Procura, a fronte delle nuove evidenze disponibili. Parallelamente, settori sempre più ampi dell'opinione pubblica, oltre che un numero crescente di soggetti politici, iniziano a maturare un punto di vista coerente con quanto andavamo denunciando da tanti mesi, al fianco del Comitato di S. Albino e di tanti cittadini esasperati.
Siamo al 20 di luglio. Il costante lavoro di informazione e sensibilizzazione trova un'importante occasione di sintesi politica. Ben 47 consiglieri comunali di Monza, Concorezzo, Brugherio e Agrate sottoscrivono una lettera indirizzata alla Prefettura. L'obiettivo è chiaro: chiedere al Prefetto un'azione diretta e risolutiva, in sostituzione degli enti coinvolti. In allegato puoi trovare la lettera in questione: ne consiglio la lettura, per avere alcuni riferimenti precisi.
In quelle stesse ore, la Procura decide di attivarsi nuovamente: a fronte della violazione delle prescrizioni autorizzative, ora certificate anche da ARPA, la produzione viene interrotta. L'azienda, già sotto sequestro, può continuare il piano di smaltimento della montagna di rifiuti stoccata illegalmente nel sito, senza poter attivare il ciclo produttivo. Una settimana dopo, la Provincia, pur in grave ritardo e per effetto dell'azione della magistratura, sospende l'autorizzazione in essere. Permettimi di non commentare il comportamento, davvero maldestro, di chi ha provato ad intestarsi questo risultato, dopo tanti anni di soprusi ai danni dei cittadini. Il punto importante è un altro: nelle prossime settimane l'azienda dovrà presentare un piano di rientro e dimostrare di essere in grado di porre rimedio al quadro di inadempienze, entro il 30 settembre.
Ricordo bene il primo giorno in cui ebbi l'occasione di incontrare i cittadini del Comitato di S. Albino. Ricordo quando divenne chiaro che questa battaglia sarebbe durata a lungo, visto l'intrecciarsi di tante responsabilità. Oggi, possiamo fare un primo bilancio: un problema per anni taciuto e sottovalutato è diventato finalmente visibile; il punto di vista prima descritto come "talebano" e "irresponsabile" è ora ampiamente condiviso; la produzione è finalmente ferma, anche se temporaneamente.
Il nostro percorso non è ancora concluso. L'obiettivo resta sempre lo stesso: porre fine, definitivamente, a questa storia di soprusi. Spero potremo continuare a contare sulla tua attenzione, sul tuo interesse. Faremo in modo che questa vicenda diventi un esempio, un riferimento per quelle comunità che vivono le stesse difficoltà e le stesse preoccupazioni.
Non esitare a scrivermi per avere ulteriori informazioni, per proporre osservazioni e possibili contributi. Scrivimi anche se questa email non ha incontrato il tuo gradimento: farò in modo non riceva più comunicazioni di questo tipo dal mio indirizzo di posta.
Nella speranza di aver incontrato il tuo interesse e con l'augurio possa passare una serena estate, un saluto
La Rondine di Concorezzo
Francesco Facciuto