Cgil MB in campo per vincere la partita dei diritti.
Un progetto che coinvolge le categorie NIdiL e Slc con l’obiettivo di tutelare i lavoratori dello sport
Un progetto per la tutela e la rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori dello sport. È un’iniziativa promossa dalla Cgil di Monza e Brianza con le categorie NIdiL e Slc.
“La Cgil si attrezza – annuncia Angela Mondellini, segretaria generale della Cgil di Monza e Brianza –. Mettiamo in sinergia le nostre migliori competenze per dare risposte sempre più efficaci alle lavoratrici e ai lavoratori di un settore tra i più colpiti dalle conseguenze economiche del Covid”.
Ed è un’impresa difficile quanto necessaria proprio perché l’impianto di tutele nel campo delle professioni sportive è strutturalmente carente. Qui, più che altrove, è necessario organizzare i lavoratori per fare battaglie sindacali e politiche volte al riconoscimento di diritti fondamentali.
Anche in Monza e Brianza sono molti gli addetti del settore, inquadrati in maniera diversa sia nell’ambito dello sport professionistico che in quello dilettantistico e amatoriale. Ci sono i lavoratori dipendenti, le collaborazioni coordinate e continuative e i lavoratori autonomi. Ma ci sono anche le lavoratrici e i lavoratori delle professioni sanitarie come medici sportivi e fisioterapisti, spesso in partita iva.
Non a caso, insomma, le categorie della Cgil più coinvolte da questo progetto sono il NIdiL (Nuove Identità di Lavoro), che organizza i somministrati e i lavoratori atipici (collaboratori e autonomi in partita iva), e Slc (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) che rappresenta e tutela gli operatori nel campo della comunicazione, ma anche le lavoratrici e i lavoratori sportivi e del tempo libero.
Un patto, dunque, per “avviare azioni volte a costruire una rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, a partire dall’informazione specifica a loro dedicata”, anche a seguito dei provvedimenti che il Governo ha recentemente emanato a favore di questo comparto che a livello nazionale vale circa il 2% del PIL, a cui si aggiunge un altro 2% generato dall’indotto.
“La Confederazione – si legge nel documento del sindacato – è già impegnata, insieme a NIdiL e Slc nazionali, in un confronto con il Ministro per lo Sport”. Un confronto che ha l’obiettivo di garantire “il riconoscimento del lavoro sportivo e l’introduzione di assicurazione e previdenza obbligatorie per tutti i lavoratori sportivi”.
Con la sottoscrizione dell’accordo, NIdiL e Slc di Monza e Brianza, con il supporto della Camera del Lavoro, si impegnano in un percorso comune volto alla tutela e alla rappresentanza delle lavoratrici e dei lavoratori dello sport anche nel nostro territorio. Tra le azioni concrete da mettere in campo da subito, un’indagine conoscitiva tramite questionario che permetta di raccogliere dati utili per una analisi su base territoriale; l’organizzazione di iniziative pubbliche informative, anche in videoconferenza, in collaborazione con Caaf Cgil e Patronato Inca Cgil di Monza e Brianza; infine, azioni volte all’organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori nelle varie aziende del settore.
“Continua il percorso che la Cgil ha avviato da anni, con la proposta - sostenuta da 3 milioni di firme - di un nuovo Statuto che tuteli tutte le lavoratrici e i lavoratori. Anche quelli dello sport, dove purtroppo sono centinaia di migliaia i rapporti precari. Lo ha confermato l'emergenza Covid, che ha visto finalmente riconosciuto il lavoro nello sport con le indennità per i collaboratori rimasti a casa senza lavoro”, commenta Lino Ceccarelli, segretario generale di NIdiL Cgil Monza e Brianza.
“Il patto mette in primo piano la tutela dei diritti universali quali la retribuzione, la tutela della maternità e della salute – dichiara Massimo Casucci, segretario generale Slc Cgil Monza e Brianza –. L’80% dei lavoratori sportivi vengono definiti ‘collaboratori’ e di conseguenza ne sono sprovvisti. Quindi è necessario che con la nuova riforma del diritto allo sport e la presentazione della legge che avverrà a breve vengano riconosciute le giuste tutele in modo che ne possano beneficiare tutti”.