SAN FRUTTUOSO: LO SVILUPPO EDILIZIO IN ALTEZZA NON CI REGALA UN BEL NIENTE

Nel corso delle ultime due settimane la stampa locale ha riportato alla ribalta il progetto di riqualificazione dell’area di Via Ticino immaginato dall’amministrazione Allevi nell’ambito delle varianti al Pgt per la parte riguardante il quartiere San Fruttuoso.

Come ogni progetto di recupero e di rigenerazione di aree degradate, si tratta di un’opera rilevante per le sue ricadute sul quartiere e sulla qualità della vita degli abitanti, oltre che sull’intera fisionomia del territorio. Proprio per la loro natura e per la loro portata, interventi di questo tipo non possono essere affrontati senza un confronto e una concertazione con la cittadinanza. Questo il principio che la Consulta di Quartiere ha sempre rivendicato sin dalle prime esternazioni sul progetto fatte da Martina Sassoli, assessore alla partita, avvenute tutte rigorosamente ed esclusivamente a mezzo stampa. Ancora oggi, dopo ben due anni di proclami sull’iniziativa, nonostante i ripetuti solleciti e inviti a discutere la questione di concerto con la Consulta, organo di rappresentanza dei cittadini, questa giunta annuncia a mezzo stampa di aver approvato una proposta di variante al Pgt incentrata sulla edificazione di un manufatto che, dai dieci piani di altezza massimi consentiti, passa addirittura a venti e che nulla ha a che vedere con il contesto ambientale, paesaggistico e urbanistico esistente, essendo finalizzato unicamente alla massimizzazione dei profitti per il privato e ricalcando una logica che vediamo applicata anche nel resto della città, ovvero il privilegio degli interessi di pochi rispetto all’interesse generale. Con circa 7.000 alloggi vuoti, ai quartieri, alla città, servono nuove case?

Nel corso della giunta itinerante (giugno 2018) la Consulta aveva espresso chiaramente quali fossero le necessità del quartiere San Fruttuoso, lamentando carenze infrastrutturali e di servizi che si sono accumulate nel corso di decenni nei quali, a fronte di una notevole espansione edilizia, non si è assistito ad un altrettanto necessario adeguamento del quartiere in termini di opere pubbliche, di tipo viabilistico, di tipo aggregativo e culturale in primis, se pensiamo che San Fruttuoso vanta il triste primato a Monza di non avere neppure una sede per il centro civico. Eppure in tutti questi decenni di sviluppo edilizio il Comune ha introitato ingenti somme derivanti dagli oneri di urbanizzazione. Dove sono finite? In che modo sono state spese e in quali zone della città, visto che il quartiere non ne ha mai beneficiato?

Il quartiere non ha un centro aggregativo, aveva un cine-teatro parrocchiale, chiuso ormai da diversi anni perché pericolante; il quartiere non ha una piazza; il quartiere non ha una biblioteca, un teatro, uno spazio polifunzionale; il quartiere ha pochissimi impianti sportivi che, pur essendo di proprietà del Comune, sono tutti gestiti in maniera privatistica; il quartiere vive ogni giorno notevoli difficoltà sul piano viabilistico, sia dal punto di vista interno che di attraversamento per chi, a dispetto del tunnel, cerca di evitare la direttrice di Viale Lombardia. Solo per citare alcune delle principali criticità.

Ora si cerca di far passare l’idea che lo sviluppo edilizio possa “regalare” qualcosa al quartiere.

La verità è che l’idea proposta dall’assessore Sassoli, di fatto, toglierebbe tanto al quartiere:

- La demolizione del più antico insediamento industriale presente in città. L’ex officina di Via Ticino è dismessa ma la struttura esterna è recuperabile, come dimostra un interessantissimo progetto di Tiziana Mori, architetto monzese che risiede e lavora a Cambridge, al quale il Cittadino di Monza ha dedicato attenzione e che la Consulta ha avuto modo di visionare.

- Il manufatto di venti piani in un’area compresa tra il Castello del Torneamento e il complesso storico del Collegio della Guastalla si porrebbe in maniera assolutamente irrispettosa del contesto circostante, non solo in termini architettonici, ma anche urbanistici e paesaggistici, in spregio alla connotazione territoriale del quartiere che conserva, per fortuna, ancora qualche preziosa testimonianza della sua identità agricola.

- Nuove edificazioni comporterebbero ulteriore incremento di traffico in un’area già pesantemente gravata da migliaia di veicoli provenienti non solo da viale Lombardia (oggi ridotto ad una sola corsia per senso di marcia), ma da tutto il circondario. La ricaduta sul quartiere in termini viabilistici sarebbe a dir poco disastrosa.

- Al peggioramento delle condizioni viabilistiche corrisponderebbe un inevitabile peggioramento della qualità dell’aria, in una zona già pesantemente caratterizzata da inquinamento atmosferico.

- Assurda la proposta di un grattacielo in un posto dove NON C’E’ esigenza abitativa ed anche vi fosse, i destinatari non sarebbero certamente le fasce più bisognose della popolazione.

- L’assessore non è chiara quando dice che la monetizzazione della riduzione di quota convenzionata verrà destinata agli alloggi comunali esistenti. Nel quartiere San Fruttuoso o in generale?

- L’assessore non è chiara circa la quantificazione delle metrature a disposizione per la realizzazione delle opere pubbliche che verrebbero realizzate, non chiarendo i motivi che spingono a realizzare proprio su quell’area il palazzetto per l’hockey menzionato, quando da anni i cittadini chiedono altro.

- Discutibile la realizzazione di ben due strutture commerciali di media distribuzione in una zona già abbondantemente servita e dove il commercio di prossimità da anni fatica a resistere.

Ma al di là del progetto, ciò che sconforta e offende è che in questi anni la Consulta ha registrato la più totale indifferenza da parte di chi governa la città, pur essendosi sempre dimostrata attiva, propositiva e attenta alla tutela dell’interesse generale del quartiere. Una Consulta che crede nel valore della partecipazione e che, nonostante le porte in faccia, è fermamente convinta che l’amministrazione condivisa del bene pubblico sia l’unica via per raggiungere un punto di equilibrio in grado di garantire il bene di tutte le parti in gioco, senza sbilanciamenti verso l’interesse di pochi. Una Consulta che richiama questa amministrazione ad applicare quegli stessi principi di partecipazione e di cittadinanza attiva che sono stati oggetto di un recente convegno nel quale si è molto parlato di partecipazione e si sono firmati patti di cittadinanza su progetti, a onor del vero, del tutto marginali per la città. Perché sulle questioni nevralgiche, sugli investimenti e sui progetti urbanistici a lungo termine, il cittadino viene sistematicamente tagliato fuori. Tant’è che al tavolo istituito per la variante al Pgt le Consulte non sono state invitate. Questo modo di agire è profondamente irrispettoso e controproducente perché mette a repentaglio il rapporto di fiducia tra cittadino e amministrazione.

La Consulta si auspica che chi governa la città rifletta seriamente, facendo appello al senso di responsabilità di ciascun membro, sia della giunta che dei singoli gruppi consiliari: il momento di estrema gravità determinato dalla pandemia in corso vi aiuti, ci aiuti, a riportare al centro il valore della vita delle persone che non può continuare ad essere assoggettato a logiche speculative ed unicamente economiche.

I Coordinatori della Consulta San Fruttuoso

Giustina D’Addario

Massimo Arosio

Daniela Colombo