Il taglio di oltre un centinaio di alberi effettuato in agosto nell’area in concessione all’autodromo – solo in parte autorizzato dal Parco della Valle del Lambro per numero e tipi di piante – anticipa quello che potrà avvenire, in modo ancor più massiccio, dei boschi e dei prati dell’area del circuito per effetto del contratto stipulato tra Liberty Media e ACI e della nuova convenzione tra Consorzio e ACI che sarà in vigore dal 1° gennaio 2020.
In particolare, dalla documentazione ufficiale fattaci pervenire dal Parco Regionale Valle del Lambro (in allegato) risulta che nel 2018 i gestori del circuito sono stati autorizzati a tagliare 55 robinie ammalorate nella sola area localizzata tra la piscina e il campeggio. Da nostri sopralluoghi, risulta invece che, nel corso dell'estate 2019, sono state abbattute piante anche nella zona del Bosco Bello/Curve di Lesmo. Inoltre, da un nostro sopralluogo effettuato l’’11 settembre 2019, nell'area delle Curve di Lesmo e del Bosco Bello, si sono rilevati 34 ceppi che mostravano caratteri tali da considerarli il risultato di tagli recenti ( presenza di segatura, superficie di taglio fresca…) (si veda mappa allegata), dei quali il 70% appariva in buone condizioni. Per quasi tutti i ceppi è stato possibile risalire alla specie: 22 quercia rossa, 8 quercia europea, 2 carpino. Per 2 rimane incerta la classificazione: quindi non si tratta di robinie.
Il contratto con Liberty Media condiziona il mantenimento della titolarità del GP a Monza alla realizzazione dei lavori che quasi certamente Liberty Media richiederà per adeguare la pista e le strutture dell’autodromo pena il “trasloco” della gara in un altro circuito: in altri termini, non vale più l’esclusiva della titolarità del GP al circuito monzese. Fra le richieste che potrebbero essere avanzate vi sono, fra l’altro, l’allargamento della pista (sulla stampa si è parlato di 12 metri), le vie di fuga, nuove tribune e tribunette per gli spettatori ed è facile immaginare cosa questo potrebbe voler dire in un’area in cui gli alberi si affacciano sulla pista medesima.
La nuova convenzione, stipulata anch’essa ad agosto, introduce un meccanismo: la “Conferenza permanente dei servizi per il rilascio di permessi, pareri, licenze, autorizzazioni e atti di assenso necessari alla realizzazione dei progetti e degli interventi di qualunque natura essi siano” (art.5.4); l’obiettivo dichiarato è quello di garantire «rapidi tempi autorizzativi che consentano l’utilizzo delle opere da parte di ACI». Se ne deduce che Liberty Media disporrà gli interventi e la conferenza di servizi si adeguerà alle richieste accelerando i tempi delle autorizzazioni, esautorando completamente la Soprintendenza.
Altri punti della convenzione – tra i quali la previsione di due gare notturne, la possibilità di dare in subconcessione le aree e le strutture per attività non meglio specificate, etc. – lasciano intuire che l’obiettivo è quello di consentire il massimo sfruttamento dell’impianto a tutto vantaggio di ACI e con un forte impegno, anche economico, delle amministrazioni pubbliche a garantire tale sfruttamento.
In questo scenario si inserisce la questione della chiusura al pubblico di Roccolo e Gerascia tranne che per 30 giorni l’anno, già presente, negli stessi termini, nella convenzione precedente e ribadita nella attuale, prevista dall’art. 3 b), il cui testo è esplicito: «È fatto obbligo al concessionario […] per un massimo di 30 giorni l’anno e fatte salve ulteriori richieste, mantenere aperte al pubblico le aree contrassegnate in verde nella planimetria allegata sub C [ossia Roccolo, Gerascia e prati confinanti], nello stesso orario di apertura del Parco». Non a caso la planimetria annessa si riferisce alle “aree in concessione permanente aperte al pubblico in determinati periodi”.
Se fino a ora la Sias si è avvalsa della possibilità di chiudere e recintare l’area in oggetto solo in occasione di alcune manifestazioni, ad esempio per il concerti, è certo che, se volesse potrebbe farlo per 334 giorni l’anno e, se si darà seguito allo “sfruttamento massiccio” di cui si è detto, è verosimile che il pubblico dei frequentatori del Parco potrà incappare sempre più frequentemente nelle chiusure di quell’area.
In definitiva, la convenzione appare nettamente sbilanciata a favore del concessionario, come, del resto, lo è quella che riguarda la parte nobile della Villa Reale, il cui concessionario Navarra lamenta di non riuscire più a stare nei conti. Come avevamo previsto, il modello monzese pubblico/privato, allora tanto esaltato, sta facendo acqua da tutte le parti: la gestione, che era la ragion d’essere del coinvolgimento del privato visto che il restauro l’ha pagato per 4/5 la Regione, si sta rivelando fallimentare. Occorre ripensare al modello, eliminando la frammentazione degli spazi introdotta dalla concessione e subita dai visitatori, e facendo della parte centrale della Villa il museo di sé stessa.
I portavoce:
Bianca Montrasio
Roberto D’Achille