PROGETTO NUOVA BIBLIOTECA CIVICA E CENTRO CULTURALE AREA EX BUON PASTORE DI MONZA
Le ragioni di una proposta
La necessità di una adeguata sede per la biblioteca civica centrale di Monza non nasce certo oggi, se già più di dieci anni fa l’allora amministrazione comunale decise di bandire un concorso di idee per la sua realizzazione nella ex caserma San Paolo. Concorso che come è noto non ebbe un seguito concreto, per diverse vicende. Oggi, ancora più di allora, sarebbe opportuno individuare un luogo che non solo fornisca una ampiezza degli spazi consona alle attuali esigenze, ma che possa incrementare la qualità e la tipologia dei servizi offerti alla città e a tutto il territorio della Brianza. Le biblioteche civiche di moderna concezione sono, infatti, luoghi dove trovano posto molte e diversificate attività, condotte da tipologie di utenti assai diverse da quelle che usufruiscono delle sole funzioni di base, consultazione e prestito; sono diventati luoghi di servizio e supporto alla collettività. Uno spazio di questo genere, in grado di catalizzare e dare una sede alle diverse iniziative sparse sul territorio provinciale sarebbe una grande opportunità per la città di affermarsi non solo come centro produttivo e commerciale – qual è già – ma anche culturale e di intrattenimento a diversi livelli.
Per queste ragioni, l’area dell’ex Istituto Buon Pastore in via Cavallotti ang. via Pellettier aprirebbe innumerevoli possibilità d’uso del complesso, di incremento di attività e di supporto a quelle già in essere potendo annoverare
numerosi elementi a suo vantaggio come: una posizione decisamente centrale appena a ridosso della ZTL e facilmente accessibile sia con mezzi pubblici che privati, essendo collocata su uno dei principali assi di accesso al centro storico, ad una distanza percorribile a piedi dalla stazione ferroviaria; la qualità architettonica ed il valore storico degli edifici che lo compongono – il settecentesco nucleo di Villa Angela, i corpi di fabbrica ottocenteschi e la pregevole Chiesa dei primissimi anni del ‘900 dal caratteristico impianto panottico – ed il giardino storico che lo completa, opportunità unica nel tessuto ormai totalmente costruito del centro urbano; la prossimità ad alcune tra le più importanti sedi di istruzione superiore della città con una non trascurabile percentuale di studenti provenienti anche dal territorio extraurbano.
Grazie a queste potenzialità si potrebbe realizzare un polo di attrazione culturale (nel senso più ampio del termine) di respiro quantomeno provinciale formato da una grande biblioteca a scaffale aperto, spazi liberi per la lettura, lo studio e la consultazione, un’adeguata biblioteca per bambini e ragazzi che oltre a spazi dedicati potrebbe usufruire della splendida area verde del parco storico, di un info-point urbano crocevia di scambio e conoscenza tra iniziative pubbliche e/o private e i cittadini.
Un ruolo di sicuro rilievo sarebbe quello interpretato dal parco in sinergia e complementarietà con le diverse iniziative del centro civico, rendendo visibile e vivibile concretamente, anche se in altri modi, l’antico legame tra le ville monzesi ed il territorio che presidiavano e contribuivano a vivificare.
Gli edifici esistenti offrono inoltre una ulteriore possibilità, anche qualitativa, di fruizione a diversi livelli: partendo infatti dal semplice porticato (di epoche differenti, ma ben integrato) che fronteggia tutta la parte storica del giardino, ideale filtro tra spazi interni dedicati allo studio e lo spazio esterno a vocazione forse maggiormente ludica o di piacere; passando per Villa Angela, con il suo antico nucleo di ambienti di rappresentanza al piano terreno sempre molto legati funzionalmente e figurativamente al giardino (che sarebbero ad esempio uno spazio per la biblioteca dei bambini con grandissime potenzialità di utilizzo anche per laboratori tematici, corsi, scuole, ecc.); non dimenticando l’edificio sobrio e composto che “accompagna” la via Felice Cavallotti verso il centro e che si fa segno tangibile della memoria dell’antico asse viario che portava, allora in mezzo a campi coltivati, al centro della città; per giungere infine all’edificio più significativo dal punto di vista tipologico e dello spazio architettonico che è la chiesa panottica. Un esempio raro, per impianto e concezione nel panorama lombardo, e non certo privo di qualità spaziale e forte suggestione che sarebbe in grado di accogliere molteplici funzioni, aggiungendo loro una specificità e unicità difficili da trovare altrove. Nel corso della formulazione delle prime ipotesi di intervento infatti si è ipotizzato potesse divenire sia una straordinaria sala di lettura che un punto di accoglienza delle istituzioni cittadine alla collettività: un luogo di incontro, scambio di informazioni, svolgimento di eventi e perché no, anche di concerti e/o esposizioni temporanee.
Le opportunità di quest’area non si limiterebbero alle funzioni fin qui descritte - già molto in verità – ma potrebbero trovare casa altre attività che oggi in città sono per così dire senza fissa dimora sul territorio come l’auditorium della musica e/o teatro contemporaneo che possa funzionare in sinergia con lo storico Manzoni. Il vantaggio di concentrare in unico organismo diverse attività sarebbe evidente nel contenimento dei costi di partenza, ma soprattutto nel medio e lungo periodo per quanto riguarda i costi di gestione e la possibilità di rendere sempre viva e utilizzata la struttura. La fruizione degli spazi da parte di soggetti diversi nelle diverse giornate ma addirittura anche nelle diverse fasce orarie contribuirebbe in modo determinante al successo di tutto il complesso.
Una operazione di tale importanza e impegno avrebbe certo il pregio di non disperdere in molti piccoli e poco incisivi interventi, ma di condensare in un unico sforzo le energie migliori perché divengano moltiplicatrici di funzioni ed esperienze come moltissimi esempi contemporanei ci insegnano. In particolare, in una città come Monza che da qualche anno ha avviato un processo di trasformazione e crescita considerevole un intervento di questa natura potrebbe innescare ulteriori dinamiche di crescita e di attrattiva, non solo verso il suo territorio storicamente di riferimento della Brianza ma anche nei confronti della città di Milano e di tutti coloro che vi gravitano (con ulteriori possibilità una volta realizzato il collegamento con la linea metropolitana). Un altro elemento da sottolineare ancora con forza è la posizione centrale dell’area poiché sempre di più il centro città, e soprattutto in una realtà come quella
monzese, attraverso il suo consolidamento funzionale ed alta accessibilità attraverso il trasporto pubblico è l’unico che possa arginare la disgregazione e la frammentazione urbana operata dai grandi centri commerciali e/o di intrattenimento che però non costruiscono territorio e identità. Inoltre, come insegnano esperienze anche a noi
vicine per alcune funzioni pubbliche la collocazione nel centro città è non solo vocazione ma condizione necessaria alla sopravvivenza; e ciò è certamente ancora più vero per una cittadinanza come quella monzese fortemente legata al proprio centro storico. A rafforzare ulteriormente questa tesi concorre il fatto che vi sia già nel territorio cittadino un forte polo attrattivo extra moenia come la Villa Reale, in grado di intercettare visitatori anche dai percorsi turistici più noti, e che dunque altre attività culturali – in senso lato – debbano necessariamente unirsi facendo sistema per poter generare “un altro campo di attrattività”.
Sarebbe certo una grande sfida che richiederebbe un considerevole impegno da più parti, ma spesso nel ridisegno della città il coraggioso salto di scala e di livello qualitativo nell’individuare gli obiettivi genera un reale e duraturo impulso ad ulteriore crescita economica, culturale, sociale, più semplicemente (nella accezione più alta del termine) civile.
Paola Galbiati
Nasce a Milano nel 1972. Si laurea a pieni voti nel 1999 alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano con il Prof. Guido Canella, con cui collabora alla didattica come cultore della materia e correlatore di tesi di laurea. Consegue nel 2006 il titolo di Dottore di Ricerca in Composizione Architettonica con lode presso il Politecnico di Milano. Dal 2000 a oggi svolge attività di ricerca con il Dipartimento di Progettazione dell’Architettura (oggi ABC - Department of Architecture, Built environment and Construction engineering) del Politecnico di Milano, partecipando a mostre, seminari, workshop, con saggi e pubblicazioni. Dal 2009 è docente a contratto alla Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano e all’Università degli Studi di Parma dal 2007 al 2010. Dal 2006 al 2009 è membro della Commissione Cultura e Concorsi dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Monza e Brianza. Dal 2000 svolge la libera professione di architetto.