All’interno degli eventi programmati con il Comune di Monza  in occasione dell’anniversario del Giorno della Memoria, segnaliamo la presentazione del
libro

 1938 - L'ITALIA RAZZISTA. I DOCUMENTI DELLA PERSECUZIONE CONTRO GLI EBREI
di  FABIO ISMAN
con prefazione di Liliana Segre

29 GENNAIO, ORE 21
Liceo Dehon – Sala Bella 
Via Appiani, 1  Monza

Ingresso
libero fino ad esaurimento posti

Iniziativa a cura di Novaluna in collaborazione con ANPI e ANED

Fabio Isman, giornalista e studioso di cultura e di storia, in questo libro parte da un lavoro di accurata ricerca nell’archivio di Stato e di Banca Intesa San Paolo e dal recupero di storie  personali per raccontare le conseguenze delle leggi razziali in Italia. Il suo "1938, l'Italia razzista - i documenti della persecuzione contro gli ebrei" edito dal Mulino nell'ottantesimo anniversario delle leggi, vuole raccontare non solo la persecuzione ma le razzie economiche ai danni della popolazione ebraica. L’autore  racconta vicende spesso ancora ignorate o troppo poco esplorate, che ci restituiscono lo spaccato di un'Italia non sempre composta da «brava gente». 

"Le norme anti ebraiche sono state un'enormità, fra leggi decreti e circolari sono state 320 fra il 1938 e il 1945, accompagnate da una propaganda virulentissima. Ma nascono all'improvviso, fino a poco tempo prima l'Italia non mostrava di essere antiebraico; gli ebrei in Italia sono stati liberi per una ottantina di anni da quando si chiudono i ghetti alle leggi razziali. La persecuzione è spaventosa e riguarda tutto lo scibile umano; vengono espulsi dalla collettività, fino alle piccole cose come il divieto di esportare colombi viaggiatori, una legge abrogata solo nel 2008"-  racconta Isman.

 La grande tragedia della Shoah rischia spesso di lasciare sullo sfondo le altre gravissime persecuzioni che hanno colpito gli ebrei italiani dal 1938 al 1945. Le leggi razziali, precedute da un subdolo censimento che era in realtà una vera e propria schedatura e anticipate da una violenta campagna antisemita, esclusero gli ebrei dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalla vita civile. Dal 1938, oltre 400 provvedimenti di crescente gravità: alla fine, gli israeliti non potevano possedere una casa, un'impresa, un lavoro, neppure degli oggetti. Una spoliazione sistematica e minuta, confische equivalenti a oltre 150 milioni di euro odierni. Gli archivi restituiscono le vicende di questa Grande razzia e delle storie, spesso ignote, di vita e, purtroppo, anche di morte. Il nostro Paese le ha indagate soltanto dal 1998, costituendo una Commissione presieduta da Tina Anselmi. Ma troppo resta ancora sconosciuto. Le stesse restituzioni agli originari proprietari sono state tardive e soltanto assai parziali. Come gli indennizzi, e i riconoscimenti a chi è stato perseguitato. 

Da cose di piccolo valore economico ma magari di grande valore affettivo, a ricche proprietà: la villa di George Clooney sul Lago di Como, quella a cui si accede dalla darsena privata, è una delle dimore più sontuose della Grande razzia. 

 E c'è molto che possiamo imparare, in questi tempi che vedono il ritorno del populismo, da questi metodi di costruzione dell'odio. "Mussolini crea il nemico interno perché gli faceva comodo"- dice Isman- "Tutto comincia con un censimento e quando ho sentito parlare di censimento degli immigrati ho sentito qualche brivido sulla schiena. Censire è già discriminare. Bisogna stare attenti che queste cose non si ripetano; non nella stessa maniera perché probabilmente nessuno più al mondo farà una campagna razziale contro gli ebrei; ma ci possono essere tante cose simili che riguardano altre minoranze. Le minoranze vanno tutelate, sono il sale della nostra esistenza".

 Fabio Isman

 Fabio Isman, nasce a Monza da una famiglia triestina e dal 1970 abita a Roma. Ha esordito nel 1964 all'Eco di Monza e della Brianza. Nel 1968 è entrato nella redazione de Il Piccolo di Trieste e nel 1969 è passato a Il Gazzettino di Venezia, da cui si è dimesso il giorno in cui è stato licenziato il direttore Alberto Cavallari. Dal 1970 al dicembre 2009 ha fatto parte della redazione de Il Messaggero di Roma, dove è stato inviato speciale e, per due volte e a lungo, capo dei servizi italiani. Nel 1980, Isman finì in carcere per aver pubblicato su Il Messaggero alcuni estratti dei verbali d'interrogatorio di Patrizio Peci, il primo "brigatista rosso pentito".Ci rimase per 131 giorni, prima di essere assolto in appello con formula piena (presidente Mancuso). Dopo essersi occupato per decenni di politica, scandali politici, processi e terrorismo, aver seguito importanti eventi in Italia e all'estero, due guerre in Medio Oriente, e l'elezione di due papi, da trenta anni scrive soprattutto di arte e cultura, anche al di fuori del nostro Paese, argomenti ai quali ha dedicato numerosi libri e pubblicazioni. Da sei anni, è particolarmente attento al saccheggio dell'archeologia clandestina in Italia, che dal 1970 ha portato allo scavo illegale di oltre un milione di pezzi, uno e mezzo secondo calcoli dell'Università di Princeton, coinvolgendo circa diecimila persone.