Decreto sicurezza, Cgil MB insorge: “Sull’accoglienza si favoriscono i soggetti spregiudicati”

Non risolve i problemi, ma li crea: territorio più insicuro e centinaia di posti di lavoro in meno

 “C’era una volta l’accoglienza…”. Potrebbe iniziare così il racconto di quello che sta accadendo da quando il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha introdotto il cosiddetto “decreto sicurezza”. Lo hanno spiegato molto bene alcuni operatori del settore ieri, lunedì 12 novembre, in occasione di un convegno organizzato dall’Area Migranti e Politiche Sociali della Cgil di Monza e Brianza.

Il tema è caldo. Il testo è ora all’esame della Camera dei Deputati per la conversione definitiva in legge, ma, secondo i dati forniti dalle Commissioni Territoriali, gli effetti sono già evidenti con il 75% di richieste di asilo respinte nel solo mese di ottobre.

Non a caso, insomma, per l’“Incontro informativo sul decreto sicurezza” la sala Bruno Trentin di via Premuda era strapiena: a partecipare, oltre agli addetti ai lavori, diversi rappresentanti di realtà associative e di volontariato che saranno chiamati a fare gli straordinari dopo le scelte del governo giallo-verde, come ha spiegato Livio Neri, avvocato dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI).

Il decreto, infatti, introduce radicali cambiamenti nella disciplina dell’asilo, dell’immigrazione e della cittadinanza. La cancellazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari – è la denuncia degli operatori – è un passaggio traumatico per molte persone che, da oggi, rischieranno di cadere in una condizione di irregolarità amministrativa esponendosi a povertà, marginalità e sfruttamento. E i permessi di soggiorno “per casi speciali” si configurano come concessioni precarie e difficili da ottenere.

Il decreto sicurezza sembra inserirsi in un percorso legislativo, quello della normativa sull'immigrazione in Italia, che già in passato ha subito le spinte di un'opinione pubblica montata ad hoc e poco o per nulla ha saputo rispondere alle necessità”, ha spiegato Luca Mandreoli dell’Area Migranti di via Premuda.

Mandreoli ha introdotto gli interventi degli operatori di sportello che hanno illustrato le prime ricadute del decreto sui soggetti più fragili, le persone inserite in percorsi di cura come i CPS e i SERT, che con la cancellazione del permesso per motivi umanitari potrebbero avere grosse difficoltà nel convertirlo in altra tipologia di permesso utile al proseguimento del percorso di tipo sanitario.

Il decreto interviene anche sulla richiesta di cittadinanza, pratica che registra il trend di crescita più elevato negli ultimi anni. Portare da 2 a 4 anni l'iter della richiesta, non solo si traduce con un aumento dell'attesa, ma con la necessità di mantenere un reddito sufficiente per tutto il periodo, elemento che renderà più difficile ottenere il riconoscimento.

Si attendono gravi ripercussioni anche sul tessuto economico. Solo in Brianza sono 250 i “lavoratori diretti” che rischiano il posto e a risentirne sarà l’intero sistema dell’accoglienza, un ampio indotto difficilmente quantificabile, “lavoratori indiretti” impegnati nella fornitura di beni e servizi.

Un sistema di accoglienza diffuso, modello virtuoso che ha permesso alla Brianza di gestire il fenomeno in maniera efficiente, che oggi viene messo in discussione.

I contraccolpi saranno pesanti – spiega Simone Pulici, segretario della Cgil di Monza e Brianza – oltre ad abbandonare milioni di uomini e di donne a un destino indefinito, avremo più bassi livelli di integrazione e un territorio più insicuro: con il nuovo provvedimento si buttano a mare tutti gli sforzi che hanno reso possibile, soprattutto in Brianza, un sistema di accoglienza di eccellenza”.

“Si cancellano con un colpo di spugna decine di nuove professionalità che, negli ultimi 4 anni, hanno permesso a giovani lavoratori di fare un’esperienza altamente formativa. Con il nuovo modello voluto da Salvini, si avvantaggeranno soggetti economici spregiudicati con pesanti ricadute sul territorio”, denuncia il sindacato.

La Cgil è a disposizione di tutti i lavoratori che rischiano di trovarsi senza occupazione”, assicura Pulici, che lancia una proposta: “Alle istituzioni chiediamo di aprire un tavolo di discussione territoriale su questo tema e di farlo il prima possibile”. 

Monza, 13 novembre 2018