Per il secondo ciclo di
RIPENSIAMOCI
DOVE STA ANDANDO IL MONDO?
Un incontro con Maurizio Molinari
2018, FUGA DALL’EUROPA
7 NOVEMBRE , ORE 18
Binario 7 – Sala Chaplin
Via Turati 6/8, Monza
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Dove sta andando il mondo, il “nostro” mondo occidentale, come stanno cambiando i nostri punti di riferimento e che fine faranno le nostre certezze politiche e sociali collegate al nostro essere europei, al far parte di un’Europa che non è solo un’istituzione sovranazionale ma un’ unione culturale con profonde radici nella storia.
Un appuntamento da non perdere con il giornalista Maurizio Molinari farà procedere la nostra riflessione, spostando l’attenzione concentrata sul Medio Oriente in occasione dell’appuntamento avuto con Lorenzo Cremonesi, e portandola in Europa, un’altra area del mondo in fase di grande trasformazione.
Partiremo dall’ultimo libro di Molinari in pubblicazione proprio in questi giorni, “Perché è successo qui” nel quale l’autore riflette sulle difficoltà del nostro sistema politico e sulle conseguenze che scelte e posizioni avranno sulla nostra permanenza nell’organismo europeo, anche in vista delle prossime elezioni.
Stiamo sperimentando due populismi al governo in una volta sola, un primato tutto italiano: ma perché è successo tutto qui? Nel sottotitolo del libro la metodologia dell’analisi utilizzata da Molinari: viaggio all’origine del populismo italiano che scuote l’Europa.
“L’analisi on the road dell’autore […] è lucida, spietata, ma non rassegnata. Il sovranismo all’italiana è una riedizione tribale del nazionalismo. Esalta la retorica del leader forte facendo leva su un istinto mai represso dell’antropologia politica del Paese. Ha bisogno di avere un nemico: l’establishment, i poteri forti, la globalizzazione. Nel difendere e nel riscoprire le radici identitarie ha lo sguardo costantemente rivolto al passato. E, dunque, nel ritracciare i confini, non solo geografici, ma anche culturali, rivaluta il ruolo protettivo dello Stato. In questa veste vintage affascina anche il pubblico giovanile. Le memorie del Novecento si diradano. I valori della pace e della solidarietà sono ingialliti dal tempo, svuotati dall’impoverimento dei ceti medi, dalla paura delle invasioni migratorie. Il senso della Storia conosce, di conseguenza, rivoli imprevisti. E il paradosso, come nota Molinari, è che queste forze, con la testa inebriata dalle peggiori suggestioni del Novecento, si sono dimostrate le più preparate e spregiudicate nell’uso della Rete.[...] Una dimestichezza nello scorrazzare per i social network che potremmo definire una sorta di avanguardismo digitale, cui la violenza delle parole non fa difetto. Lo squadrismo del web è all’opera. I moderati si ritraggono. Il rumore di fondo è tutto sovranista.”- scrive Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera del 24 ottobre nel suo commento al libro di Molinari.
Come reagire? Quali le soluzioni? Tra le possibili proposte, Molinari chiede di rompere un ultimo tabù: un premier donna. “Chi meglio di una donna potrebbe guidare il nostro Paese nella sfida alle diseguaglianze, lì dove questo tallone d’Achille della società nazionale è rappresentato soprattutto da famiglie con figli che provano disagio per non poter coronare i propri sogni?”. Sarebbe una grande prova di soft power, nel mezzo del Mediterraneo, un segnale di valore strategico di rinnovamento per l’Occidente e un messaggio anche al terrorismo e all’intolleranza delle frange estremiste dello jihadismo islamico.
Parleremo di questo ed altro ancora con il nostro ospite: un’occasione importante per riflettere e confrontarci con un giornalista di qualità e di esperienza, un’opportunità per “fare informazione” per non farci travolgere dalle solite fake news diffuse da improbabili opinionisti e da valutazioni scorrette se non alquanto inopportune espresse da alcuni personaggi politici e del mondo della comunicazione.
Informazioni sull’intero ciclo e sui singoli appuntamenti su www.novalunamonza.it
MAURIZIO MOLINARI
Nasce a Roma nel 1964, è direttore del quotidiano italiano La Stampa. Ha iniziato a La Stampa nel 1997 e da allora è stato corrispondente da Bruxelles, New York e Gerusalemme-Ramallah. Giornalista dal 1989 ha coperto i conflitti nei Balcani, Medio Oriente e Corno d'Africa. Tra i leader che ha intervistato ci sono i Presidenti degli Stati Uniti George W Bush e Barack Obama, i segretari di stato americano Condoleezza Rice, Madleine Albright e Henry Kissinger, il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e Ban Ki moon, il colonnello Gheddafi, il re saudita Abdallah, i Primi Ministri israeliani Netanyahu e anche Peres, il
presidente israeliano Rivlin, il presidente dell'OLP Arafat, il presidente palestinese Abbas, il comandante del Pkk Ocalan, il presidente curdo iracheno Barazani e il presidente turco Erdogan.
Ha pubblicato in Italia 19 libri di politica estera, tra cui Il califfato del terrore e Jihad, l'ultimo è Il ritorno delle tribù di Rizzoli. Molinari ha studiato al Manchester College e all'Università ebraica di Gerusalemme prima di laurearsi in Politica estera e storia all'Università di Roma.