L’ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI DI MONZA E BRIANZA

La mostra  sarà presentata da Anty Pansera storico del Design

                                  “SFAVILLIO DI SMALTI : lo Studio del Campo” 1957-1997

                                                       3 – 13 Maggio 2018                                         

                             Saletta Reale – Stazione di Monza

                                        INAUGURAZIONE  : 3 MAGGIO 2018  ORE 18,30

 

L’Associazione Amici dei Musei di Monza e Brianza con il Patrocinio del Comune di Monza e il patrocinio dell’Associazione DcomeDesign, presenta la mostra Sfavillio di Smalti: lo Studio del Campo 1957-1997, mostra dedicata alla bottega di smaltatori Studio del Campo, attiva a Torino: un gruppo di quattro artisti-artigiani - Virgilio Bari e Lidia Lanfranconi, Euclide Chiambretti e Bianca Tuninetto – uniti nel lavoro e nella vita, che hanno saputo confrontarsi con le esperienze artistiche a loro contemporanee e allo stesso tempo con il disegno industriale che si stava affermando nella metà degli anni ’50, raggiungendo esiti originali e unici nel panorama italiano del secondo Novecento.

E’ una storia fatta di amore e dedizione ad un’arte – quella dello smalto – che consente una infinita libertà espressiva e che i Del Campo riuscirono a esplorare usando tutte le tecniche e le illimitate possibilità cromatiche, coniugandole ad un vocabolario stilistico molto ampio, aperta tanto all'antichità medievale che all'astrattismo contemporaneo.

Gli accessori e i complementi d’arredo vanno da piatti, ciotole e vasi, oggetti d’uso, senza dimenticare la serie di oggetti bicromi realizzati su disegno di Gio Ponti nel 1957. In questo ambito Studio del Campo, e nelle opere più strettamente decorative, usa uno stile definito e compiuto, caratterizzato da una linea capace di valorizzare il disegno e la consistenza luminosa, attraverso le finissime linee graffite che rivestono di chiaroscuri le superfici, e gli smalti monocromi che ne fanno esplodere la brillantezza e il risalto nello spazio.

Le opere sacre e le sculture invece sono caratterizzate dalla rappresentazione di un’umanità che lotta per la sopravvivenza quotidiana, visibile anche nelle proposte più astratte: in una prima fase viene usata la giustapposizione di piani per la costruzione di scene complesse, dinamiche e plastiche, per poi passare, tra la fine degli ani ’70 e i primi ani ’80 a effetti che guardano più al dinamismo di matrice futurista, virando più verso l’astrazione con una riduzione delle superfici smaltate a favore dell’utilizzo dell’acciaio.

Studio del Campo rappresenta anche la storia condivisa di un’amicizia e di una passione che portò i quattro torinesi a conoscersi nei primi anni ‘50 presso la “Comunità Artistica Torino” di Idro Colombi,(V.alcuni pezzi in mostra) da cui poi si distaccarono nel 1955 per fondare la propria bottega. La Triennale di Milano li tenne a battesimo nel 1957 e da quel momento fino al 1997 numerosi furono gli architetti, i designer, gli artisti, i critici e le gallerie d'arte con cui la bottega entrò in relazione: Gio Ponti, Toni Cordero, Romano Rui, Nanni Valentini, Bruno Munari, Filippo Scroppo, solo per citarne alcuni e molte le gallerie in cui esposero tra cui Martina,Il Sestante , Bosisio Arte. Parteciparono a tre edizioni della Triennale di Milano, a tutte le più grandi fiere campionarie e di arredamento italiane ed europee; esposero in Giappone e negli Stati Uniti (collaborazione trentennale con la galleria Hudson&Rissman di Los Angeles); ricevettero anche grandi committenze pubbliche, tra cui l’incarico della  decorazione delle cabine di prima classe degli ultimi transatlantici italiani, le turbonavi Michelangelo e Raffaello, nel 1963.

Virgilio Bari e Lidia Lanfranconi, Euclide Chiambretti e Bianca Tuninetto furono figure totalmente all’avanguardia per l’epoca storica in cui iniziarono a lavorare – addirittura per i primi anni di attività ebbero un manager ante litteram, Luciano Goretti, che curò le public relation. Riservati per indole, scelsero di volersi sempre presentare come gruppo senza mai dare risalto alle singole individualità, e forse è stato anche questo il segreto del successo che permise loro di unire una fervida immaginazione ad una raffinata padronanza della tecnica dello smalto. Le loro opere erano tutte firmate “del Campo”.