Idee efficaci per un rinascimento di Monza Cioè: come rilanciare questa città ormai decadente con più iniziative concrete e meno chiacchiere Con i nostri vent’anni di attività associativa e impegno nel promuovere la qualità della vita e l’innovazione a Monza, salutiamo con favore l’apertura del “tavolo per lo sviluppo della città” organizzato dall’Amministrazione Comunale, tavolo “aperto” al quale non siamo stati comunque invitati. L’augurio è che si riesca a far uscire la nostra città dal declino che la interessa da anni, ed a far prendere finalmente coscienza che “Monza ha il parco, non serve altro” è una valutazione che poteva andar bene al massimo sino agli anni settanta. Una delle troppe espressioni che appartengono ad un vocabolario obsoleto da superare. La nostra città ha bisogno di ben altro. Allo slogan “stop al consumo di suolo” noi opponiamo da tempo l’invito “Monza deve recuperare suolo”. La soluzione non è bloccare l’attività edilizia, uno dei cardini di una città viva, ma promuovere una rapida sistemazione delle molte aree dimesse secondo una logica moderna adatta alle aree densamente abitate. Si consenta di costruire in verticale, 20 o 30 piani sopra e 3 o 4 sotto, su porzioni ridotte, recuperando quindi a verde la totalità del rimanente, da restituire alla gente. L’osservazione che a Monza la popolazione tende al calo e che vi sono molti immobili invenduti o sfitti dovrebbe innanzi tutto porre una domanda: perché accade? La risposta è che Monza, ormai dagli anni ’80, non è più una città interessante per la sua qualità. E’ una città decadente, immobile nel suo passato. Monza ha bisogno di servizi efficienti e moderni per la mobilità delle persone, delle cose e delle idee. Per le persone: l’asse di forza di una linea metropolitana e la ramificazione distribuita e flessibile di bus piccoli elettrici, magari – perché no – on demand. Per le merci: un piano e una rete logistica che soddisfino le esigenze dell’e-commerce in crescita e del piccolo commercio qualitativo di prossimità, razionalizzando quindi la distribuzione a vantaggio anche della riduzione del traffico e dell’inquinamento. Per le idee: una rete fissa di telecomunicazione in vera banda ultralarga, oggi in parte in fase di sviluppo (ma con troppe incognite), integrata da vantaggi fiscali e agevolazioni concessi per il cablaggio interno degli edifici, vecchi e nuovi. Il nostro parco è meraviglioso e avrebbe tra l’altro bisogno di cure maggiori, ma l’idea di città moderna è quella che vede abbondante verde diffuso. Una volta dotata di trasporto pubblico “intelligente”, Monza potrebbe avere ZTL pedonalizzate in tutti i quartieri. Ma la città ha soprattutto bisogno che le aree oggi teoricamente destinate a verde vengano trasformate in veri parchi urbani e veri parchi agricoli. Da decenni sono invece aree in stato di degrado e abbandono. Andrebbero varate iniziative e agevolazioni perché venissero ripulite, coltivate, utilizzate. Andrebbero anche eseguite verifiche sull’effettiva operatività delle aziende agricole (che in molti casi percepiscono sussidi statali). E poi la nostra città ha bisogno che i costruttori facciano un balzo di qualità, magari convinti da agevolazioni concrete, verso la realizzazione di veri green buildings. La recente entrata in funzione, a Monza, di mini-centrali elettriche lungo il canale Villoresi è un fatto positivo, ma isolato. Ci vogliono politiche comunali che spingano verso la produzione locale di energia. I pannelli fotovoltaici sono la chiave dell’energia fai da te. A Monza ci sono oltre 2 milioni di metri quadrati di superfici adatte, tetti e lastrici solari, su 17mila edifici. Se tutta questa disponibilità fosse utilizzata, la nostra città arriverebbe a produrre il 40% del suo fabbisogno elettrico. Calore d’inverno e freddo d’estate potrebbero essere generati con impianti geotermici già sperimentati, per esempio, nella vicina Cinisello Balsamo. Quanto abbiamo elencato rappresenta un insieme di obiettivi tipici nelle aree densamente urbanizzate del mondo, occidentale e non solo. Sono proposte che la nostra associazione mette sul “tavolo” ormai da due decenni, con qualche risultato raggiunto, ma ancora troppo poco.