Vorremmo che ci fosse giustizia: che la loro lotta vincesse.
“La devastante vicenda che i duecentocinquanta lavoratori della K Flex di Roncello stanno vivendo con le loro famiglie non può essere strumentalizzata, né dal Sindacato e men che meno dalle forze politiche. Va invece letta per quello che è: una scelta irresponsabile della famiglia Spinelli, tesa a guadagnare di più passando sopra qualsiasi richiamo ai lavoratori, al loro contributo storico alle fortune dell’azienda, ai loro diritti affermati persino dalle leggi, ai loro bisogni; passando sopra alle esigenze di un territorio fin qui collaborativo e a milioni di fondi pubblici stanziati per sostenere la vita e il futuro – sul territorio - di quell’azienda stessa. L’eventuale chiusura con licenziamenti non dipende infatti da variabili che aziende, lavoratori e sindacato incontrano ogni giorno, purtroppo. Per la K Flex non è la stramaledetta “crisi” a consigliare una delocalizzazione: a detta di quello stesso amministratore delegato (che solo qualche settimana fa dalle pagine dei giornali dichiarava la buona salute della “sua” multinazionale e poneva obiettivi di ulteriore crescita dei volumi di fatturato) che si è sempre negato ai tavoli di una discussione con lavoratori e sindacato, l’azienda brianzola è leader mondiale, è solida, ha progetti. Non è quindi la “crisi” che porta ai licenziamenti: non una crisi di mercato, non una crisi finanziaria o di liquidità, non un’obsolescenza tecnologica o la scarsa competitività. Semplicemente in Polonia c’è da guadagnare di più. In modo arrogante, con decisione unilaterale, senza confronto, senza spiegazioni, l’azienda prova a svuotare i magazzini e i capannoni, trasferendo produzioni e macchine in Polonia. Come ladri di lavoro, provano a mettere i lavoratori di fronte al fatto compiuto, salvo farfugliare pseudo giustificazioni a posteriori quando sono chiamati alle proprie responsabilità. E’ consolante la gara di solidarietà che si è scatenata sul territorio: lavoratori di altre aziende, sindacati, istituzioni locali, Regione Lombardia, la Chiesa Ambrosiana, persino il Ministero dello Sviluppo dimostrano di aver capito bene: un’azienda nata qui, costruita con fatica, sorretta dal lavoro brianzolo fino a diventare leader mondiale con produzioni di eccellenza, decide di ripudiare la propria storia, misconoscere le proprie radici, abiurare le responsabilità nei confronti delle famiglie; per qualche dollaro in più. I lavoratori della K Flex non hanno avuto nessuna alternativa; altro non potevano fare. Sono al freddo, nel disagio giorno e notte, mentre la preoccupazione per i mutui, la scuola dei figli, la fine del mese avanza. Vorremmo che ci fosse giustizia: che la loro lotta vincesse”.
Maurizio Laini
Segretario Generale CGIL MB