Stazione FS e via Asiago, Monza Possibile chiede all'Amministrazione nuove forme di intervento su sicurezza e integrazione e lancia un appello al Consiglio Comunale e al mondo del volontariato

Dopo la discussione di lunedì scorso in Consiglio Comunale, la questione della sicurezza e dell'accoglienza sono tornate al centro del dibattito politico cittadino. Come Possibile, non vogliamo usare queste situazioni per inutili polemiche: al contrario riteniamo che sia giusto intervenire per evitare strumentalizzazioni, soprattutto nei confronti di profughi e di migranti, anch'essi coinvolti in queste vicende. Soprattutto riteniamo che l'Amministrazione Comunale debba intervenire al più presto e con nuovi e più efficaci strumenti, e vogliamo contribuire al dibattito con qualche proposta costruttiva e concreta.

I recenti episodi di cronaca e di violenza avvenuti in Stazione hanno portato alla luce uno stato di degrado che è da tempo sotto gli occhi di tutti, soprattutto per i pendolari che passano ogni giorno in Stazione dall'ingresso di Piazza Castello. L'assenza di interventi concreti ed efficaci da parte dell'Amministrazione rischia di creare insicurezza tra i passanti e indifferenza a situazioni di illegalità oltre che di degrado. Lunedì scorso in Consiglio Comunale, dopo un'interrogazione del Consigliere Traina sulla questione, si è aperto un dibattito e sono state rivolte all'Amministrazione richieste di intervento. L'Assessore Confalonieri ha detto che a novembre si è tenuto un Comitato per l'Ordine Pubblico, con il coinvolgimento della Prefettura e di tutte le forze dell'ordine. Il problema è che la questione era stata segnala dai cittadini da molto tempo, dicembre è già iniziato e nonostante ciò non è ancora prevista una presenza costante della polizia, di giorno e di notte, in piazza Castello. L'intervento delle forze dell'ordine sarebbe certamente una prima risposta utile, anche per prevenire la commissione di reati.

Tuttavia la presenza della polizia non può essere l'unica risposta: sarebbe una risposta semplicistica che non risolve il problema, ma, magari, lo sposta soltanto in un altro posto. Occorre intervenire anche su altri aspetti: nel breve periodo, per esempio, l'area dell'ingresso attualmente inutilizzata potrebbe essere chiusa, in attesa di creare in quegli spazi un'attività che funga anche da presidio, come un esercizio commerciale o la sede di un'associazione. La chiusura dell'area sembra adesso decisa, ma l'Amministrazione e le Ferrovie hanno discusso la possibilità di recuperare questi spazi? Soprattutto, occorrono politiche volte all'integrazione e al reinserimento di queste persone: chi si ripara in Stazione deve essere reindirizzato verso un centro attrezzato, e per fare questo, sarebbe opportuno coinvolgere soggetti formati, che sappiano dialogare con questi mondi difficili, come educatori e mediatori culturali, anche provenienti dallo stesso ambito delle persone presenti in Stazione. Dispiace molto che nel dibattito in Consiglio Comunale non siano emerse anche risposte di carattere sociale a questi problemi e che la Giunta non abbia pensato a politiche di integrazione adeguate.

Anche sulla questione di via Asiago vi sono aspetti che meritano un approccio diverso. Innanzitutto manca completamente l'accertamento delle responsabilità della situazione che si è venuta a creare in via Asiago. Si sono fatte molte polemiche, ma non un'analisi lucida delle cause che hanno portato a una situazione molto lontana dal modello dell'accoglienza diffusa che invece è molto efficace. Si è poi parlato molto della proposta - ufficialmente approvata dal Consiglio Comunale e su cui ha puntato molto la maggioranza - di chiedere alla Regione spazi all'ospedale vecchio per trasferire temporaneamente tutte le persone attualmente ospitate in via Asiago o una parte di esse; la proposta può essere utile in un primo tempo, per dare una risposta immediata alla situazione di tensione che si è creata, ma presenta anche aspetti critici, soprattutto sul lungo termine.

Innanzitutto bisogna vedere quale sarà la risposta della Regione e quando arriverà; la soluzione proposta non garantisce di per sé un risultato e la stessa richiesta avrebbe potuto essere presentata anche per altri spazi. C'è poi il problema dell'eccessiva concentrazione: nella maggioranza ci sono tante persone attente ai bisogni dei migranti, che hanno sempre puntato al modello dell'accoglienza diffusa, ma la delibera va nella direzione opposta, perché concentrerebbe il gruppo dei richiedenti protezione in un unico luogo. Trasferirli all'ospedale vecchio, poi, rischia di isolarli ulteriormente: si tratta di una struttura che potrebbe ospitare un buon numero di persone, ma perché i migranti siano integrati occorre che nell'ospedale vecchio siano contemporaneamente presenti anche altre attività, e questo è di difficile realizzazione vista la natura temporanea che dovrebbe avere l'accoglienza negli spazi di via Solferino. Qualora la Regione concedesse questo spazio, l'Amministrazione dovrà assicurare un accompagnamento costante alle persone ospitate, e vigilare insieme alla Prefettura perché il privato titolare dell'affidamento gestisca i migranti secondo i criteri previsti.

Guardando al futuro, poi, occorre attivarsi per creare nuovi spazi: Monza non mancano certo gli edifici abbandonati che potrebbero essere usati per l'accoglienza diffusa, garantendo così una maggiore integrazione e creando nel frattempo l'occasione per recuperare edifici inutilizzati o abbandonati. Alcuni di questi edifici sono anche stati utilizzati in passato per funzioni simili: per esempio, l'ex dispensario medico di via Curtatone, anch'esso di proprietà della Regione, che però non sembra avere specifici progetti in proposito, il centro sociale di san Fruttuoso. Ma ci sono anche i Bagni Pubblici di via Marsala, che necessitano un recupero urgente. E l'elenco potrebbe continuare. Certo, prima di spostare i migranti, occorre dialogare con i cittadini e sensibilizzarli al tema, fornire loro gli strumenti per capire che la presenza di cittadini stranieri può addirittura diventare un'opportunità. Come già avviene in tanti Comuni, dove le risorse per i migranti sono utilizzate per fornire servizi a tutta la cittadinanza.

Lanciamo una sfida ai Consiglieri di Monza: quella di portare in aula mozioni per la Stazione e per l'accoglienza che tengano conto delle nostre proposte, volte a costruire un modello di sicurezza e di integrazione più efficace. E lanciamo anche un appello alle forze del volontariato presenti sul territorio che già lavorano in questo campo: chiediamo loro di intervenire e di portare la loro esperienza per costruire insieme nuove proposte. Noi siamo disponibili ad ascoltarli.

Il Comitato monzese di Possibile

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