Si è buttato via l'occasione di realizzare un sistema prezioso per comunicare una immagine dell’Imperial Regia Villa e Parco corrispondente alla identità sua e della stessa città di Monza.
Qualcuno potrebbe ritenere esagerata l’attenzione che io propongo di dedicare all’argomento dei cartelli nell’Imperial Regio Parco di Monza. Ma sicuramente non lo riterrebbe un esperto di comunicazione, o di marchi o brand di qualsiasi persona, ente, impresa o cosa qualsiasi. Non lo riterrebbe neanche un cultore di araldica, per il quale stemmi e motti emblematici rivestono grandi valori da tramandare. Un cartello serve, ovviamente, per dare indicazioni a chi lo legge. Ma è anche un elemento sostanziale della immagine e soprattutto della identità del soggetto che rappresenta.
Alla luce di queste considerazioni, provo a descrivere le vicende dei cartelli nel Parco di Monza.
C’erano una volta dei cartelli donati dal Club Lyons Monza-Parco, ben piazzati agli ingressi del Parco, in data incerta ma sicuramente prima del 1995, il cui disegno era stato affidato a un buon pittore. Essi mostravano in modo semplice, facilmente leggibile, tutto il Parco, con rinvii puntuali all’elenco di ville, cascinali, mulini, posto al margine del disegno. Purtroppo, per lunghi anni nessuno provvide alla loro manutenzione. Ecco come si presentavano qualche tempo fa:
Nel 2006, in coincidenza con le celebrazioni per il secondo centenario del Parco, in diversi punti comparvero piccoli cartelli, montati su colonnine di un bel verde chiaro, che descrivevano in modo molto efficace i luoghi naturalisticamente e architettonicamente più rilevanti del Parco. Traducevano in una bella segnaletica i contenuti di un libro pubblicato l’anno prima, autori Matteo Barattieri e Marta Villa (ed. Bellavite), dal titolo “Sentieri nel Parco”. Purtroppo anche essi furono abbandonati ai vandalismi, Tanto che ne sono rimasti solo alcuni, deturpati o ridotti a mozziconi.
Alla fine del 2011 arriva il nuovo Direttore del Consorzio, purtroppo privo di qualsiasi conoscenza di ville e parchi storici, e specificamente dell’Imperial Regia Villa e Parco di Monza. Tra le sue prime iniziative ebbe l’idea di piazzare in diversi punti del Parco cartelli vuoti, con l’intestazione “La bacheca della Reggia di Monza”. Forse il personaggio si attendeva di ricevere dalla gente comune qualche informazione utile per il suo non facile compito. Inizialmente questi cartelli non suscitarono nessuna attenzione, a parte quella di writer occasionali, ma pian piano si riempirono di numerosi avvisi, che vanno dall'indirizzo di un educatore cinofilo all’invito a un corso di meditazione universale.
Dopo qualche tempo si rividero, ben ripuliti, i cartelli donati a suo tempo dai Lyons. Peccato che ormai erano superati. Nel 1995 era stato infatti approvato con la Legge Regionale 40/95 il “Piano per la Rinascita del Parco di Monza”, provvidenzialmente anche se solo parzialmente realizzato. In questi cartelli appare ancora il vecchio e abbandonato ippodromo, la cui eliminazione ha consentito il recupero della visione delle montagne lombarde dal prato del Mirabello. E non c’è traccia del Viale dei Carpini che di nuovo collega le ville Mirabello e Mirabellno, né dei grandi viali reintrodotti nell’area dell’Università di Agraria per recuperare la grandiosa prospettiva verso est (verso Vienna?) visibile dal Belvedere della Imperial Regia Villa. Evidentemente ai vertici del Consorzio questi cambiamenti erano ignoti o ignorati!
Ed ecco che, nel 2013, proprio agli ingressi del Parco, compaiono dei nuovi cartelli, della dimensione di quelli “storici” dei Lyons, che, a prima vista, sembrano voler presentare finalmente il Parco nella sua immagine complessiva e aggiornata. Ma niente affatto! Essi descrivono non il Parco, ma il percorso di una mezza maratona, da svolgersi una volta l’anno, sponsorizzata dalla società di assicurazioni Reale Mutua, che gioca abilmente sul prestigio del Parco Reale per associarlo al proprio brand!
Lo sfregio non si limita agli ingressi: tutto il Parco viene marcato con segnavia di cemento indicanti il percorso della mezza maratona, ognuna con il brand della Reale Mutua. Sicuramente tra le migliaia di maratone che si svolgono una volta all’anno in tutto il mondo (come quella di New York, o la Stramilano, eccetera), questa è l’unica ad essere contrassegnata da cartelli e pietre miliari fisse!
Dopo questo insulto su tutto il corpo del Parco, nel 2014 compaiono nuovi cartelli. Questa volta si tratta di pannelli molto ben fatti: descrivono in modo rigoroso e ben leggibile dal visitatore gli aspetti storici, architettonici e paesaggistici dei luoghi più importanti del grande disegno del Canonica. Essi recano le firme di esperti, conoscitori profondi e appassionati di Villa e Parco, come ad esempio la storica Marina Rosa e l'agronomo paesaggista Giorgio Buizza. Quando li ho visti, ho pensato (e mi sono augurato) che fossero destinati a restare al loro posto in via definitiva, anche se le strutture che li sorreggevano, di semplice trafilato di ferro impiantato nella terra, apparivano piuttosto precarie. In realtà, come ho saputo recentemente, essi erano proprio previsti come passeggeri, in connessione con l’Expo Universale del 2015 di Milano.
Purtroppo accanto ad essi ne erano stati installati altri del tutto simili, ma recanti dei testi poetici. Debbo dire che, al di là dei contenuti, il mio giudizio fu molto negativo, perché la loro presenza confondeva e distraeva il visitatore dalla lettura di quelli dedicati al Parco. Insomma, erano inopportunamente invadenti.
Ed ecco che, rimossi i bei cartelli sopra descritti, in questo 2016 sono stati finalmente installati i cartelli definitivi.
A prima vista sembrano belli: la struttura è di un gradevole color verde chiaro, analogo a quello dei distrutti cartelli sui sentieri del Parco. Se questo è e sarà il colore scelto per l’immagine coordinata di Villa e Parco, la scelta è buona, richiamando toni neoclassici del periodo storico della nascita della Villa.
Ma il giudizio positivo finisce qui. Forse è il caso di ricordare a che cosa dovrebbero servire i cartelli: far comprendere prima di tutto ai visitatori, locali e stranieri, in modo chiaro e immediato, la struttura paesaggistica del Parco nel suo insieme, come progetto storico unitario; indicare gli edifici architettonicamente rilevanti (ville, cascine, mulini, ponti...). I luoghi naturalisticamente significativi (boschi, prati...), i viali e le rotonde con i loro nomi, Dovrebbero introiettare nel visitatore il valore del monumento straordinario in cui si trovano, della sua unicità estetica e storica, facendogli capire di non trovarsi in un qualsiasi parco urbano, ma in un monumento degno di far parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. In secondo luogo, cosa banale ma essenziale per orientare il visitatore, indicargli in che punto si trova! Altri cartelli, più discreti, dovrebbero essere posti in prossimità dei servizi (Bar, ristoranti, wc, eccetera).
Ebbene, nulla di tutto ciò. Guardiamone uno per tutti, quello posto all’ingresso principale del Parco, Porta Monza. In primo luogo, non è un cartello unico dal titolo “Il Parco di Monza”. Tanto per confondere le idee, ce ne sono tre affiancati, rispettivamente dai titoli “I servizi del Parco”, “Lo sport nel Parco”, “Nordic Walking Park Monza”.
Nel primo la struttura paesaggistica del Parco è lasciata sullo sfondo, sfumata, invisibile.
La legenda posta a lato del cartello mette insieme i wc con le ville, le cascine con il camping (che non c’è più, per fortuna, da anni). Venti icone contrassegnano e mettono sullo stesso piano gabinetti, ristoranti, ponti, monumenti, eccetera, ponendo incredibilmente i monumenti in coda alla lista.
La mappa è redatta nello stile di molti piani urbanistici: destinata agli addetti ai lavori, scostante per i comuni mortali. Ai quali non è neanche indicata la prima cosa utile per orientarsi: dove si trovano.
Il secondo cartello (che non riporto) testimonia quella che io chiamo “la sindrome del ’22” (o, se si vuole, il morbus mediolanensis, il mal milanese, date le sue origini). Cioè il fatto che la distruzione di ampie zone del parco operata nel 1922 con la realizzazione dell’autodromo e del Golf Club di Milano, non è un fatto concluso e comunque limitato alle aree compromesse. Esso continua ad operare come un male cronico che punta a trasformare tutto il Parco in una struttura sportiva.
Come ho fatto notare in un precedente articolo, il Parco è stato fatto ed è tuttora usato anche per attività sportive non invasive, del tutto coerenti e rispettose dei suoi valori storici, culturali e naturalistici. Ben diverse sono certe realizzazioni (i segnavia della Reale Mutua) o minacce (la pista per le gare motociclistiche, la reintroduzione dell’ippodromo, un villaggio turistico...), intrinsecamente incompatibili e distruttive.
Il terzo cartello, sulla scia del secondo, sfida il senso del ridicolo e conferma la visione distorta che agli alti livelli del Consorzio si ha del Parco. Esso è completamente dedicato a uno solo tra le decine di sport praticati nel Parco: il nordic walking. E perché non dedicare altrettanti spazi alla corsa, al pattinaggio e allo sci di fondo a rotelle, alla ginnastica, al ciclismo, eccetera, molto più praticati nel Parco? Mistero buffo. Io, che uso abitualmente i bastoncini nelle passeggiate montane, ho intervistato una decina tra i praticanti del nordic wolking nel Parco. Tutti hanno dichiarato di non avere nessun bisogno di cartelli per la loro pratica sportiva. Se ci fosse una buona volta un cartello e uno solo che descrivesse veramente il Parco nella sua essenza, sarebbero loro stessi a scegliersi i percorsi di volta in volta preferiti!
In conclusione: ciò che caratterizza tutto l’insieme è l’inutilità. E fa riflettere amaramente sul denaro pubblico (cioè nostro) che il Consorzio ha speso per questo progetto inutile, con vantaggio soltanto di chi ha ricevuto la commessa.
Ma la cosa più grave è che si è buttato via l'occasione di realizzare un sistema prezioso per comunicare una immagine dell’Imperial Regia Villa e Parco corrispondente alla identità sua e della stessa città di Monza.
Un’ultima considerazione: il disegno del Parco è caratterizzato da luoghi dai bei nomi: dal Viale Mirabello, il cui nome dice tutto, al Viale del Serraglio (da recuperare); dai Viali dei Tigli, degli Ippocastani, dei Carpini, ai Rondò dei Tulipiferi, dei Castagni d’India, della Stella; dai sentieri con i nomi delle cascine, a luoghi come la Valle dei Sospiri, la Collinetta di Vedano, il Giardino Roccioso e l’Antro di Polifemo nei Giardini reali; da boschi da restaurare come il Bosco Bello, a prati da tutelare, come il Roccolo e la Gerascia (quest'ultimo violato ripetutamente per devastanti concerti rock, e candidato a subire la definitiva #violenzambientaledimassa del concerto di Ligabue). Ebbene: nessuno di questi luoghi reca una targa che li segnali all’ignaro passeggero.
Non resta che sperare che un lievito culturale si sparga tra la buona e attiva popolazione monzese, ma soprattutto nella sua classe dirigente. Magari con l’aiuto, strada facendo, dei writer.