Un piano deludente: le associazioni ambientaliste e il Pd esprimono forti critiche e chiedono sostanziose correzioni
L'
'anno che sta per concludersi ha posto il tema del consumo di suolo in Brianza quale aspetto prioritario dell'azione amministrativa locale: l'urgenza di intervento nel territorio, considerato a rischio ambientale in quanto eccessivamente antropizzato, è stata riconosciuta in forma unanime. Tra gli ultimi campanelli d'allarme c'è stata la dichiarazioni del prof. Paolo Pileri riportate sul quotidiano La Stampa. La tesi è sibillina: dopo gli ultimi provvedimenti del governo Monti in materia di reintroduzione dell'Ici non ci sono più alibi per i comuni a consumare suolo per far quadrare i bilanci.
A dire il vero le dinamiche che hanno portato alla pressoché totale urbanizzazione della Brianza centrale non si possono imputare alla sola necessita dei comuni di far cassa con gli oneri di urbanizzazione ma soprattutto alla inesistente pianificazione territoriale perpetuata nel corso di vari decenni amministrativi, laddove si è lasciato libero agire ai processi di trasformazione produttiva, alla speculazione e agli interessi della rendita fondiaria.
Quanto appare è assai preoccupante: i territori brianzoli, in via di deindustrializzazione accelerata dalla crisi economica, rischiano clamorosamente di perdere il passo in termini di competitività nei mercati, avendo quasi consumato del tutto il bene più prezioso in economia che è il suolo. Al degrado ambientale si aggiungono ulteriori difficoltà nel dotare gli ambiti territoriali di infrastrutture efficienti: abbiamo visto quanto sia problematica l'individuazione e la realizzazione di infrastrutture quali la Pedemontana che devono passare per forza di cose in mezzo alle case, in complessi insediamenti di comuni ormai divenute cittadine quali Desio, Cesano o Vimercate.Il video che riportiamo sotto, girato da Andrea Boretti con la partecipazione dei professori del politecnico di Milano Arturo Lanzani e Paolo Pileri, ci spiega le principali criticità urbanistiche e ambientali della Brianza.
Sull'onda di questa palese emergenza la giunta provinciale aveva attivato nel 2011 l'iter procedurale per la stesura di un nuovo piano territoriale, dovendolo peraltro scorporare dal venusto piano integrato nella provincia di Milano e targato anni '90. La rivista Vorrei aveva seguito attentamente i primi passi del percorso, riportando in più servizi lo stato dell'arte. Ma le premesse intenzioni dell'amministrazione Allevi, dichiaratasi sensibile e attenta ai problemi da risolvere, alla fine dell'iter sono apparse deludenti.
La debolezza principale del piano risiede paradossalmente in quello che doveva essere il suo punto di forza: la creazione di aree agricole strategiche anziché implementarsi di ulteriori aree è stata puntualmente erosa da richieste pressanti dei comuni: il caso più eclatante è la completa esclusione delle aree agricole di Monza, ma anche la poca consistenza della rete verde, cioè di quel complesso reticolo messo a punto con il nome di Dorsale Verde dall'ex assessore Pietro Mezzi della provincia di Milano.
Desio: la conferenza stampa dell'osservatorio PTCP
Dopo la contrarietà al piano del Pd, principale partito di minoranza, il coordinamento di associazioni ambientaliste che ha dato vita all'osservatorio Ptcp ha spiegato in una conferenza stampa tenutasi a Desio il 21 dicembre tutte le motivazioni che fanno del piano uno strumento inefficace, rilanciando le proposte contenuto in un corposo documento frutto del lavoro di rete delle associazioni.
Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Monza e della Brianza
Osservatorio PTCP Monza e Brianza