Quando le forze economiche prevalgono sulla Politica, sulla Pubblica amministrazione e sul buon senso comune.
E’ durata ben cinque anni la tortuosa vicenda legata al Piano di governo del territorio (PGT) di Monza, che ha avuto come numi tutelari il sindaco Marco Mariani e l’On. Paolo Romani, quest’ultimo distolto da Roma per cercare di risolvere la questione della Cascinazza, una vera spina nel fianco della famiglia Berlusconi che aveva acquistato l’area di circa 55 ettari e la sua edificabilità nel settembre del 1980, per una cifra di circa 7 miliardi delle vecchie lire, cioè 12 mila lire al metro quadro. All’apparenza, un vero affare. In realtà un calvario.
Su questa vicenda, da allora centrale nella politica urbanistica a Monza, si è già detto e scritto quasi tutto. Vogliamo qui ricordare solo alcuni passaggi salienti degli ultimi cinque anni di questo governo cittadino, ormai in disfatta, finito come “l’esercito di Franceschiello”.
La vicenda parte nel luglio del 2007, quando, dopo essersi fatto annunciare dal settimanale locale “Il Cittadino”, veniva nominato assessore alla Pianificazione territoriale del Comune, Poalo Romani, uomo di fiducia dell’ex Premier, che a una domanda sulla struttura tecnica interna all’ente, rispondeva a quel giornale dicendo di temere che la stessa potesse farlo sbagliare e annunciava quindi provvedimenti (leggasi: epurazioni politiche).
Allontanato quindi il dirigente che era lì da venti anni (pur con amministrazioni di diverso colore politico), vedendo oggi quello che è poi successo, Romani si è invece fidato di chi ha portato nel baratro Lui, la Giunta e la stessa maggioranza in Consiglio comunale e soprattutto quel nuovo PGT, decaduto poi miseramente il 18 marzo del 2012 con tutti i suoi atti ed elaborati. Cinque anni di lavoro finiti nel nulla.
Come noto, il 29 novembre del 2007, lo strumento urbanistico adottato dalla Giunta Faglia, era stato approvato dalla maggioranza di Mariani eletta nel maggio di quell’anno, pur con alcune modifiche sparse in diversi punti della Città. Tale approvazione consiliare venne pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione il 19 dicembre 2007. Solo due giorni dopo, la Giunta aveva dato avvio alla modifica di quel Piano, diventato vigente a tutti gli effetti di legge con tale pubblicazione (Burl).
Dieci mesi dopo, il 27 ottobre 2008, Paolo Romani lesse al Consiglio comunale i propri “indirizzi” per tale variante generale, peraltro senza neppure discuterli in aula. In quel documento, si diceva, tra l’altro, che per la fine dell’anno 2008 tutti gli elaborati di Piano sarebbero stati redatti e pronti, giusto per iniziare l’iter di adozione da fine gennaio 2009. Non è stato però così.
Infatti solo nel dicembre del 2010 la variante generale sbarcava in aula consiliare, cioè con due anni di ritardo rispetto a quella tabella di marcia. Nel frattempo, però Romani, nominato prima Vice e poi Ministro del Governo Berlusconi (come già si vociferava nel luglio del 2007), aveva lasciato l’incarico di assessore al Territorio all’anziano architetto Silvero Clerici, persona di esperienza e capitano di lungo corso di Forza Italia, mantenendosi però la delega speciale di Assessore all’Expò 2015.
Non è dato sapere quali siano stati i motivi di tale forte ritardo. Certo le procedure della Valutazione ambientale strategica (VAS) avevano occupato parecchio tempo; forse anche le elezioni per la nuova Provincia di Monza e Brianza del giugno 2009 avevano dirottato l’attenzione politica altrove. Ma anche la nomina a Vice-ministro di Paolo Romani (a metà del 2009) gli aveva impedito di essere presente a Monza per presidiare la situazione. Nel corso dello stesso anno, quel PGT, viene improvvisamente illustrato con uno scoop apparso sul settimanale locale “Il Cittadino”, a seguito di indiscrezioni operate da un non meglio identificato corvo, pare, della stessa maggioranza.
Nel frattempo, nel settembre del 2010, le Associazioni ambientaliste di Monza si fanno sentire e organizzano una dibattito pubblico in Sala Maddalena, dove denunciano lo scempio che verrebbe attuato su tutte le maggiori aree agricole di Monza se tale Piano venisse approvato. E’ questa la prima di una serie di iniziative pubbliche che cercano di contrastare la famigerata variante coinvolgendo l’opinione pubblica. Nel marzo del 2011, altro incontro pubblico, in cui i diversi Comitati sorti spontaneamente in città chiedono chiarimenti al Sindaco e al nuovo Assessore al territorio.
Nel frattempo l’Aula, durante il 2011, vede una corposa serie di Consigli comunali convocati a raffica per discutere i circa 2.600 emendamenti presentati, di cui soltanto 1.500 vengono ammessi alla discussione. Il tutto culmina nell’adozione del nuovo PGT il 4 ottobre dello stesso anno, con soli 21 voti a favore su 40 consiglieri, dopo le numerose defezioni tra le fila della maggioranza, che nel 2007 poteva contare su ventisei voti.
Il PGT viene pubblicato dal 19 ottobre al 19 dicembre 2011 e viene tempestato da oltre 700 osservazioni, di cui circa 200 presentate dai Comitati spontanei, dalle Associazioni ambientaliste e da singoli cittadini più o meno organizzati, indignati da tali vergognose proposte cementificatorie, estese un po’ ovunque sulle aree libere grandi, medie e piccole delle Città.
Il 21 dicembre, nel frattempo, viene adottato anche in Provincia Il nuovo Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP) di Monza e Brianza che, stranamente, recepiva cartograficamente la variante che a Monza era solo in corso di approvazione, ma che di fatto non lo sarà mai, tralasciando invece le ampie tutele poste sulla aree agricole dal PGT vigente a Monza dal dicembre del 2007.
Ormai però la vicenda volge alla fine. Il termine stabilito dalla legge regionale 12 del 2005 per approvare definitamente il PGT è il 18 marzo. Prima arriva in Comune un parere assai critico della stessa Provincia di MB e poi una vera bordata arriva dalla Regione Lombardia che con 52 pagine, mette in evidenza tutte le irregolarità di quel Piano monzese.
Vengono convocati una serie di Consigli comunali a raffica, ma inutilmente. La data del 18 marzo scade senza che sia stato possibile approvarlo. Con un ultimo colpo di mano, il 21 marzo, la maggioranza ormai a pezzi, approva una non meglio identificata Variante generale che ancora oggi, deve essere pubblicata all’albo comunale. Tutto viene così rinviato alle successive elezioni amministrative previste per il 6 e 7 maggio 2012.
Da una parte, vi è quindi la proposta del centro destra con i suoi 4 milioni di metri cubi, se non di più, di varia natura e funzioni; e dall’altra il PGT votato nel 2007, con importanti salvaguardie sulle aree verdi e libere, che ancora oggi costituiscono un importante baluardo all’insensata espansione della Città.