“Cari politici provinciali : stralciate le richieste di stralcio!”


Pubblichiamo integralmente l'appello rivolto all'amministrazione provinciale dalle associazioni ambientaliste brianzole, riunite nel coordinamento di Osservatorio PTCP di Monza e Brianza.  Dopo un lavoro lungo e complesso che ha visto impegnati gli uffici tecnici, l'amministrazione, il consiglio, gli specialisti tecnici pianificatori e ambientali e la rete di associazioni ambientaliste, il piano sta per arrivare al suo iter finale con l'approvazione prevista verso il mese di giugno.

Ma la caratteristica del piano, basata sul contenimento del consumo di suolo, è minacciata non da speculatori immobiliari, bensì da una nutrita schiera di comuni di vario orientamento politico che tentano con le loro osservazioni di stralciare numerose aree agricole messe a tutela dallo strumento di pianificazione sotto la voce di Aree Agricole Strategiche, verosimilmente per poi cambiare in futuro queste aree in ambiti di espansione urbanistica, ovvero cementificarle.



Al Presidente della Provincia di Monza e Brianza Dario Allevi,

Al Presidente della 2^ Commissione Consiliare Pianificazione Territoriale e Parchi Diego Terruzzi,

Alla Giunta Provinciale

Ai consiglieri di tutti i gruppi politici

 

 

 

Gentile Presidente Allevi,

Gentile Presidente Terruzzi,

Gentili Assessori e Consiglieri,

Questa lettera aperta vuole essere un appello a tutti i rappresentanti politici di livello provinciale di maggioranza e minoranza.

L'esame, seppure parziale, delle numerose osservazioni avanzate al Piano Territoriale Di Coordinamento Provinciale adottato dal Consiglio provinciale il 22 Dicembre scorso, delinea purtroppo un quadro desolante: una porzione largamente maggioritaria di queste osservazioni non va, come sarebbe auspicabile, nella direzione di porre finalmente un freno alla cementificazione della Brianza ma bensì contiene la richiesta di stralcio dal piano di vaste porzioni delle Aree Agricole Strategiche così come individuate dal documento adottato. Fa riflettere che molte di queste osservazioni provengano dalle singole amministrazioni comunali.

A Tutti Voi chiediamo di esaminare attentamente queste osservazioni e a meno che non si tratti di richieste limitate e realmente non altrimenti esaudibili di rispedirle cortesemente al mittente: “stralciare gli stralci” in altre parole e conservare se non addirittura ampliare le Aree Agricole Strategiche proposte, apponendo finalmente dei vincoli ambientali di carattere sovra comunale a difesa del poco suolo non urbanizzato ancora presente.

Crediamo che si debba ripartire da una considerazione tanto banale quanto drammatica: viviamo nella provincia più cementificata d’ Italia dopo quella di Napoli, la situazione non è più sostenibile pertanto va dato seguito alle dichiarazioni d'intenti e vanno finalmente attuate politiche serie di tutela ambientale del poco verde rimasto in provincia di MB.

Pensando alla Brianza di domani le domande che dovremmo porci sin da subito sono precise: Con le decine di migliaia di case sfitte, capannoni invenduti, aree dismesse da bonificare e recuperare c'è veramente bisogno di consumare altro suolo libero per realizzare i servizi al cittadino? Con il mercato immobiliare asfittico di questi anni esiste veramente una pressante domanda di nuovi insediamenti abitativi?

Noi crediamo di no.

La risposta ai problemi di cassa delle amministrazioni locali (problemi inconfutabili beninteso) può essere ancora una volta quella di consumare suolo per ottenere in cambio oneri di urbanizzazione ?

Noi crediamo di no e per almeno due buoni motivi, il primo è che se è vero che gli oneri di urbanizzazione, che non dimentichiamolo, sono una tantum, possono dare fiato temporaneamente alla tesorerie dei comuni, è altrettanto vero che i nuovi insediamenti portano nuovi abitanti e conseguente nuova richiesta di servizi (strade, fognature, scuole, servizi comunali, ecc.), una richiesta che rimarrà a carico del comune per sempre. Questa crescita esponenziale dei costi di gestione è alla base del dissesto finanziario di molti comuni, basta dare uno sguardo ai bilanci pubblici, ed è per questo che bisogna porre fine a questo circolo vizioso.

Il secondo motivo è che se proprio si ritiene di dover costruire ancora lo si faccia attraverso il recupero dell’esistente, puntando per esempio alla bonifica delle aree ex-industriali: Anche in questo caso si incassano gli oneri. In tutta onestà non ci sembra che in Brianza manchino gli ecomostri da abbattere o le aree dismesse, tutt'altro.

Segnaliamo in merito le recenti posizioni della confederazione dei costruttori di confindustria che sposa in pieno la tesi del recupero edilizio prima dell’occupazione di suolo libero.

Quello che oggi vi chiediamo è proprio questo, pensare che la terra su cui posiamo i piedi non l’abbiamo ricevuta in eredità dai nostri padri ma in prestito dai nostri figli.

Vi chiediamo di pensare che la terra di Brianza è un bene comune da preservare nei sui aspetti ambientali e naturalistici.

OSSERVATORIO PTCP DI MONZA E BRIANZA

Gli autori di Vorrei
Pino Timpani

"Scrivere non ha niente a che vedere con significare, ma con misurare territori, cartografare contrade a venire." (Gilles Deleuze & Felix Guattari: Rizoma, Mille piani - 1980)
Pur essendo nato in Calabria, fui trapiantato a Monza nel 1968 e qui brianzolato nel corso di molti anni. Sono impegnato in politica e nell'associazionismo ambientalista brianzolo, presidente dell'Associazione per i Parchi del Vimercatese e dell' Associazione Culturale Vorrei. Ho lavorato dal 1979 fino al 2014 alla Delchi di Villasanta, industria manifatturiera fondata nel 1908 e acquistata dalla multinazionale Carrier nel 1984 (Orwell qui non c'entra nulla). Nell'adolescenza, in gioventù e poi nell'età adulta, sono stato appassionato cultore della letteratura di Italo Calvino e di James Ballard.

Qui la scheda personale e l'elenco di tutti gli articoli.