Investimenti, sistema contabile, proposte per il futuro della Villa e del Parco di Monza
Caro Direttore,
prima di tutto voglio ringraziare il dottor Lamperti, Direttore Generale del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, per l’attenzione dedicata al mio articolo sui documenti programmatici del Consorzio. Ritengo infatti che un dialogo civile, anche se a volte animato da toni polemici, sia la cosa migliore per consentire ai cittadini di farsi una idea informata sui vari argomenti.
Quanto ai contenuti, mi sembra che il commento del dottor Lamperti al mio articolo fornisca, più che delle contestazioni, delle precisazioni. La sua risposta costituisce in un certo senso una piccola relazione contabile sul bilancio di previsione 2012 e sul documento pluriennale 2012-2014, cosa di per sé utile per i lettori di Vorrei. Mi soffermerò solo su alcuni aspetti.
Investimenti. Il dottor Lamperti fa notare che “il Consorzio non ha alcuna contribuzione straordinaria da destinare all’investimento proveniente dai Consorziati”. Ma questo non impedisce di destinare parte delle entrate del conto di gestione ad investimenti, come del resto è avvenuto, sia pure in misura modesta, nel 2011, ed era previsto in una prima versione del preventivo 2012. Se il Consorzio vuole essere, come deve, il soggetto di una strategia, e non un semplice gestore contabile delle entrate e spese ordinarie, dovrà necessariamente sviluppare una politica degli investimenti, alimentata da fonti sia ordinarie che straordinarie (da acquisire con una continua azione di fund raising).
Sistema contabile. Il Direttore riconosce che il sistema contabile adottato, previsto per le Comunità Montane, non si attaglia alle esigenze del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, che “ha caratteristiche tali da renderlo ‘unico’ nella sua fattispecie”. Allora, perché seguire i cattivi esempi? Perché far indossare al Consorzio un cappotto finanziario gogoliano? Non mi sembra che il Consorzio sia obbligato a scegliere tra alternative comunque tagliate per altri corpi. Insisto quindi nel suggerire di abbandonarlo per seguire esempi sicuramente più adatti (come quello del Consorzio della Venaria Reale, peraltro anch’esso carente nell’informazione sul sito dell’Ente) e anzi per eccellere nell’obiettivo di una chiara e semplice rendicontazione.
Proposte. Il dottor Lamperti lamenta che “non vengono lesinate critiche... mentre non vedo altrettante proposte da parte degli stessi autori”. A me sembra che nella parte finale del mio articolo le proposte non manchino e si basino su grandi e organici disegni, già definiti, che offrono ai progettisti e ai manager esecutivi chiare linee di indirizzo strategico. Ne lancio qui una (peraltro compresa nell’insieme delle proposte rivolte al recupero dei tanto straordinari quanto trascurati Giardini della Villa): perché, una volta finiti i lavori sul fronte nord della Villa per il rifacimento degli impianti tecnici ipogei, non si realizza su quella superficie il tanto sospirato “labirinto”?
Un’ultima considerazione: il mio interlocutore conclude la sua lettera affermando di essere “abituato a partire da quel che c’è, non da quel che manca”. E’ un sano invito al realismo. Ma il management, teorico e pratico, insegna che se si vuole offrire ai clienti, agli utenti, ai cittadini un prodotto innovativo o unico, bisogna esplorare ciò che manca...
Non mi resta che augurare al dottor Lamperti buon lavoro in una situazione certamente difficile e instabile (come tutte, ormai!), e attendere i nuovi documenti di bilancio e di piano per fine anno.
Cordiali saluti