Colloquio con Biagio Catena Cardillo, referente del neo-comitato: "La politica nostrana ha perpetuato un grande imbroglio sul bene comune: spesso sono state spacciate per modernizzazioni le vendite dei patrimoni pubblici".
Ci spiega Biagio Catena Cardillo, referente del Comitato della Brianza per l'Acqua e i Beni Comuni, nato nel 2007 per promuovere il referendum nazionale:
“Vista la grande partecipazione popolare, riscontrata nella campagna referendaria per l'acqua pubblica, abbiamo pensato di elevare il livello di partecipazione alle grandi scelte che riguardano il territorio, creando un comitato tecnico provinciale su una rete brianzola di comitati, associazioni, forze politiche e sindacali: l'obiettivo di questo comitato sarà lo studio dei cicli dell'acqua, del territorio, dei rifiuti e dell'energia”.
Nella riunione costitutiva tenutasi il 9 luglio a Monza c'è stata una nutrita presenza: al vecchio comitato per l'acqua si sono aggiunti nuovi gruppi, associazioni e singoli cittadini?
Sì, c'è diffusa tanta buona volontà ad impegnarsi. In questa esperienza sta maturando una visione più vasta dei problemi collettivi: molti comitati locali, spesso nati su problematiche circoscritte, hanno capito l'importanza di gestire i problemi oltre lo spazio locale e trovare soluzioni generali di più ampia portata. Mettendosi insieme si acquista più forza e diventa più facile contrastare "colpi di mano " privatizzatori come quello fatto dalla provincia a cui abbiamo presentato ricorso. Abbiamo anche proposto una bozza di statuto che andremo ad approvare nelle prossime riunioni.
Questo risveglio di partecipazione ha il sapore e il costume civico nord europeo: è la crisi economica e politica che stiamo attraversando che spinge molte persone a darsi da fare?
Si, ma non sarà facile superare i limiti del localismo, anche se molte associazioni e comitati, pur rimarcando l'autonomia delle loro specificità, sono pronte lavorare insieme. Al contrario di paesi come Germania o Francia, dove la gestione integrata del territorio è molto più avanzata, da noi scontiamo l'arretratezza delle macchine amministrative ancora troppo farraginose e burocratiche. Inoltre la politica nostrana ha perpetuato un grande imbroglio sul bene comune: spesso sono state spacciate per modernizzazioni le vendite dei patrimoni pubblici. Con le privatizzazioni si è fatto immaginare un possibile vantaggio per la collettività, ma questo non c'è stato, come ad esempio ci spiega uno studio della Cgia di Mestre e anzi il paradigma partecipativo è cominciato proprio con il movimento nato per l'acqua pubblica in contrarietà alla privatizzazione.
Ho visto che è stata organizzata una prima grande iniziativa nel territorio come banco di prova del neonato movimento. Che risultato contate di ottenere con la manifestazione contro la Pedemontana a Desio?
Noi pensiamo che oggi non basta solo opporsi e dire soltanto no a tutto: mettendoci in rete contiamo di sommare conoscenze e competenze e con queste formulare proposte perseguibili dalle amministrazioni locali. La manifestazione che abbiamo in programma a Desio per il 30 settembre non è un semplice no a Pedemontana, ma vuole spingersi verso la ricerca di soluzioni adeguate e accettate dalla popolazione residente (Qui il volantino dell'evento).
Per contattare il comitato: benicomunimb@gmail.com