Nuovo ribaltone in Sias con Dell'Orto rimosso, mentre la Regione Lombardia vuole entrare in società per scucire di tasca pubblica i soldi per soddisfare le richieste di Ecclestone
L’ultima sorprendente notizia è che la Regione Lombardia si sarebbe impegnata ad entrare nella Sias, società che gestisce l’Autodromo di Monza, con lo scopo esclusivo di integrare la somma richiesta dal patron della Formula Uno Bernie Ecclestone per rinnovare il contratto che consente di svolgere il Gran Premio di Formula Uno nell’Autodromo di Monza oltre il 2017. E questo a seguito di un incontro diretto del Presidente della Regione Lombardia con il boss della F1, Bernie Eclestone.
Ormai nulla può più sorprendere della lunga storia di questa sconcertante vicenda. Tutto potrebbe essere semplice e comprensibile: la Sias, società dell’Automobile Club di Milano, a sua volta federata dell’ACI (Automobile Club d’Italia), è concessionaria dell’Autodromo di Monza. Il rinnovo del contratto con Ecclestone dovrebbe dipendere, come ogni contratto, dalla convenienza delle parti contraenti. La Sias dovrebbe poter inserire nel suo bilancio costi e ricavi del Gran Premio di F1, ovviamente guadagnandoci o comunque non perdendoci. Se le parti non raggiungessero l’accordo, la Sias dovrebbe rinunciare, come hanno fatto altri gestori di autodromi europei.
Ma l’Autodromo di Monza, denominato dai mass media, non si sa perché, “Tempio della Velocità” (rigorosamente maiuscolo) è un feticcio. Con tanto di stregone e di adoratori più o meno consapevoli o fanatici. E questo esige l’accettazione di tutti i sacrifici possibili, fatti salvi gli umani. Sacrifici che riguardano prima di tutto il Parco storico in cui l’autodromo è inserito, devastato inizialmente ma, quel che è peggio, sotto continua minaccia di ulteriori devastazioni. E ora, potenzialmente, sacrifici che toccano i soldi dei contribuenti, compresi quelli dei non adoratori.
Anche le norme che regolano la convivenza dei comuni mortali ammettono eccezioni ad facticium.
A partire dai ripetuti rinnovi della concessione alla Sias, deliberati senza gara, sulla base di meriti che si perdono nella notte dei tempi e platealmente smentiti dalle scadenti performance e dalle vicende, anche giudiziarie, degli ultimi tempi.
Altra stranezza che, per il fatto di essere stata deliberata diversi anni fa, non suscita nessuna reazione: nel consiglio di amministrazione della Sias siedono due rappresentanti dei concedenti: il Comune di Milano e il Comune di Monza. Come dire che questi, invece di essere controllori del concessionario, sono direttamente corresponsabili della sua gestione, buona o cattiva che sia!
Ed ecco che, dopo la costituzione nel 2008 del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, nel consiglio di gestione dell’ente entra come socio Confindustria Monza-Brianza (ora fusa con la milanese Assolombarda). Bene: il presidente di questa associazione (ora revocato dal CdA, ma per altre e oscure ragioni) assume anche la carica di presidente della Sias, senza che nessuno abbia obiezioni sull’incompatibilità delle due cariche.
Intanto la Regione promette di “finanziare il Parco di Monza”. Ma condiziona esplicitamente questa illuminata decisione alla certezza che nell’Autodromo si svolga anche in futuro il Gran Premio di F1!
Ma per finanziare il Parco di Monza, la Regione Lombardia ritiene necessario diventarne comproprietaria. Nessuno rileva che tra le due cose non c’è alcuna necessaria relazione: nel 1995 la Regione finanziò, con la legge 40, un “Piano per la rinascita del Parco di Monza”, con ottimi risultati, senza essere comproprietaria di nulla nel monumento. Ma nonostante questa incongruenza viene intrapresa una azione serrata nientemeno che nei confronti del governo nazionale per ottenere un emendamento che consenta il trasferimento esentasse di parte della proprietà del Parco dai Comuni di Milano e di Monza alla Regione Lombardia, azione conclusa felicemente grazie alla potente lobby dell’ACI.
Ma a questo punto, resta il problema di come far pervenire il finanziamento regionale alla Sias, con il pensiero fisso di cedere alle pretese di Ecclestone. Ovviamente, gli investimenti in un bene in concessione sono a carico del concessionario, e non del concedente! È il diritto, bellezza!
Ed eccoci dunque all’ultimo atto: trovando tutte le strade sbarrate, la Regione si impegna ad entrare nel capitale della Sias. Come dire: un socio fondatore del Consorzio Villa e Parco di Monza diventa azionista di un concessionario del Consorzio! Un concessionario che per di più è pesantemente indebitato, moroso, con prospettive economiche molto aleatorie. Tipo Alitalia. Il tutto a carico del contribuente.
Parlavo all’inizio di un feticcio, di uno stregone e di adoratori.
Fuor di metafora (ho sperimentato che le metafore consentono ai destinatari di far finta di non capire): il feticcio è, come si è detto, l’Autodromo con la F1. Lo stregone è l’ACI. Gli adoratori interessati o in trance mi sembrano, prima ancora degli ignari appassionati della F1, i vertici pubblici che non osano dissentire o anche solo discutere, per timore di perdere il consenso di una opinione pubblica disinformata e manipolata.
Ma in realtà, i riti arcani che alimentano l’adorazione del feticcio coprono interessi consistenti. Infatti:
1. La cancellazione del Gran Premio di F1 dai programmi dell’Autodromo di Monza ne potrebbe decretare la fine. A meno che il gestore fosse capace di intraprendere con successo una strategia basata sull’innovazione tecnologica e sulla compatibilità ambientale (quindi: no superbike, no concerti da stadio, no eventi tipo “gardaland”. La bella mostra “Road Revolution” sul futuro dell’auto, promossa dalla rivista Quattroruote e attualmente in corso al Serrone della Villa Reale, potrebbe dare qualche suggerimento in proposito). Cosa improbabile.
Progetto dell'auto del futuro "Shiwa". Mostra Road Revolution della rivista Quattroruote al Serrone della Villa Reale di Monza, aprile 2016
2. La fine del Gran Premio di F1 potrebbe costituire un colpo di grazia per l’ACI. Quest’ultimo, un ente inutile a rischio di spending review, che sopravvive grazie alla concessione della gestione del Pubblico Registro Automobilistico (PRA), che potrebbe essere svolta direttamente dalla Motorizzazione Civile del Ministero dei Trasporti, perderebbe il più appariscente specchio per le allodole per giustificare la propria sopravvivenza.
Dal punto di vista dell’interesse generale, la cancellazione del Gran Premio di F1 dall’Autodromo di Monza avrebbe modeste conseguenze negative per l’economia monzese, e a maggior ragione per quella lombarda. Soprattutto, queste conseguenze potrebbero essere facilmente e abbondantemente compensate in vario modo, in primo luogo con un vero e integrale recupero della “Imperial Regia Villa e Parco di Monza”, e la sua inclusione tra i beni del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Concludo chiedendomi come mai tutto ciò avvenga nell’assenza assordante di qualsiasi esercizio critico da parte dei mezzi d’informazione. Evidentemente rientrano tra gli adoratori. In trance, suppongo.