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Il coordinamento di cinque associazioni e nove comitati di cittadini ha presentato il proprio parere sul nuovo PGT di Monza. Queste le criticità maggiori illustrate nella conferenza stampa il 7 marzo scorso, sotto riportata. 

Riceviamo e pubblichiamo

Facendo seguito alle considerazioni contenute nel Libro bianco su Monza del luglio 2015, vogliamo oggi partire dalla domanda che dal pubblico è stata fatta ai relatori nella serata di presentazione del nuovo PGT dello scorso 18 febbraio e cioè “quale città ci verrà consegnata fra 5 anni con questo nuovo Piano?” Alla domanda non è stata data risposta. Secondo noi invece una risposta c'è: è la previsione di una città senza identità, che si avvia a diventare un grosso quartiere della periferia di Milano, così come lo sono diventate Sesto e Cinisello. L'aver già approvato 15 piani attuativi (di cui 9 su aree libere) e ora la previsione anche nel nuovo PGT di edificazione prevalentemente a carattere residenziale, tratteggiano una città dormitorio, che sarà più soffocata da traffico e inquinamento. Le residenze sono previste per l'80/90% anche nel recupero delle aree dismesse.  Altro residenziale è previsto con consumo di suolo libero. A fronte di questo, l’espulsione delle destinazioni produttive dalle loro localizzazioni originarie porta alla previsione devastante di nuovi insediamenti produttivi tutti a consumo di suolo a corona della città, nella peggiore tradizione dei PRG anni’60/’70. Così come pesanti sono le omissioni di questo nuovo Pgt: sugli usi per la Villa Reale e il Parco di Monza non si dice praticamente nulla se non un rinvio al Piano territoriale del Parco della valle del Lambro, consentendo nel PGT, come al solito, nuove edificazioni per l’autodromo. Nulla si dice del futuro dell’Ospedale vecchio, con la scusa di precedenti accordi di programma, peraltro rimessi in discussione. In conclusione una proposta di PGT a prevalente “vocazione residenziale” che ricorda più i PRG anni 60/70 che non una visione nuova di sviluppo sostenibile della città.

Sintetizziamo di seguito le principali criticità di questo PGT illustrate anche nel parere sottoscritto dal Coordinamento (cinque associazioni e nove comitati di cittadini di Monza) consegnato il 9 febbraio scorso in Comune:

1. Manca nel nuovo PGT una chiara previsione della popolazione, finalizzata a contenere nuove inutili edificazioni residenziali. Nella serata del 18 febbraio, il progettista ha parlato di un ‘fabbisogno’ di circa 3/4.000 nuovi alloggi, motivato da presunte esigenze ‘migratorie'. Non sono però stati considerati i circa 4.000 alloggi sfitti presenti in città così come gli oltre 2.000 alloggi residenziali che già approvati con Piani attuativi da questa e dalla precedente amministrazione, che non sono ancora stati avviati o ultimati.  A questi possiamo sommare altri 2.000 alloggi residenziali rilasciati con titoli edilizi diretti. In totale una dotazione di circa 8.000 alloggi disponibili sul mercato edilizio o che potrebbero esserlo nel prossimo futuro (già approvati). Si tratta di un possibile incremento di popolazione di almeno 15.000 nuovi abitanti. Sono forse insufficienti per dare risposta alla presunta “nuova migrazione dal sud”, ipotizzata dai presentatori del nuovo PGT? Rammentiamo che il picco della popolazione residente in città si è avuto nel 1981 con 123.145 abitanti, mentre ancora oggi ne abbiamo 122.700 circa. Anche considerando il frazionamento delle famiglie e le eventuali immigrazioni, l’ulteriore incremento previsto ora dal Piano non è giustificato. Senza voler considerare le volumetrie che potrebbero scaturire dai meccanismi di perequazione previsti dal PGT stesso.

2. Consumo di suolo: la promessa della riduzione del consumo di suolo, se da un lato trova riscontro nelle proposte di ampliamento delle aree agricole strategiche del PTCP e del loro inserimento nei Plis confinanti (ancora tutto sulla carta), dall’altro è contraddetta dalla previsione dei cosiddetti Ambiti compatibili con la trasformazione (AcT), finalizzati all’insediamento di eventuali nuove attività produttive, che sono tutti su aree libere e con consumo di suolo e riguardano quasi 470.000 mq di superficie territoriale. La proposta del cosiddetto Parco del riciclo, invece di essere sostituita da un piano complessivo di riqualificazione paesaggistica dell’intera zona (come chiedevamo), è stata ulteriormente peggiorata, assegnando alle aree degradate, direttamente nel Piano delle Regole, una destinazione produttiva legata al ciclo dei rifiuti. Gravissima poi è la scelta di rinunciare al controllo pubblico sullo sviluppo delle aree produttive della zona industriale Pompei Ercolano, con la eliminazione del Piano Particolareggiato: a questo punto le aree inattuate tornino agricole. Permangono inoltre le previsioni edificatorie su aree libere sia in diversi Ambiti di trasformazione (AT) del Documento di Piano che in quello delle Regole (zone C). In totale sono circa 600 mila mq le aree libere che potrebbero essere edificate con questo PGT. Chiediamo invece un PGT a effettivo zero consumo di suolo.

3. Aree dismesse: se è assolutamente auspicabile intervenire su tali aree (che interessano una superficie di 645.000 mq) non altrettanto lo è la loro prevalente trasformazione in residenza (per l’ 80/90 %). Reinserirle nel ciclo produttivo, con un progetto globale che preveda ampi spazi a verde e servizi soprattutto lungo il canale Villoresi, diventa questione prioritaria. Quello che già abbiamo di fronte è invece il degrado del paesaggio urbano: condomini e supermercati ovunque, con l’effetto collaterale di dover consentire occupazione di suolo libero per le funzioni produttive (vedi punto precedente). Prevedere poi il recupero di aree poste lungo il Lambro è particolarmente rischioso in quanto sono pur sempre possibili esondazioni oggi neppure ipotizzabili. Si rende quindi necessaria un’ampia fascia d’inedificabilità (corridoio a verde) lungo le sponde del fiume escludendo in quelle zone Ambiti di trasformazione.

4. Cascinazza: ribadiamo che le aree della Cascinazza sono agricole di fatto e di diritto e non vi è alcun obbligo di una sorta di riconoscimento volumetrico o monetario alla proprietà. Questo vale per la Cascinazza come per le altre aree agricole presenti in Città (quartieri: Casignolo, San Fruttuoso, Sant’Albino, zona nuovo Stadio). Non ha senso che vengano collocate volumetrie sulle aree pubbliche della TPM e della ex Fossati e Lamperti (180mila mc) per la cessione al Comune delle aree agricole della Cascinazza. La valutazione se la Cascinazza debba diventare “Parco pubblico” o restare “Parco agricolo” (quindi con o senza acquisizione delle aree) dipende da altri fattori (costi economici per l’acquisizione e la successiva gestione in rapporto ai benefici). In ogni caso, il vincolo a parco agricolo previsto nel PGT vigente (e sue successive varianti); l’inserimento nel PLIS del Parco della media valle del Lambro; la previsione di tutelarle e ampliarle nel PTCP di MB come Ambiti agricoli strategici e la presenza della RER (Rete ecologica regionale) sono, ad oggi, più che sufficienti.

5. Parco e Villa Reale: il nuovo PGT su questo tema è fortemente carente, liquidando la questione degli usi del Parco e della Villa Reale con un semplice rinvio alle norme del PTC del Parco regionale della Valle del Lambro. Viceversa si chiede che il nuovo PGT dedichi alla Villa Reale e al Parco un rilievo e una normativa adeguati al valore e al significato di questo monumento (suo restauro) per l’identità storica e il futuro culturale e quindi urbanistico ed economico di Monza. Il Parco di Monza dovrebbe essere classificato anche come zona A (centro storico) vietando ogni nuova edificazione, senza alcuna esclusione, come invece viene previsto per l’Autodromo. Anche in questo PGT dovrebbe essere confermata la demolizione della pista alta velocità, in disuso da quasi 50 anni, un ecomostro che interrompe l’asse visuale di viale Mirabello, demolizione, tra l'altro prevista dalle Norme Tecniche Attuative  del PTC (art. 17, c. 4) del Parco Valle Lambro, operazione che consentirebbe di liberare nuovi spazi verdi (60 ettari) per il pubblico.

Su tutti questi punti critici chiediamo un ripensamento dell’amministrazione comunale e una presa di coscienza della cittadinanza affinché scelte sbagliate non compromettano il futuro della nostra città.

COORDINAMENTO ASSOCIAZIONI E COMITATI DI MONZA

Legambiente Circolo di Monza - Fiab MonzainBici - CCR, Gruppo ambiente e territorio - Greeman Monza - Comitato per il Parco A. Cederna - Comitato Bastacemento - Comitato di via Blandoria - Comitato di via Monte Bianco - Comitato quartiere Sant’Albino - Comitato quartiere San Donato-Regina Pacis - Comitato di via Boito Monteverdi - Comitato quartiere San Carlo e San Giuseppe - Comitato ACB San Fruttuoso - Comitato viale Lombardia 246

Nel seguito: il parere del coordinamento, consegnato in Comune il 9/2/2016 Scarica da qui

Monza, 7 marzo 2016