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Nell'Autodromo di Monza le foto di Ercole Colombo per una mostra curata da Giorgio Teruzzi e dedicata al pilota brasiliano scomparso nel 1994

C’era una gran folla di giornalisti alla presentazione della mostra dedicata a Senna nell’Autodromo di Monza. Segno evidente di una grande attenzione dedicata al pilota morto per le conseguenze di un incidente di gara a Imola, nel 1994. Tre volte campione del mondo di Formula 1, Senna è uno di quei personaggi tragici che piuttosto numerosi affollano l’olimpo dello sport, basti pensare all’ala del Torino Gigi Meroni, al pirata Pantani, a Simoncelli o ai colleghi di Senna, Gilles Villeneuve soprattutto ma anche a tutti gli altri, tanti, troppi: su Wikipedia c’è una pagina che ne elenca 240 (si parla solo di piloti, per la miseria).

A Senna, alla sua vita e alla sua scomparsa sono dedicati fino a luglio gli spazi di quello che ancora dovrebbe chiamarsi Museo della velocità nell’Autodromo (sul cui sito però il Museo non trova alcun richiamo).

 

 

terruzzi suite200 cover sitoProdotta dalla Vidi, curata da Giorgio Teruzzi — giornalista Mediaset e autore di Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna — la mostra è composta da alcuni reperti (tute, casco, documenti) ma soprattutto dalle 150 fotografie di Ercole Colombo che della vita del pilota testimoniano tutte le fasi, dagli esordi ai trionfi al riposo fino, ovviamente, alla morte.

È insomma una mostra documentaria che prova comunque a puntare l’attenzione sull’aspetto umano del personaggio, prima ancora che su quello sportivo. Certo in larga parte le immagini sprigionano la puzza del gas di scarico e dell’asfalto rovente, i rumori della folla e dei motori, eppure lo sguardo dolce (e triste) del brasiliano fa più volte capolino fra i colori sgargianti delle tute ignifughe e degli sponsor. Come racconta Teruzzi nella presentazione (che trovate per intero più in basso) la scelta è stata quella «Di raccontare Senna abbinando gli avvenimenti sportivi più eclatanti a una serie di contesti in qualche modo tipici e suoi, più connessi all’intimità, al carattere di Ayrton. Immagini per descrivere un talento fuori ordinanza, alimentato da una ferocia agonistica assoluta».

Siamo certi che gli appassionati proveranno un gran gusto nel ripercorrere la carriera di Senna, nel riconoscere circuiti e volti.

Detto della mostra, ci sono anche altri aspetti dell’iniziativa di cui vogliamo scrivere. Proprio alla presentazione, Teruzzi ha accennato ai ragazzi, raccontando dei tantissimi incontri avuti nelle scuole per presentare il libro: «Spero che vengano in tanti a vedere la mostra per capire cos’è l’impegno». Certo l’impegno è un grande insegnamento positivo per chi sta formando il proprio spirito e carattere, ma siamo sicuri che siano questi gli esempi migliori che sappiamo offrire? Gente che va schiantarsi a velocità assurde, lasciandoci la pelle, seguiti dal trito rituale del cordoglio internazionale, delle bandiere a mezz’asta, dei podi mesti? Può bastare il corso di guida sicura a compensare la spinta emulativa a correre anche sulle strade “normali”? Sono solo perplessità, sia chiaro. Che nulla tolgono alla mostra, alla cura nella sua realizzazione o alla figura di Senna. Ma in un contesto di grande visibilità e richiamo come quello dell’Autodromo pensiamo che non si sottolinei mai troppo l’importanza della sicurezza, della distinzione fra ambito agonistico e ambito quotidiano.

L’autodromo di Monza infine. Sempre alla presentazione della mostra, per la prima volta abbiamo visto un presidente Andrea dell’Orto un pizzico sottotono. Sottolineando le difficoltà della gestione di un ente «non privato come potrebbe essere la mia azienda» ci è sembrato voler inviare qualche messaggio. A chi è perché? Non al sindaco di Monza e presidente del Consorzio Parco, Roberto Scanagatti, con cui ha ribadito di condividere l’impegno per fare bene. A chi allora? Si sa che è ancora in ballo il rinnovo della convenzione con la società di Bernie Ecclestone che gestisce le gare di Formula 1 e che da tempo batte cassa. Proprio pochi mesi fa, quando appunto veniva inaugurato il deludente Museo della velocità, dell’Orto aveva voluto rassicurare tutti rispondendo ai giornalisti che il rinnovo era ormai prossimo. Il vento è cambiato?

 

Ayrton Senna. L’ultima notte
Autodromo Nazionale Monza, Museo della Velocità
Via Vedano, 5 – 20900 Monza
17 febbraio – 24 luglio 2016

A cura di Ercole Colombo e Giorgio Terruzzi
Ideazione, produzione e organizzazione ViDi
In collaborazione con Autodromo Nazionale Monza
Consorzio Villa Reale e Parco di Monza
Con il patrocinio di Comune di Monza

In collaborazione con / un progetto / con il patrocinio di
ViDi visit different

Orari
Da mercoledì a venerdì: 10.00 – 13.00 / 14.00 – 18.00
Sabato e domenica: 10.00 – 19.00
Lunedì e martedì chiuso
Biglietti
Intero: 7,00 euro
Ridotto: 5,00 euro

Informazioni: www.monzanet.it - www.reggiadimonza.it - Tel. +39 02 49537680

 

Ayrton Senna. Anima e talento.
di Giorgio Terruzzi

Raccontare Ayrton Senna non è cosa semplice. Comporta attraversare un’avventura agonistica particolarmente intensa, avere a che fare con l’anima esposta di un uomo complesso, tornare su un epilogo tragico, deflagrato nel fine settimana più cruento della storia motoristica moderna. In aggiunta, si tratta di rendere omaggio a una vera e propria figura eroica, i cui tratti conservano una grazia e un fascino intatti.

Dunque, stiamo parlando di un viaggio nella memoria collettiva, dentro la quale ogni appassionato conserva momenti particolari, ricordi personali, emozioni e dolori legati a una figura che in qualche modo continua ad apparire, a correre in un coloratissimo firmamento.

Per questo, Ercole Colombo. Le sue fotografie. La sua passione per la Formula 1, un’attitudine giornalistica profonda abbinata al tocco estetico del grande fotografo.

Colombo, cresciuto a due passi dall’Autodromo di Monza, ha cominciato a fotografare giovanissimo. Una passione conseguente a quella per la velocità, trattata come un’occasione professionale preziosa e quindi raffinata da un carattere fatto di generosità e determinazione. Nel tempo, Ercole è diventato un vero e proprio capo-tribù, la tribù dei reporter che segue costantemente il circo dei Gran Premi. Il che significa assumere come proprie alcune peculiarità di quel mondo: vale a dire, capacità di reazione, prontezza di riflessi, disponibilità ad accogliere il moderno, incapacità a rinunciare.

Il risultato ha generato una carriera di primissimo ordine, gratificata da molti premi e mostre e dalla collaborazione con alcune fra le più importanti testate del mondo.

In oltre seicento Gran Premi, Colombo ha fissato una quantità spaventosa di imprese e incidenti, espressioni e tic, alettoni e motori, meccanici e gomme. Senza mai perdere d’occhio – è proprio il caso di dirlo – i protagonisti di uno sport estremo. Piloti. Con i loro azzardi e le loro debolezze spesso mascherate, con il loro coraggio sfrontato e la loro curiosa umanità, da cogliere con una sensibilità rara. Grazie alle immagini di Colombo è stato possibile comporre un ritratto articolato e per molti versi inedito. Si trattava di seguire un filo connesso all’idea portante della mostra allestita nel Museo dell’Autodromo di Monza. Un’ultima notte, quella di Ayrton, densa di pensieri, di contraddizioni, di sentimenti. Abbastanza per determinare una riflessione profonda sul senso di una professione tanto rischiosa e, quindi, sul senso dell’esistenza.

Un compito che Ayrton Senna ha cercato di svolgere per la sua intera vita giungendo, per un insieme di ragioni personali e professionali, a un apice intimo e drammatico, alla vigilia di quella che sarebbe stata la sua ultima corsa.

Da qui, la scelta di raccontare Senna abbinando gli avvenimenti sportivi più eclatanti a una serie di contesti in qualche modo tipici e suoi, più connessi all’intimità, al carattere di Ayrton. Immagini per descrivere un talento fuori ordinanza, alimentato da una ferocia agonistica assoluta; per fissare gli attimi che hanno portato Senna alla conquista di tre titoli mondiali; per raccontare il complesso rapporto con il suo “doppio” da pista, Alain Prost. E poi il Brasile, come radice e fonte di continua ispirazione, il rapporto strettissimo e per qualche ragione ambivalente con la famiglia, la difficoltà a dare spazio alla propria vita sentimentale di fronte a una dedizione al lavoro maniacale, quasi monastica.

In queste foto c’è la luce di Senna ma anche e, forse soprattutto, l’ombra che ha accompagnato una persona ossessionata dalla perfezione, dalla necessità di restituire in termini di impegno e qualità ciò che aveva ricevuto in dono dal destino: talento e ricchezza. Dunque, una religiosità profonda, un rapporto con Dio che ha accompagnato ogni suo gesto, soprattutto negli ultimi anni di vita.

Nel tornare sui passi svelti e decisi, sulle pause, sui dubbi di Ayrton ritroviamo una straordinaria vitalità, dilatata dalla dinamica del motorismo nella sua massima espressione, dai combattimenti più crudi, da amici e nemici in pista, ma anche una intima vocazione alla riflessione, ciò che ha reso unico, per milioni di persone nel mondo, l’incontro con questo campione.

Un eroe, ecco. Perché la fine di Ayrton, fissata dal cronista Colombo ma anche dall’uomo Colombo, fu un colpo basso tremendo, nel cuore di un weekend già segnato da troppi spaventi e da un lutto devastante. Rubens Barrichello – giovanissimo brasiliano trattato da Senna come un fratello minore

– ferito in un impatto impressionante il venerdì; Roland Ratzenberger, giovane e ancora sconosciuto pilota austriaco, che perde la vita durante le prove del sabato. A distanza di dieci anni dall’ultima vittima da Grand Premio. Abbastanza per segnare l’anima di ciascun pilota in pista, per preoccupare Ayrton in maniera particolare. Era alle prese, del resto, con un nuovo avversario minaccioso, Michael Schumacher, con la sensazione di correre in condizioni di estremo pericolo; con la percezione cruda della contraddizione – necessariamente e costantemente negata da chi corre – connessa alla scelta di vivere rischiando di perdere la vita. Il tragico epilogo di quel finesettimana a Imola sembra ancora oggi il capitolo finale di una favola crudele. Molti di noi, presenti allora a pochi metri da quelle tragedie, faticarono ad accettare la realtà. Una fatica che perdura e che coinvolge un numero enorme di persone, non necessariamente appassionate di automobilismo. Anche per questo Ayrton è rimasto in circolazione, è ancora qui. Basta una foto – appunto – per spalancare un tempo, per prendere un alito di vento carico di romanticismo e di malinconia. Ma anche di immagini sempre fresche.

Il senso di questo viaggio fotografico è tutto qui. Porta e trasporta ciascuno di noi dentro un nuovo incontro con un uomo, Ayrton Senna, che magicamente continua, dal quel primo maggio 1994, a farci compagnia.

 

Le foto di Ercole Colombo

 

 

Gli autori di Vorrei
Antonio Cornacchia
Antonio CornacchiaWebsite: www.antoniocornacchia.com

Sono grafico e art director, curo campagne pubblicitarie e politiche, progetti grafici ed editoriali. Siti web per testate, istituzioni, aziende, enti non profit e professionisti.
Scrivo soprattutto di arti e cultura.

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