A novembre il PD di Monza ha dedicato una intera assemblea alla Villa Reale e Parco di Monza. Ma qualcosa da dire c'è ancora: il ruolo del Comitato Scientifico del Consorzio, i vincoli del PGT e la confusione fra sopraelevate e paraboliche, il rapporto Parco-Autodromo, per esempio.
“I paralipomeni della batracomiomachia” è il titolo di un commento e integrazione che Giacomo Leopardi fece ad una antica favola comica greca. Significa: “Le cose tralasciate, non dette (i paralipomeni) sulla guerra tra i topi e le rane”.
Il 13 novembre scorso il PD di Monza ha dedicato una intera assemblea alla Villa Reale e Parco di Monza. Non mi soffermerò ancora sulle cose che meritano un giudizio positivo - come il ruolo conquistato alla Villa come sede di rappresentanza dell’Expo 2015, o la conferma della permanenza dell’Istituto e del Liceo Artistico nella Villa, o il promesso restauro di Giardini Reali con la loro valorizzazione paesaggistica che non esclude quella economica, o la auspicata rimessa in funzione della fontana nell’Avancorte della Villa, vergognosamente vuota da decenni. Vorrei parlare invece di alcune delle cose su cui nutro delle perplessità.
A cominciare dal Comitato Scientifico. Mi è sembrato che il Sindaco abbia teso a sottolineare la funzione esclusivamente consultiva di questo organo, e quindi a svalutarne l’importanza. Ma è evidente che, se questo organo fosse dotato di adeguata indipendenza e autorevolezza, il suo giudizio sulle scelte strategiche, oggi assenti, del Consiglio di Gestione e della Direzione avrebbe un peso rilevante. Certo, in qualche caso potrebbe porre dei problemi. Ma i problemi si affrontano, non si rimuovono! Quanto alla pretesa gratuità delle prestazioni dei tre membri del Comitato, mi sembra che non ci voglia molto per decidere che vanno pagate, senza problemi per un bilancio consortile di oltre tre milioni di euro.
Insomma: trovo inammissibile che, a distanza ormai di quattro anni e mezzo dalla costituzione del Consorzio, esso non disponga ancora del Comitato Scientifico! Non è una questione tecnico-giuridica, è una questione di volontà e autorevolezza politica!
Rilancio del Piano per la rinascita del Parco, ex LR 40/95. Il Sindaco dice, giustamente, che la decisione spetta alla Regione, ma non al Consorzio. Ma avrei voluto sentire da lui più calore sulla questione, più consapevolezza dell’importanza del Parco, almeno pari a quella della Villa, e un maggiore impegno nel sollecitare la Regione a uno stanziamento sicuramente prioritario. Non mi sembra molto accettabile l’idea che si debbano attendere nuovi investimenti per l’Autodromo come condizione per qualche “compensazione” a favore del Parco storico. Come se l’Autodromo fosse la variabile indipendente, e il Parco storico che lo ospita la variabile dipendente!
Purtroppo, le ultime notizie dalla Regione confermano questa assurdità: un ordine del giorno — presentato il 16 dicembre dal consigliere regionale Enrico Brambilla del PD come primo firmatario — propone sì il finanziamento di “opere di valorizzazione del patrimonio storico, culturale paesaggistico, artistico del Parco, della Villa Reale di Monza e relative pertinenze”, ma in connessione con una poco chiara “opportuna iniziativa che conduca Regione Lombardia all’interno dell’assetto proprietario della attuale superficie del Parco di Monza che ospita l’autodromo, al fine di rilanciare le attività dell’Autodromo” stesso!
Curve sopraelevate del rudere del catino di alta velocità. Rispetto alla decisione fulminea, presa dall’ex sindaco Mariani appena insediato, di restaurarle, in contrasto con una lunga serie di argomenti che ne consigliavano la demolizione, il Sindaco Scanagatti ha scelto di temporeggiare, di giocare di rimessa sugli eventi. Io credo che questo sia sbagliato, e che porterà a un incancrenirsi del problema e a una battaglia dominata dalla disinformazione e da puri rapporti di forza. Quanti tra i monzesi non confondono le “curve sopraelevate”, un rudere dalla triste storia, con la “curva parabolica” della pista “classica”, su cui da sempre si corre il Gran Premio di F1? Ma la confusione fa comodo a chi vuole tener le mani sul Parco, cioè alla Sias e al famigerato Automobile Club Milano. Ho avuto occasione di polemizzare addirittura con i Giovani Democratici sull’argomento, e di proporre loro una presa di conoscenza de visu della realtà del Parco e degli interventi effettuati grazie alla LR 40/95, ricevendo un sostanziale rifiuto. Vorrei che, dopo aver correttamente informato l’opinione pubblica, si prendessero decisioni chiare e nette sulla questione, nell’interesse congiunto del Parco e dell’Autodromo.
Modifica del PGT con riferimento alle aree del Parco a nord del Viale Vedano. Vorrei sentire un impegno esplicito e formale sulla eliminazione dal PGT vigente della “destinazione ad attrezzature generali e territoriali” di queste aree, frutto di un colpo di coda della ex Giunta Mariani, e che fosse reintrodotta la “destinazione a verde”, come per tutto il Parco, con divieto di qualsiasi nuova costruzione (vedi il tentativo, fallito per la reazione popolare, di costruirvi un distributore commerciale “di carburanti ecologici”).
Sistemazione dell’area sul fronte nord della Villa, sovrastante gli impianti tecnici. Purtroppo l’informazione sui dettagli del progetto esecutivo del restauro in corso della Villa continua a mancare. Per quanto riguarda in particolare il fronte nord della Villa, più che di una vaga promessa di “mitigazione dell’impatto ambientale”, sarebbe opportuno formalizzare e divulgare soluzioni affidate ad esperti paesaggisti e botanici, e non solo ad ingegneri. Stiamo parlando dell’accesso principale ai Giardini Reali, quelli che si intende restaurare per un grande rilancio di valore estetico, storico e anche economico.
Insomma: oltre alle notizie su iniziative apprezzabili, sarebbe necessario prospettare alla cittadinanza la visione di un disegno complessivo (che esiste) di recupero del monumento Villa-Parco, accompagnato dall’indicazione dei progetti realizzabili a breve (per l’Expo 2015) e a medio-lungo termine, secondo le risorse economiche acquisibili.
È difficile entusiasmare i cittadini con troppi “voglio ma non posso”. E non basta ragionare solo in termini di rapporti di forza. Occorre anche lavorare sulla cultura e la comunicazione, come leva per ottenere il consenso popolare. Lo insegnava Gramsci.