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 Finiti i lavori di restauro alla Reggia di Monza si parla finalmente delle attività che ospiterà nei prossimi anni

Questo inizio di estate ha portato la Villa Reale di Monza in grande evidenza. Il 26 giugno si è svolta la cerimonia di fine lavori del restauro del corpo centrale del palazzo. Il Salone da Ballo era gremito di autorità pubbliche e private. Oltre al Presidente del Consorzio e Sindaco di Monza, Roberto Scanagatti, hanno celebrato l’evento il Presidente della Regione, Roberto Maroni, e gli altri rappresentanti degli enti che formano il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza: Comune di Milano, Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali della Regione, Provincia, Camera di Commercio e Confindustria di Monza e Brianza. Era assente il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, a conferma del tradizionale disinteresse della città della Madonnina per tutto ciò che non giace nella sua ombra, e specificamente del massimo monumento culturale e ambientale della Lombardia di cui è miope e gretto comproprietario. 

L’ambiente in cui si svolgeva la cerimonia e il valore dell’oggetto del restauro alimentavano un clima di consapevolezza della sua alta dimensione culturale. E’ auspicabile che questo clima si protragga nel tempo, e faccia in futuro da freno rispetto alla possibilità, che è stata data al concessionario, di un utilizzo speculativo e degradante del prezioso contenitore. Non mi soffermerò sugli interventi. 

Vorrei solo commentare due affermazioni, una del Presidente della Regione Roberto Maroni e l’altra del presidente di Italiana Costruzioni, la società che ha restaurato la Villa, nonché amministratore delegato della subconcessionaria Nuova Villa Reale che gestirà il complesso, Attilio Navarra. Il Presidente Maroni ha assicurato un impegno finanziario della Regione, al di là della quota di partecipazione dell’ente al Consorzio. Viene in mente come esempio la legge regionale 40 del 1995, con la quale la Regione finanziò importanti interventi di adeguamento dell’Autodromo, ma anche un “Piano per la rinascita del Parco di Monza”. Questo piano, pur realizzato solo in parte, invertì in senso positivo il processo di abbandono, degrado e aggressione a cui il Parco fu sottoposto per tutto il novecento.
Molto dipenderà dagli interventi a cui saranno destinati i finanziamenti straordinari della Regione. Certo, la notizia di un possibile nuovo spreco di risorse (che sarebbe il terzo dopo quelli del 1922 e del 1946) per un assurdo restauro delle curve sopraelevate del fallimentare e devastante circuito di alta velocità, abbandonato cinquant’anni fa subito dopo la sua costruzione, non fanno bene sperare. Speriamo piuttosto che il clima di consapevolezza del valore della Villa si estenda al parco storico, senza il quale la Villa vedrebbe drasticamente ridotta la sua unicità tra le grandi residenze reali europee. 

Quanto all’Ingegner Attilio Navarra, il suo augurio “che questa esperienza di partecipazione pubblica e privata sia un modello che possa replicarsi altrove” è inaccettabile, anche se comprensibile da parte di un concessionario. E’ noto, infatti, che il sistema delle concessioni in Italia, dalle autostrade agli stabilimenti balneari (e a qualche autodromo, o campo di golf...), si traduce spesso in una quasi alienazione del bene pubblico. Spesso i concessionari investono e ammortizzano a loro piacimento in modo da ricattare il pubblico concedente alla scadenza della concessione, con ingenti pretese pecuniarie per la riconsegna del bene, ottenendo così rinvii e rinnovi della concessione (vedi in proposito una recente analisi su la Voce, http://www.lavoce.info/rinnovi-concessioni-autostrade-pedaggi/). Ma l'anomalo project financing per la Villa Reale è ancora più squilibrato a favore del privato: non solo questi ha contribuito in minima parte all’investimento (dei 24 milioni di euro del costo del restauro ben 19 sono stati elargiti dalla Regione, cioè da noi contribuenti). Ma ha ottenuto ugualmente l’esclusiva della gestione per 20 anni a venire! Ed è proprio su questa anomalia su cui fa perno il ricorso delle associazioni ambientaliste al TAR, la cui pronuncia è attesa in data ravvicinata (9 luglio prossimo).

Dopo la cerimonia si è svolta la visita agli ambienti restaurati. Il lavoro svolto è apparso senz’altro grandioso. Ho ammirato le sale, e in particolare i rarissimi pavimenti intersiati, ma mi hanno anche colpito le strutture del Belvedere con il completo recupero dalle travi originarie del sottotetto. Debbo dire di aver avuto una guida eccezionale nella visita di quest'ultimo: l’ex Sindaco architetto Michele Faglia, che mi ha descritto anche gli interventi di conservazione già realizzati prima dell'attuale restauro.

Nonostante si sia celebrata la fine dei lavori, ho l’impressione che ci sia ancora molto da fare, sia in alcuni spazi interni sia, ovviamente, nel ripristino dei Giardini reali ancora devastati dal cantiere. Immagino che per l’apertura al pubblico, prevista per settembre, e sicuramente per l’Expo 2015, tutto sarà a posto.

Dopo la visita ho avuto alcuni incontri che penso utile riferire. Ho molto apprezzato il fatto che il Sindaco di Monza nonché Presidente del Consorzio mi sia venuto incontro, forse sapendo di qualche mio atteggiamento critico, assicurandomi la sua intenzione di ottenere dal concessionario una destinazione culturale della Villa, e la sua convinzione di riuscirci (“Voglio vincere!” mi ha detto). In effetti, non si può affatto escludere che una programmazione di alto livello culturale possa consentire risultati economici altrettanto importanti di eventi “commerciali”, come quelli previsti dall’art. 19 del disciplinare della concessione (matrimoni, assemblee di società, lanci di prodotti, servizi cinematografici o fotografici, eccetera). Ma il problema sta nell’ordine di priorità, se culturale “a priori”, o orientato al massimo profitto. E la concessione è impostata purtroppo in quest’ultimo senso.

Ho avuto anche occasione di incontrare il capogruppo PD al Consiglio Regionale Enrico Brambilla, primo firmatario di un recente ordine del giorno intitolato “Rifinanziamento LR 40/95. Programma per la manutenzione e riqualificazione del Parco di Monza e disposizioni speciali per lo svolgimento del Gran Premio d’Italia”, che pone però come al solito il restauro del Parco di Monza come variabile dipendente degli interventi per l’Autodromo. Mi ha assicurato che per il restauro del Parco “stiamo lavorando”. E’ il caso di ricordare che per elaborare ed attuare il piano del 1995 fu costituita una commissione altamente qualificata, che non a caso generò importanti interventi di recupero del parco storico. Sarebbe auspicabile, e da accertare, che “si stia lavorando” seguendo quel modello.

Ho anche incontrato il Direttore della Camera di Commercio di Monza e Brianza, che ho intervistato qualche tempo fa sulla scelta, ormai definitiva, di destinare a museo del design il Belvedere della Villa, per il quale io auspicavo invece un ruolo più legato alla storia della “Imperial Regia Villa e Parco di Monza” (il museo del design potrebbe essere realizzato in altri spazi dell’ala sud della Villa, già restaurati). Mi ha cordialmente sfottuto dicendo: “Lo so che tu temi un ritorno della Mia” (la Mostra dell’Arredamento, una manifestazione commerciale che per anni si è svolta nella Villa, contribuendo al suo degrado). In effetti è così. Ma anche qui, è sperabile che il rapporto con la Triennale di Milano consenta di posizionare il museo monzese a un livello culturale selettivo. Magari riservando la parte centrale del Belvedere ancora alla storia e alla magnificenza di Villa e Parco. 

Un ultimo incontro, casuale, l’ho avuto con l’Ing. Navarra. L’ho avvicinato alla fine dell’evento nella Corte della Villa e, dopo avergli fatto i miei complimenti per i lavori eseguiti, gli ho chiesto se nel fronte nord della Villa, invasa dagli sbocchi degli impianti tecnologici, sarebbe stato realizzato quel labirinto di cui esiste un antico progetto, promesso anche ultimamente ma mai realizzato. E’ caduto dalle nuvole, mostrando di non saperne niente, ma ha espresso un giudizio molto positivo sull’idea. Un suo collaboratore, lì presente, gli ha descritto il progetto di “mitigazione” dell’impatto degli impianti tecnologici, confermando l’intenzione di realizzarlo con un labirinto. Si farà?

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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