Ultime notizie, buone e meno buone, per la reggia di Piermarini. Dalla campagna per il restauro di elementi della Villa o del Parco alla mancanza del Piano strategico del Consorzio
Le buone notizie.
Per fortuna giungono anche buone notizie sulla “Imperial Regia Villa e Parco” di Monza.
Leggiamo infatti che il Consorzio, in collaborazione con la Camera di Commercio di Monza e Brianza, ha lanciato una iniziativa analoga a quella adottata nella Reggia di Versailles: offrire a possibili mecenati l’opportunità di restaurare o curare un bene di Villa e Parco (come ad esempio il Tempietto sul lago, oggi sconciato da graffiti, o una cascina, o un semplice albero, o addirittura una panchina) ottenendo come unico premio il riconoscimento pubblico della liberalità e un ritorno di immagine.
A Monza abbiamo pochi ma importanti esempi di questo tipo: dal restauro del Museo del Duomo e ora degli affreschi della Cappella di Teodolinda, merito di Titti e Franco Gaiani, al Roseto dell’Avancorte della Villa, curato dalla Candy, fino a piccole grandi cose come la l’edicola di Santa Valeria in Via Donizetti, restaurata e curata dalla famiglia Cavalletti. Speriamo che l’esempio diventi virale nella doviziosa comunità brianzola.
Altra iniziativa importante, questa volta del Comune di Monza, è stata la presentazione di un progetto “per la riqualificazione dei Boschetti reali e dei Giardini reali in occasione dell’Expo 2015”, per ottenere il relativo finanziamento previsto dalla L. 9/14 “Destinazione Italia”. Questo progetto ha anche come obiettivo il ricupero del collegamento storico tra la città e il monumento. Da questo punto di vista, non irrilevante è stata la dedica a Eugenio Beauharnais, Viceré d’Italia dal 1805 al1814, della “passeggiata” che attraversa i Boschetti: essa ci ricorda infatti che la storia di Villa e Parco non si riduce al ventennio umbertino, ma è una testimonianza della storia d’Europa degli ultimi tre secoli.
Molto apprezzabili sono anche le opere in corso, da parte del Consorzio, per la riattivazione della grande fontana nell’Avancorte della Villa, e per il restauro del Serrone.
Particolare rilievo, nell’ottica del recupero del disegno originario del Parco di Luigi Canonica, è il progetto per la ricostituzione del Frutteto matematico, per opera della Scuola di Agraria del Parco con il contributo della Fondazione Cariplo e di altri, con obiettivi che sposano la storica tradizione agricolo-sperimentale del Parco con gli obiettivi dell’Expo 2015.
Assolutamente da non lasciar cadere è poi la proposta, avanzata dal sottosegretario per i beni e le attività culturali Ilaria Borletti Buitoni in un incontro con tutte le associazioni culturali e ambientali monzesi, di un Centro studi europeo per la conoscenza e la tutela del paesaggio storico.
Indipendentemente dal giudizio sulla ammissibilità della concessione a un privato per 20 anni della gestione completa (e profit) del corpo centrale della Villa, occorre riconoscere che grazie al restauro, l’apertura permanente al pubblico degli appartamenti reali, le mostre di McCurry nel secondo piano nobile e di De Chirico nel Serrone, nonché quella programmata per l’Expo 2015 su fascino dell’Italia dal Rinascimento al ‘900; la realizzazione nel Belvedere del Triennale Design Museum; il ruolo del monumento come sede di rappresentanza in vista dell’Expo 2015: tutto ciò ha fatto rinascere la Villa dopo un secolo di abbandono. Come si suol dire, non tutto il male vien per nuocere. La consapevolezza dell’importanza del monumento è entrata maggiormente nella mente dei cittadini. Con tre preoccupazioni: che questa consapevolezza non è ancora sufficientemente estesa al Parco, ancora considerato come un accessorio della Villa e dell’Autodromo; che il futuro del monumento, dopo l’ubriacatura dell’Expo, è del tutto ignoto; e che la diffusione della consapevolezza attrae anche “le mosche”, cioè coloro che “vedono l’affare”, cioè la possibilità di uno sfruttamento del monumento in un’ottica speculativa, cioè distruttiva.
Le cattive notizie e le minacce.
Ho iniziato l’articolo con le parole “per fortuna”, non per sminuire il merito di chi ha intrapreso le lodevoli iniziative sopra indicate, ma per dire che esse sembrano casuali, sconnesse da una visione coerente, lungimirante e trasparente sul futuro di Villa e Parco.
E infatti, più numerose sono le iniziative discutibili, che lungi dall’esaltare il valore del monumento tendono a degradarlo nella sua identità, immagine, ruolo e prospettive.
Basta citare le decine di segnavia di cemento, a imperitura memoria, che si è concesso alla società di assicurazioni Reale Mutua (il marketing spesso si basa sui giochi di parole!) di impiantare in tutto il Parco, per una gara che si svolge una volta l’anno. Il Parco è ovviamente un luogo ideale per la pratica sportiva amatoriale, ma non è “un campo sportivo a cielo aperto”, come continuano a pensare ancora in troppi.
Il restauro della Villa poteva costituire l’occasione per realizzare nei Giardini Reali, sul fronte nord della Villa, quel labirinto rimasto nei disegni, anche per mascherare il guasto ambientale causato dagli impianti tecnici della Villa. Si sono invece impiantati quattro arbusti di mirto, già sofferenti, senza uno studio paesaggistico all’altezza del luogo.
E’ inoltre programmata la realizzazione di un “”Bosco della Memoria”, a ridosso della Villa Mirabellino, lodevole nelle finalità (il ricordo dei deportati nei campi di sterminio nazisti), ma che potrebbe essere meglio collocato altrove, rinaturalizzando qualche area libera o dismessa nel cuore della città.
Preoccupazione destano anche i preziosi pavimenti lignei intarsiati della Villa, appena restaurati, il cui pregio non è inferiore ai soffitti, per i danni prodotti dall’afflusso incontrollato di visitatori delle mostre e soprattutto per gli eventi promossi dai sub-concessionari della Villa per fare cassa.
Desta inoltre non poche preoccupazioni la delibera del Consorzio che dà mandato al direttore di affidare a una società “specializzata in concerti in aree ad alta capacità ricettiva” l’organizzazione di concerti rock nel Parco. Concerti che più opportunamente dovrebbero svolgersi in grandi stadi o, auspicabilmente, in aree dismesse o degradate per sollecitarne il recupero. Il tutto per un obolo al Consorzio (non voglio usare la parola sconveniente che ho in mente) di un euro per spettatore.
Molto discutibile è anche l’Avviso con il quale il Consorzio invita il pubblico a proporre “la realizzazione di progetti artistico-culturali, di spettacolo, ricreativi e servizi accessori... nell’ambito della rassegna “Expo 2015 nel Parco di Monza”. A mio modesto parere, gli “eventi” che questo avviso potrà promuovere non daranno alcun lustro al Parco, più esattamente saranno inutili e soprattutto dispendiosi, più che di denaro, di tempo prezioso del personale del Consorzio, che sarebbe meglio dedicare a compiti ben più importanti e urgenti per la manutenzione e recupero del Parco. Basta leggere il testo dell’”Avviso” per capire il carico di burocratismo inutile che questa iniziativa comporta, e per riflettere più in generale sulla “spending review” delle pubbliche amministrazioni. Nonché sulla qualità e competenze del direttore del Consorzio.
Ma la cosa più assurda, nella stessa ottica di una spending review, è stato lo spreco di quasi un milione (800 mila euro) da parte della Sias, gestore dell’Autodromo, per la riasfaltatura delle curve sopraelevate del rudere del catino di alta velocità, testimonianza di un duplice fallimento, inutile, devastante e anzi minaccioso per il futuro del Parco.
Se tutto ciò non bastasse, incombono sul monumento due gravi, potenziali minacce: il progetto presentato alla Regione Lombardia dall’ACI (forse il più inutile tra gli enti inutili) per il rilancio dell’Autodromo, per un importo di 70 milioni, che difficilmente terrà conto del contesto paesaggistico; e le proposte relative al restauro e all’utilizzo delle ali della Villa, soprattutto dell’ala nord, per la quale è stato proposto un grande albergo. Anche la mancanza di qualsiasi progetto e atto concreto per la permanenza e lo sviluppo dello storico Istituto d’Arte-Liceo Artistico rende timorosi circa l’irreversibilità dell’impegno a mantenerlo nella Villa.
Piani e bilanci assenti o indecenti.
Fortuna e sfortune di Villa e Parco. Perché? Perché non esiste una visione ampia e lungimirante del futuro del monumento.
Lo statuto del Consorzio (art. 6 a) obbliga il Consiglio di Gestione a “predisporre il piano strategico di sviluppo culturale, nonché i programmi annuali e pluriennali delle attività” del monumento, e pone tra gli organi costitutivi del Consorzio un Comitato Strategico con il compito di “formulare pareri e proposte in merito alla organizzazione delle attività di valorizzazione definite nel piano strategico di sviluppo culturale” (art. 12 c. 2).
A sette anni di distanza dalla sua fondazione, il Consiglio di Gestione non ha formulato nessun piano strategico (a parte un documento estemporaneo, giustamente finito nel dimenticatoio, redatto dall’ex direttore nel 2010), e non è stato insediato nessun Comitato Scientifico. Quando si parla di omissione di atti di ufficio, mi chiedo di che cosa si parla!
Eppure esistono tutti gli elementi per formulare quel piano. Quanto meno basterebbe rifarsi, rivedendoli e sviluppandoli, al “Piano per la Rinascita del Parco di Monza” approvato con la Legge Regionale 40/95, felicemente ma solo parzialmente attuato; e al progetto “Recupero e valorizzazione della Villa Reale di Monza e dei Giardini di pertinenza”, vincitore del concorso indetto dalla Regione Lombardia e dal Comune di Monza, noto come “Progetto Carbonara”. Non sarebbe poi male che gli amministratori che debbono prendere decisioni sul monumento tenessero conto dell’ingente numero di studi e di piani su Villa e Parco per il recupero della sua storia e del suo valore, magari frequentandolo maggiormente.
Occorre tener presente che un piano strategico non richiede necessariamente una quantificazione, ma offrirebbe uno scenario e una visione da porre come guida per i progetti attuabili di volta in volta in relazione alle risorse disponibili. La visione-obiettivo centrale potrebbe consistere, come è stato più volte proposto, nell’inclusione della ”Imperial Regia Villa e Parco di Monza” tra i beni considerati patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
L’elaborazione di proposte per il futuro di Villa e Parco dovrebbe costituire, oltre tutto, un impegni prioritario per le forze politiche che si confronteranno nel non lontano rinnovo dell’amministrazione comunale di Monza. Sarebbe un buon esercizio per inserire nei loro programmi di mandato visioni non generiche e convenzionali.
Anche se con poca voglia, dato che ne ho già diffusamente parlato in due precedenti articoli (www.vorrei.org/ambiente/8129-la-comunita-montana-villa-e-parco-di-monza.html e www.vorrei.org/ambiente/5959-tre-milioni-di-euro-e-81-pagine-vuote.html), ho esaminato i documenti di bilancio annuale e pluriennale del Consorzio, così come appaino nel sito “Reggia di Monza”.
Non mi soffermo ancora sulla struttura di questi documenti, che adotta ancora un modello predisposto per le Comunità Montane, con effetti esilaranti (basti dire che sotto la voce “Cascate” si trova una generica descrizione del Parco, e sotto la voce “Aree archeologiche” si elencano tutte le chiese di Monza), segno evidente dell’incapacità di redigere documenti contabili che riflettano la specificità del bene amministrato.
Del bilancio di previsione 2014 (di quello del 2015, che avrebbe dovuto essere presentato in novembre 2014, non vi è traccia), noterò semplicemente che l’ammontare complessivo è pari a 6 milioni di euro (5.996 mila per la precisione), contro 4.594 mila del 2013. In realtà, tolte le partite di giro, le risorse sono pari a 4.744 mila euro. Di queste, 1.100 euro possono essere considerati contingenti, perché contributi della Regione per interventi legati alle manifestazioni dell’Expo. Si tratta comunque di un ammontare di risorse sufficienti a delineare una politica di spese ordinarie e di investimenti significativa.
Purtroppo, sul lato delle spese, le classificazioni adottate e l’estrema sintesi delle voci impediscono di ricondurle ai reali compiti del Consorzio (gestione della Villa, dei Giardini, del Parco, del patrimonio agro-forestale, delle acque, dell’avifauna, dello scenario di belvederi, prospettive e rotonde, delle cascine e mulini, eccetera).
Dalla relazione del Direttore Generale e del Responsabile area finanziaria, puramente ragionieristica, si viene comunque a sapere che “le spese per la manutenzione ordinaria dei fabbricati e delle strade del Parco sono state stimate in € 96.029,15, pari al 2,91% delle spese correnti, mentre le spese di manutenzione ordinaria su Villa Reale sono state stimate in €. 70.000,00 pari al 2,12% delle spese correnti”.
Dagli ermetici prospetti delle spese di bilancio, risulta inoltre che il Servizio che comprende le “Funzioni di istruzione pubblica e relative alla cultura ed ai beni culturali”, nonché la “Valorizzazione di beni di interesse storico e artistico”, prevede per il 2014 trasferimenti per poco più di 500 mila euro, contro quasi 900 mila nel 2013. E per il servizio che comprende le “Funzioni riguardanti la gestione del territorio e del campo della tutela ambientale” e servizi relativi, si è passati da 1.288 milioni nel 2013 a 644 nel 2014.
Non aggiungo altro.
Un trenino ideale nel Parco, un luogo di meditazione nella Villa.
Concludo con due modeste proposte:
- Che si definisca per il Parco, analogamente a quanto avviene a Schoenbrun e in altri parchi storici consimili, un percorso culturale per un trenino con una guida bilingue, che consenta ai visitatori di capirne la struttura paesaggistica, naturalistica e architettonica, nel suo impianto bicentenario, in gran parte ancora vivo o recuperabile:
- Che si realizzi nell’ala sud del secondo piano nobile della Villa, già restaurata, quel museo del monumento previsto dal progetto Carbonara, per far sì che i visitatori siano resi consapevoli dell’inestimabile valore della “Imperial Regia Villa e Parco di Monza”. Attualmente non esiste nella Villa o nel Parco un luogo che svolga questa funzione.
Naturalmente non sono ottimista. Perché il primo progetto mostrerebbe gli scempi a cui il Parco è stato sottoposto, tra cui in particolare quello causato dal rudere dell’anello di alta velocità. E il secondo indurrebbe a riflettere sulla necessità che le destinazioni delle diverse parti di Villa e Parco rispondano a un disegno d’insieme, orientato all’esaltazione dei valori culturali del monumento, e non a una lottizzazione in concessioni concepite in nell’ottica di una economia di breve termine..
Queste riflessioni sarebbero infatti poco gradite ai portatori di molti interessi particolari insediati in pianta stabile nel monumento, e di quelli che si vorrebbe continuare a insediare, seguendo i modelli disastrosi del secolo scorso.
È disponible gratuitamente l'eBook di Vorrei con la raccolta degli articoli pubblicati dal 2008 al 2013 sulla Villa e il Parco. Scaricalo da qui.