apocalypse now redux

Da “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, il racconto che ha ispirato il film “Apocalypse now”, alle notizie dell'entrata della Regione Lombardia nella proprietà del Parco. Passando dall'autodromo e dal riconoscimento dell'Unesco.

 

Da diversi mesi si sente parlare di progetti per il rilancio dell'Autodromo di Monza; di stanziamenti faraonici nonostante le magre vacche pubbliche; di un piano di potenziamento dell’Autodromo presentato dall’Automobile Club d’Italia alla Regione Lombardia per 70 od 80 milioni di euro; di incomprensibili cambiamenti nella proprietà del Parco tra enti pubblici; di un investimento regionale, tanto per cominciare, di venti milioni di euro all’anno per tre anni, a fronte di stime opinabili sull’indotto economico; di un progetto per il Parco affidato a una società di consulenza aziendale anziché ad esperti architetti, paesaggisti, naturalisti; e via di questo passo.

Tutto é molto nebuloso, ma é possibile che improvvisamente la nebbia svanisca e qualcosa venga servito bell'e pronto, da prendere o prendere. Come il recente concerto nei Giardini Reali che ne ha devastato il prato centrale.

 

GIARDINI REALI MTV STRISCIA 20150914

I Giardini Reali della Villa di Monza dopo MTV Digital Days 2015

 

Nelle prospettiva tenebrosa di cosa apparirà, mi é capitato di fare un sogno angoscioso. Un incubo che, come molti sogni, può essere lontano dalla realtà, ma che può convenire raccontare lo stesso a mo’ di scongiuro.

Com'é noto, nei sogni capita di compiere voli pindarici da una visione all'altra. legate tra loro da un filo invisibile.

E così, probabilmente suggestionato dalle recenti alluvioni in Liguria ed Emilia, mi è sembrato che il Parco fosse invaso da ondate successive di cavallette, aggressive al punto da invadere, infiltrandosi negli infissi, anche la Villa, devastando tutto. L’immagine si trasformava poi nei nugoli di elicotteri che nella guerra del Vietnam distruggevano foreste e villaggi con il napalm.

Mi ritornava poi alla mente la visione ricorrente di una donna, violentata da giovane, ancora bella e che quindi potrebbe essere riscattata, ma che continua ad essere sfruttata da individui che vedono in lei, ormai, una prostituta irrecuperabile. A volte d’alto bordo, ma all’occorrenza da marciapiede. Aleggiava su questa immagine uno spirito maligno, una parola che da molto tempo mi ricorreva parlando del Parco, ma che non ho osato esternare finché non l’ho vista citata da Salvatore Settis, ripresa da Iosif Brodskji, a proposito delle navi da crociera sovrastanti Piazza S. Marco a Venezia (la Repubblica, 16/09/15, p.31): stupro.

E poi una pista circolare, come una giostra, su cui corrono auto che si trasformano in aerei di una fantomatica compagnia di bandiera, che non decollano mai, e un arrogante controllore di volo che ripete a ogni giro: pagherete tutto, pagherete sempre!

La recente lettura di “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, racconto che ha ispirato il film “Apocalypse now”, mi portava poi a vedere immagini delle avventure coloniali, nelle quali espressioni come "civilizzazione", "missione", “progresso”, “innovazione” servivano a coprire ignobili interessi economici, lo sfruttamento e le crudeltà sulle popolazioni indigene, la distruzione dell'ambiente naturale.

Ma, mi dicevo nel dormiveglia, é avvenuto e avviene anche il contrario. Vedi i talebani e l'Isis, che distruggono le testimonianze della civiltà. E così vedevo anche automi frutto di tecnologie avanzate ma privi di sentimenti e di cultura, intenti a distruggere luoghi meravigliosi, monumenti naturali o opera dell'uomo. E colonizzatori che offrivano agli indigeni piccoli robot, tavolette con immagini e suoni fantasmagorici, versioni moderne di sveglie da mettersi al collo e pezzi di vetro riflettenti, in cambio di metalli e pietre preziosi.

E poi dei porcili, con maiali intenti a mangiare perle.

E personaggi convinti di appartenere ad una razza superiore, intenti a realizzare mondi esclusivi, privilegiati, ristretti, ben recintati, lasciando agli altri aree desolate, miniere sfruttate. E ristoranti sofisticati con tavoli apparecchiati sontuosamente, dove si servivano caviale e champagne, circondati da banconi ricoperti da enormi piatti di salamelle; e gabinetti chimici, e secchielli-pattumiere con su il logo di birre e gelati industriali all'ingresso di bar inospitali.

Infine ho visto una grande spianata di fronte a una collina sfavillante di luci stroboscopiche accecanti, con suoni assordanti e alienanti, sulla quale si ergeva un grande totem mezzo uomo e mezzo vitello, d’oro naturalmente. Che non richiedeva sacrifici umani, ma veniva alimentato continuamente da monete d’oro. Mi chiedevo: si dice aurofago o eurofago?

Intorno al totem sedevano personaggi che sembravano membri di un sinedrio, con il nome di ciascuno stampato sulla tunica. I nomi, ricordo bene, erano: Ignoranza, Insipienza, Passività, Affarismo, Inefficienza, Manipolazione.

Ma dietro al totem mi sembrava di scorgere qualcun altro, una sorta di manovratore della cerimonia. Una specie di morto vivente, un marionettista che poteva sopravvivere solo a condizione di riuscire a tener viva la danza frenetica, l’adorazione del totem. Quest’ultimo, tuttavia, appariva come frazionato in mille celle, come sul punto di frantumarsi e crollare al suolo.

Ai piedi del rialzo era una grande folla, a volte pigiata, urlante e scatenata nella danza, altre volte mansueta, passiva. A volte composta di uomini e donne, altre di buoi e di mucche, intenti inconsapevolmente a mangiare l’erba di un prato sino a farla sparire dl tutto, guidati da pastori, loro sì, ben consapevoli.

A un certo punto la scena cambiava ancora, e mi sembrava di vedere su una rupe un castello in cui era rinchiuso, come un carcerato, un re. Nei campi, ma anche nelle stanze del castello cavalieri riccamente bardati, evidentemente i feudatari, si comportavano come proprietari arrogant, e si facevano beffe del re ridotto alle condizioni di un Lear, appropriandosi di ogni prodotto e ricchezza del reame.

Vedevo infine uomini intenti a costruire con determinazione un monumento straordinario, e altri che tentavano di distruggerlo per impossessarsi dei materiali preziosi di cui era fatto.

Il sogno angoscioso finiva così. Un brutto risveglio. Ma pur sempre un risveglio.

P.S. Nel momento in cui consegno questo articolo per la stampa, viene resa nota una Comunicazione del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni in cui si propone una “Intesa tra la Regione, il Comune di Monza e il Comune di Milano per la valorizzazione della Villa Reale di Monza, del Parco e dell’Autodromo”.
La notizia che ha maggiormente catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica è la conferma, da parte della Regione Lombardia, di uno stanziamento di sette milioni di euro l’anno (non erano venti?) per il prossimo triennio e di “equivalenti risorse per gli anni successivi”, per la “realizzazione di progetti di valorizzazione”. Destinatario “il Parco di Monza e tutti gli immobili su di esso insistenti, di eccezionale rilevanza storica, culturale, paesaggistica e ambientale, incluso l’Autodromo”.

Occorre tuttavia tener conto della condizione posta dalla Regione, così espressa: “La sottoscrizione (dell’Intesa) e la conseguente messa a disposizione di risorse da parte di Regione Lombardia sono legate a chiarimenti del Governo (addirittura! n.d.r.) sul mantenimento a Monza del Gran Premio d’Italia di Formula Uno”. Parafrasando un noto slogan pubblicitario: “No Gran Premio, no Park”.

Inoltre , la proposta d’Intesa prevede solo l’ingresso paritario della Regione nella proprietà indivisa del Parco. Infatti dall’operazione è esclusa la Villa, che resta di proprietà indivisa tra Regione e Comune di Monza. Insomma, si perpetua la separazione della Villa e del Parco, con buona pace dei proclami verbali circa l’unitarietà del monumento.
Infine, nella proposta di Intesa, al di là delle parole, non vi è alcuna garanzia che gli investimenti per l’Autodromo non siano prevalenti e non vadano a danno del Parco. Anzi, è legittimo il timore che l’intesa e il suo battage mirino a creare un clima favorevole a ulteriori compromissioni.

 

SOPRAELEVATA SUD 29122010

La curva sopraelevata sud che taglia il Viale Mirabello

 

Ma c’è sempre una cartina di tornasole per verificare la reale intenzione di rilanciare il complesso unitario Villa-Parco, e puntare al suo riconoscimento come patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: la demolizione della curva sopraelevata sud della vecchia e inutile pista di alta velocità. Questo semplice atto consentirebbe la ricostituzione della prospettiva del Viale Mirabello e la ricongiunzione al Parco di 60 ettari a nord del Viale di Vedano, determinanti per il recupero della struttura storica e paesaggistica del Parco. Solo se il preannunciato “Master Plan” prevederà questo intervento crederò alle proclamate buone intenzioni.

Gli autori di Vorrei
Giacomo Correale Santacroce
Giacomo Correale Santacroce

Laureato in Economia all’Università Bocconi con specializzazione in Scienze dell’Amministrazione Pubblica all’Università di Bologna, ha una lunga esperienza in materia di programmazione e gestione strategica acquisita come dirigente e come consulente presso imprese e amministrazioni pubbliche. È autore di saggi e articoli pubblicati su riviste e giornali economici. Ora in pensione, dedica la sua attività pubblicistica a uno zibaldone di economia, politica ed estetica.

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